Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Disney alla conquista di Facebook

L'acquisizione di Playdom e il mercato social.

Nel caso in cui qualcuno avesse ancora dei dubbi sull'effettiva importanza del social gaming (e sulla velocità con cui sta acquistando tale importanza), la recente acquisizione di Playdom da parte di Disney dovrebbe porvi definitivamente fine. Il colosso americano ha infatti messo sul piatto circa 750 milioni di dollari per Playdom (una cifra che risulta ancor più impressionante se consideriamo che la compagnia in questione non è assolutamente il più grande sviluppatore presente su Facebook).

Playdom, ovviamente non è certo l'ultima ruota del carro ma nonostante ciò, vista l'attuale situazione, al giorno d'oggi è difficile capire il modo in cui dovremmo valutare l'importanza di una qualsiasi compagnia. Chiunque rimarrebbe di sasso nello scoprire che una qualsiasi compagnia ha pagato quasi un miliardo di dollari per acquisire un publisher i cui giochi sono fondamentalmente sconosciuti... eppure questo è proprio il caso di Playdom.

Tali riflessioni non sembrano però preoccupare in alcun modo le alte sfere di Disney. A quanto pare l'acquisizione non è infatti nata con l'obiettivo di mettere le mani su specifiche IP, ma al contrario, è dipesa da due fattori in particolare.

Il primo dei motivi che hanno portato all'acquisizione è che Disney, essendo una tra le compagnie più ricche in quanto a numero di IP possedute, ha l'obiettivo di trovare nuovi modi per monetizzarle il più possibile. Quello del social gaming è un settore in costante crescita (sia in termini di profitti che di pubblico) e come tale non poteva non essere visto da una compagnia come Disney come un potenziale nuovo canale per le proprie proprietà intellettuali.

La scelta di non lanciarsi autonomamente nel settore, preferendo l'acquisizione di una società già esperta, è poi molto semplice da spiegare. Facebook è pieno dei "cadaveri virtuali" di innumerevoli prodotti, ormai caduti nel dimenticatoio a causa dei problemi più disparati: dovendo mettere in gioco le proprie IP, Disney non poteva dunque rischiare di ritrovarsi nella medesima situazione e dunque l'unica strada percorribile era chiaramente quella di un grosso investimento per assicurarsi l'esperienza di chi già conosce il mondo del social gaming.

Questo spiega dunque perché Dinsey abbia deciso di investire su una società già affermata... ma come spieghiamo il fatto che la compagnia abbia deciso di investire una cifra così alta per acquisirla? Semplicemente per paura. Confusi?

Disney si trova in una posizione molto delicata. Possiede, come detto in precedenza, un portfolio di IP tra i più vasti e vari del globo e, nel corso degli anni, ha evidenziato una naturale abilità nel trasformare le cose più improbabili in successi planetari (basti pensare a Pirati dei Caraibi, un franchise cinematografico multimilionario nato originariamente come una semplice giostra!).

In campo videoludico, invece, Disney non è ancora riuscita a imporsi come uno dei pezzi da novanta dell'industry e questo non certo per mancanza di impegno ma, se vogliamo, per mancanza di coraggio. Nonostante lo sviluppo di alcuni ottimi prodotti, quali Kingdom Hearts e l'imminente Epic Mickey, la compagnia ha sempre dimostrato di non voler correre troppi rischi, puntando sempre su "cavalli sicuri" che, pur avendo garantito ottimi profitti, non le hanno permesso di conquistare una posizione di reale rilievo sul mercato.