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Quale sarà il futuro di Metal Gear Solid? Ecco le quattro possibili scelte di Konami - editoriale

Riavvicinarsi alla fanbase è ancora pensabile? Noi crediamo di sì.

La separazione tra Hideo Kojima e Konami è stata oggetto di articolate discussioni per lungo tempo. Quella che a tratti è apparsa come una questione religiosa, ha visto contrapporsi due schieramenti ben distinti fino a rassomigliare alla guerra fantasma fra Big Boss e i Patriots di Zero. La battaglia però non si è combattuta a colpi di testate nucleari o di operazioni spionistiche in territorio ostile: le "zone di guerra" erano piuttosto da ricercarsi nei siti della stampa specializzata o in calce ai post dei profili social di Kojima e Konami.

I devoti a Kojima difendevano l'operato del loro beniamino e accusavano Konami di aver compromesso la realizzazione di Metal Gear Solid V, mentre gli oppositori tacciavano il Game Designer di essersi "montato la testa". Tutto il resto, come si suol dire, è storia e sarebbe inutile parlarne oltremisura (anche perché non la finiremmo più). Da questa frattura grande come la faglia di San Andreas sono nati due titoli: Death Stranding, forgiato con il DECIMA Engine di Sony, e Metal Gear Survive, uno spin-off di The Phantom Pain con elementi survival e co-op.

Quest'ultimo, il primo della serie ad appartenere all'era post-Kojima, è appena uscito sul mercato e ha sollevato un gigantesco polverone mediatico per svariati motivi. In primo luogo, il fatto che Survive abbia "Metal Gear" nel nome è già di per sé un problema: che cosa c'entrano zombie e sopravvivenza con una saga basata su spionaggio e fantapolitica? Questo è ciò che hanno pensato alcuni e, a dirla tutta, è ciò che ha dichiarato il suo stesso genitore in un'intervista. Certo, anche Metal Gear Rising Revengeance si discosta dalla serie "Solid", eppure bisogna fare i dovuti distinguo.

I soldati sgominano i Vaganti nella realtà alternativa di Metal Gear Survive.

Metal Gear Survive è un progetto indiscutibilmente derivativo, che ha inglobato senza troppi complimenti assets, animazioni, gameplay e ambientazioni di Metal Gear Solid V. Neanche a dirlo, una gran fetta di pubblico ha tutt'altro che gradito questa rassomiglianza così marcata. Rising Revengenance è, al contrario, un action che ben si sposa con la scelta del protagonista, Raiden. In un periodo successivo alla fine di Guns of the Patriots, il soldato cyborg torna a combattere per sventare una misteriosa cospirazione. Non ci troviamo dinanzi al plot del secolo, è evidente, ma è pur sempre qualcosa di più "coerente" rispetto a wormhole che risucchiano superstiti della Mother Base in una realtà alternativa.

In soldoni, Survive non è stato quel che si potrebbe definire come un passo avanti per riconciliarsi con gli affezionati al "Directed by Hideo Kojima". Quest'opera di recupero della fanbase non sarà facile e, forse, neanche pienamente realizzabile ma una cosa è certa: Metal Gear Solid è un brand troppo importante per cadere nel dimenticatoio, la compagnia ne è ben conscia e probabilmente sta già pensando al suo avvenire. Al pari di Konami, anche noi abbiamo provato a fare ipotesi sul futuro della serie, giungendo infine a quattro diverse conclusioni.

Soltanto qualche giorno fa, i responsabili della versione PS Vita di Metal Gear Solid HD Collection hanno smentito di star lavorando a un'edizione PS4. La brutta notizia, arrivata dalla viva voce dei ragazzi di Armature, è stata una doccia fredda per coloro che sognavano di riviverne le avventure stealth. Lavorare a edizioni aggiornate dei vecchi capitoli sarebbe una soluzione poco "ambiziosa" ma non la meno redditizia. Si pensi al successo che potrebbe ottenere un Guns of the Patriots Remastered o un Metal Gear Solid The Twin Snakes su Nintendo Switch: non diteci che a nessuno frullerebbe in testa l'idea di acquistare almeno uno dei due.

I tre volti della Metal Gear Solid HD Collection: Raiden, Big Boss e Naked Snake.

Un'altra delle strade percorribili da Konami, forse anche in rapporto di parentela con le remaster, è quella dei remake. Sono passati quasi vent'anni dall'uscita della prima avventura di Solid Snake su PS1, quindi non vediamo perché, in occasione di un evento così importante, non si possa pensare a un suo ritorno in pompa magna. A chi affidare, eventualmente, un compito così gravoso? La risposta è praticamente ovvia: Bluepoint Games. Lo studio texano ha già dimostrato il suo valore confezionando la Metal Gear Solid HD Collection, la Uncharted Nathan Drake Collection e, ultimo ma non per importanza, il remake di Shadow of the Colossus.

