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Legendary

Non toccate quel vaso.

Chiariamo subito una cosa: il protagonista di Legendary è un perfetto idiota. Si chiama Charles Deckard e fa il ladro. È anche discretamente abile nel suo mestiere, dato che riesce a rubare nientemeno che il "leggendario" Vaso di Pandora. Il problema è che tale artefatto doveva rimanere chiuso, perché così decise in tempi immemorabili il divino Zeus, uno che con fulmini e saette non scherzava affatto.

Deckard è quindi il furbastro che ha scoperchiato il vaso, provocando la devastazione di New York. Conseguenza di questo atto scellerato è la fuoriuscita di mostri mitologici terribilmente incazzati, pronti ad invadere la città e a portare l'inferno sulla Terra. Spark Unlimited ritorna perciò a giocare su realtà alternative, in maniera non molto dissimile con quanto visto in Turning Point. Potremmo anzi dire che si tratta del medesimo gioco, solo che a nazisti conquistatori si contrappongono stavolta grifoni, minotauri, licantropi e altre simpatiche "bestiole". Per il resto, lo sviluppatore sembra aver ignorato gran parte delle critiche al precedente titolo, riproponendo pedissequamente gli stessi banali errori.

Nella mitologia greca, il Vaso di Pandora era il contenitore di ogni male per l'umanità: pazzia, pestilenze, mali incurabili, corruzione. Non potendo dare forma visibile a tutto ciò, il team ha pensato bene di attingere ad un ben noto bagaglio di credenze popolari, estrapolando creature a caso senza particolari sforzi creativi. Il nostro "eroe" - notate le virgolette - dovrà pertanto porre rimedio al pasticcio e sobbarcarsi l'onere di combattere i mostri cui ha dato libertà.

Ecco uno dei primi Boss, cui vengono inutilmente sparati dei razzi.

Ad onor del vero, aggiungiamo che Deckard ha rubato il prezioso cimelio su richiesta di una misteriosa organizzazione, sulla quale però non diremo nulla perché abbiamo tanta stima della vostra intelligenza. Il gioco prende quindi avvio al Museo di Storia Naturale, con il nostro protagonista intento ad evadere mentre creature di ogni tipo sputano fuoco e fiamme. Se ben ricordate, Turning Point si apriva quasi allo stesso modo, con i nazisti che si lanciavano sulla città tramite paracadute e armi alla mano.

La scena è ovviamente piena di eventi scriptati, che se da un lato servono a guidare il giocatore nelle fasi iniziali, dall'altro rendono l'intera sequenza abbastanza scontata e priva di mordente. Diciamo questo con un pizzico di rammarico, perché in generale l'impatto grafico e la devastazione operata dalle varie creature ci aveva in qualche modo entusiasmati. Proviamo a sparare ad alcuni grifoni, ma le nostre pallattole li trapassano senza danni conficcandosi nella parete. L'incubo è cominciato...

Una delle prime cose di cui ci rendiamo conto è che il sistema di mira è ampiamente precario e si rivela spesso problematico, sopratutto nelle situazioni più caotiche. Anche gli spostamenti non sembrano risultare agevoli, offrendo risposte certamente non immediate ai comandi impartiti via joypad. Muoversi risulta pertanto difficoltoso, e se a ciò aggiungiamo ambienti di gioco particolarmente ostici (ci si trova di frequente bloccati da ostacoli privi di logica) capite bene quanto sia stato affrettato lo studio riservato al gameplay. Per fare un esempio: abbiamo dovuto girare attorno a svariati veicoli abbandonati per strada solo per raggiungere una porta che distava giusto un paio di metri da noi. Ci stiamo ancora interrogando sul perché di tali capricciosi inconvenienti, facilmente eludibili in sede di sviluppo.

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Legendary

PS3, Xbox 360, PC

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Dario Tomaselli

Contributor

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