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Locke & Key (S1) - recensione

La serie horror fantasy tra chiavi magiche, demoni e misteri da risolvere.

Quando ho dato per la prima volta un'occhiata, piuttosto distratta lo ammetto, alla sinossi di Locke & Key, ho trovato sulla stessa riga le parole "teenager", "fantasy" e "horror sovrannaturale". E ho pensato: "non fa per me".

Purtroppo ho superato da un pezzo l'età della desinenza "teen" e quando ho saputo che avrei recensito la serie in anteprima, ho temuto di dover fare un training autogeno per ricordarmi i tempi (i miei tempi) in cui andavano di moda gli squilli sul telefono, le mèches bionde dei The Calling e Dawson's Creek. Per intenderci, quando l'unico problema che avevamo era quello di mandare un sms ad una "tipa".

Insomma, ero pronto a digerire fuori dal tempo un qualcosa di simile ad Edward Cullen + Bella Swan. Mai come questa volta il mio giudizio è stato troppo affrettato, perché quando ho schiacciato play sul trailer, ho subito capito che c'erano tutti gli indizi per fare di Locke & Key una serie accattivante che potesse attirare un pubblico trasversale. La visione completa ne è stata una conferma.

Basta scavare un po' nelle origini della serie per capire che non si tratta di un prodotto qualunque. Locke & Key nasce come fumetto, scritto da un nome che forse dirà poco a chi non ama le graphic novel: Joe Hill. Parliamo di un personaggio che quando aveva appena dodici anni inviò il suo primo script per un fumetto, una storia su Spider-Man.

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Joe la spedì a Marvel ma la storia tornò indietro con una lettera di rifiuto su cui c'erano appuntate delle note scritte a mano. Joe non riuscì a decifrare quelle parole ma le prese comunque come un incoraggiamento e vent'anni dopo scrisse per davvero una storia per Spider-Man Unlimited. E lo fece con quel nome che ancora oggi sembra volersi distaccare da un'eredità ingombrante, quella del padre. Joe Hillstrom King, in arte Joe Hill, é il figlio di Stephen King.

Il fumetto di Locke & Key, con i disegni di Gabriel Rodriguez, viene pubblicato da IDW nel 2008 e arriva in Italia nel 2010 pubblicato da Magic Press. Ha avuto un ottimo successo, tanto da vincere due Magic Press Awards. Joe Jill vince anche un premio Eisner. Per questo motivo, la serie a fumetti viene notata inizialmente dalla piattaforma streaming Hulu (accessibile solo da Stati Uniti e Giappone) che decide di iniziare a produrre la serie tv per poi abbandonarla dopo aver girato il pilot.

Ed é qui che subentra Netflix, che crede in Locke & Key e si appresta a salvare la produzione. Entrano in gioco Carlton Cuse, già creatore di Lost, Meredith Averill, co-autrice di Hill House e Aron Eli Coleite. Mentre alla regia si alternano Michael Morris (Better Call Sul, Tredici), Vincenzo Natali (Nell'Erba Alta), Tim Southam (Lost In Space), Mark Tomderai e Dawn Wilkinson. Daranno così vita alla prima stagione, che uscirà sulla piattaforma il 7 febbraio.

È una scommessa vinta? Dopo aver divorato i 10 episodi (dai 40 ai 56 minuti di durata), possiamo dire di sì.

Uno degli aspetti più intriganti di Locke & Key sono le chiavi che permettono di acquisire poteri speciali.

La trama é piuttosto semplice. Locke & Key segue le vicende di tre fratelli che, dopo l'omicidio del padre, vanno a vivere con la madre nella casa degli antenati paterni. Qui scoprono segreti sul passato dei Locke, ma soprattutto iniziano a trovare delle chiavi magiche che permettono di acquisire poteri speciali. Ma le cose si complicano quando un demone si dimostrerà disposto a tutto pur di ottenere quelle chiavi.

Partendo proprio dall'inizio, perché alcuni dicono che la prima impressione sia quella che conta, la sigla, con i suoi sketch animati tra chiavi e teschi, promette molto bene. Dopodiché ci metterete qualche minuto per capire che la parte fantasy non ha a che fare con la bellezza, quasi troppo perfetta, dei membri della famiglia Locke, e che l'elemento horror principale non è rappresentato dallo stato in cui é ambientata la storia. Parliamo del Massachusetts, uno dei nomi più impronunciabili di sempre.

Le vicende si svolgono nella Keyhouse, l'enorme e spettrale proprietà dei Locke che si trova nella cittadina di Mattheson. Una di quelle case con gli animali imbalsamati, l'arredamento tetro e tante stanze che ti fanno pensare "chissà quanto costerà scaldarla". Una famiglia che si trasferisce in una nuova città, anzi una piccola comunità, dopo un lutto e finisce a vivere in una gigantesca casa che sarebbe il teatro perfetto per una storia di streghe o un film dell'orrore. Suona familiare? È la trama di decine, forse centinaia di storie che abbiamo visto al cinema. E durante tutta la durata della serie, in effetti, si ripresenta spesso una sensazione di déjà vu. Nulla però di spiacevole.

Una volta appurato che all'interno della Keyhouse non c'é il fantasmino Casper, i ritrovamenti delle chiavi magiche rendono subito Locke & Key molto intrigante. Immaginatevi la possibilità di realizzare un qualunque desiderio oppure di ottenere poteri speciali che vi permettano di fare le cose più impensabili. Le chiavi danno questa possibilità e la casa ne é disseminata.

Tyler e Kinsey scoprono che le chiavi sono nascoste negli angoli più remoti della Keyhouse.

Il fascino di questo elemento della storia è traducibile in due aspetti. Il primo è che serrature e chiavi sono in qualche modo una metafora di vita. Una chiave può aprire ma può anche chiudere, e possederla ci conduce inevitabilmente a delle scelte, come ad esempio sigillare per sempre qualcosa (Moccia ci ha costruito una carriera su amori sigillati da un lucchetto) oppure avere il coraggio per scoprire cosa si trova al di là di una nottola. Ci vuole però la chiave giusta, che sia per aprire qualcosa o per aprirsi a qualcosa.

I tre fratelli Locke dovranno affrontare i misteri di una casa che nasconde chissà quante storie e chissà quante chiavi. Questo ci porta al secondo aspetto intrigante e divertente di Locke & Key: la caccia al tesoro. Chi non ha mai giocato alla caccia al tesoro? Lo facevamo da piccoli nascondendo un oggetto e lo facciamo ancora ora con i videogame o con le app. Scoprire dove si trova una chiave e quali sono i poteri che possiede, è uno degli aspetti sicuramente più divertenti della serie. Gli ottimi effetti speciali inoltre contribuiscono a rendere tutto più godibile.

Il tutto succede mentre i fratelli Locke devono cercare di far coesistere la magia ed una vita apparentemente normale. Bode, il più piccolo ed anche l'anima più pura della serie, è il primo a scoprire delle chiavi. Tyler e Kinsey invece, rispettivamente fratello e sorella, frequentano le superiori, ed è in quel contesto che si sviluppa tutta la parte più teen della serie, che in qualche modo (solo perché citato all'inizio) rimanda alle antiche memorie di Dawson's Creek. Ci sono i sassolini lanciati alle finestre, un film amatoriale da girare, i primi amori, compagne di classe perfide alla Mean Girls, feste con il birra pong e canzoni di pop rock americano.

È a casa che ci sono i demoni, in tutti i sensi, ed i tre ragazzi dovranno affrontarli. Le chiavi non sono solo il mezzo ma sono anche un modo per portare i protagonisti a compiere delle scelte, che possono essere giuste o sbagliate ma che portano comunque a delle conseguenze. Non mancano così spunti di riflessione su temi comuni come le emozioni, le fragilità, le responsabilità, il gioco di squadra ed i sentimenti, ma anche più complessi ed attuali come l'abuso di alcol e la detenzione di armi.

I tre fratelli Locke dovranno fare gioco di squadra se vogliono sconfiggere il demone e trovare tutte le chiavi.

Dopo qualche puntata la preoccupazione era quella che tutto l'interesse svanisse una volta esaurita la creatività sui diversi poteri speciali derivanti dalle diverse chiavi. Invece Locke & Key sviluppa la sua storia sconfinando sempre di più nel genere horror surreale e thriller. In questo, gioca un ruolo fondamentale il personaggio della mamma, Nina, che parallelamente combatte contro la sua dipendenza dall'alcol e cerca di mantenere unita la sua famiglia. Inoltre, Nina é costretta a scavare intorno a sé per mettere insieme il puzzle di un passato torbido che coinvolge le persone un tempo vicine a suo marito Rendell.

Il finale della serie é piuttosto scontato ma lascia spazio per un'ipotetica seconda stagione (già in fase di scrittura, nonostante non ci sia alcuna conferma ufficiale) e la speranza, almeno per noi, è di scoprire come procederanno le avventure della famiglia Locke.

Il cast, puntata dopo puntata, riesce a conquistare il pubblico. Sicuramente il viso più familiare è quello del piccolo Bode Locke, interpretato da Jackson Robert Scott, visto nei due recenti film dedicati al pagliaccio It nei panni del piccolo Georgie. Scott non é l'unico della crew ad aver preso parte alle pellicole su It: tra i nomi dei produttori appare infatti quello di Andy Muschietti, già regista dei due horror tratti dal libro di Stephen King.

La secondogenita Kinsey Locke, chiusa in se stessa per la perdita del padre, è interpretata da Emilia Jones mentre Tyler, il più grande, porta il volto di Connor Jessup. Nina Locke, la madre, è interpretata dalla splendida Darby Stanchfield già vista in Scandal e Mad Men. Bill Heck è il papà Rendell Locke mentre il ruolo del demone cattivo Dodge è andato a Laysla De Oliveira, vista recentemente nell'horror Netflix Nell'Erba Alta.

Locke & Key è pieno di somiglianze con altre storie di cinema e serie TV. Potreste vederci elementi di Stranger Things, Hill House, del filmIn & Out di Pixar e tanto altro. Addirittura l'ultima puntata ci ha ricordato un episodio dei Ducktales (presente sia nella serie originale, sia nel reboot), con Amelia la fattucchiera, e il caso vuole che la cattiva della serie porti la stessa pettinatura.

In tutto ciò la serie riesce comunque a trovare una sua identità, spaziando piacevolmente tra la magia del fantasy, l'horror, il thriller, il dramma e le innocenti storie di una vita da teenager. È divertente e scorre via facile con gusto,e si appresta a essere sicuramente una delle serie da vedere di questa prima parte dell'anno. Promossa.

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A proposito dell'autore

Pietro Civera

Contributor

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