Nel caso di Metal Gear Solid, questi esperti di restauri grafici dovrebbero misurarsi con la necessità di svecchiarne il gameplay. Per intenderci, il recente Shadow of the Colossus non ha subito particolari mutazioni all'interno della sua formula: certo, sono state introdotte nuove mappature dei comandi ma il titolo è sostanzialmente fedele all'opera di Fumito Ueda. Con "l'incidente di Shadow Moses", invece, gli sviluppatori dovrebbero modernizzare la giocabilità ma senza compromettere il feeling originale.

Discorso diverso sarebbe quello relativo a Snake Eater, un altro dei possibili capitoli candidabili al remake. Konami, quando nel 2016 ha trasformato il sacrificio di The Boss in materiale da Pachinko, è incorsa nuovamente nelle ire degli appassionati che non hanno tardato a parlare di vilipendio al lavoro di Kojima. Eppure, grazie alle sue splendide cutscene, Metal Gear Solid 3: Pachinko ha dimostrato un dato di fatto incontestabile: il desiderio di poter rievocare la "nascita" di Big Boss è più vivo che mai. Inoltre, se si traesse spunto dalla versione Subsistance di Snake Eater (quella con la telecamera libera), si potrebbe addirittura pensare di non modificare alcunché del sistema di gioco. Quelli appena citati non sono che due esempi di una lista più numerosa, lista che include anche Metal Gear e Metal Gear 2 per MSX.

Ecco come appare The Boss nei filmati di Snake Eater: Pachislot.

Prima ancora di poter mostrare le sue qualità (o i suoi difetti), ne abbiamo parlato poc'anzi, Metal Gear Survive è crollato sotto lo sfiancante peso della "percezione" dell'utenza ma questo non vuol dire che tutti gli spin-off condividano lo stesso destino. Un fantomatico Metal Gear Rising Revengenance 2, ad esempio, avrebbe tutte le carte in regola per farsi ben volere dai più sfegatati estimatori del maestro Kojima e per costituire un "calumet della Pace" in forma videoludica. Il figlioccio di Solidus Snake, tra le altre cose, dormirebbe sonni tranquilli grazie a Platinum Games, team composto da veri e propri veterani del genere hack and slash.

Rising, prima in sviluppo presso Kojima Productions e poi "ereditato" da Platinum, non ha avuto una gestazione semplice ma nonostante ciò è riuscito a farsi apprezzare grazie ai combattimenti adrenalinici e alle esagerate boss fight che proponeva. Un combat system evoluto e un comparto tecnico al passo coi tempi (chi ha detto Fox Engine?) potrebbero bastare a garantire l'uscita di un sequel degno di nota, a cui difficilmente si "direbbe di no". Strizzando l'occhio ai fan di lunga data, Metal Gear Rising Revengenance offriva la possibilità di giocare nei panni di Gray Fox, con tanto di spada ad alta frequenza: questa feature non dovrebbe proprio mancare nel successore.

Siamo giunti all'ultima soluzione in mano a Konami. Più che di soluzione, qui si entra a pieno titolo nel campo delle imprese. Trovare qualcuno che possa dirigere i lavori di Metal Gear Solid 6, senza che quest'ultimo perda tutto ciò che rende tale un capitolo canonico, è un qualcosa di tranquillamente accostabile - per difficoltà - alla fuga di Ulisse dalle grinfie di Polifemo. L'universo di Metal Gear Solid non è unico nel suo genere per puro caso: ciò che da sempre permette il corretto funzionamento di questa intricata mescolanza tra storia, filosofia, giochi di potere, denuncia, musica, cinema, personaggi sopra le righe e rottura della quarta parete, per dirne alcune, è la visione stessa del suo creatore.

Gli effetti dei fendenti di Raiden.

Non stiamo affermando che solo a Konami sia preclusa la via di un nuovo Metal Gear Solid: la verità è che il discorso potrebbe valere per tutta l'industria. Pur volendo mettere al capo del progetto autori del calibro di Neil Druckmann (The Last of Us) o di Ken Levine (Bioshock), questa "discrepanza creativa" continuerebbe a esistere. Certo, Gears of War 5 sarà pregno delle idee di The Coalition mentre 343 Industries ha già saputo far "ripartire" un brand importante come Halo a modo suo. Eppure, non ce ne vogliano queste due saghe blasonate, Metal Gear Solid è davvero il risultato di una bizzarra alchimia di elementi e difficilmente potrebbe continuare a evolversi senza la guida del suo burattinaio per eccellenza.

Questo voler adottare l'approccio di San Tommaso non esclude a priori che un Metal Gear Solid 6 possa effettivamente tramutarsi in realtà. Ben felici di essere smentiti, infatti, andiamo a sondare in quali punti della timeline potrebbe posizionarsi nuovo capitolo. Un'ambientazione post-Solid Snake sarebbe decisamente la più sterile, dato che la morsa dei Patriots sul mondo avrebbe cessato di esistere. Di contro, il periodo di tempo che va dalla fine di The Phantom Pain all'inizio di Metal Gear Solid vanta ben altre chance narrative.

Per dirne una, il capitolo dagli arti mancanti (MGSV) non ci ha detto poi molto sui piani di Ishmael. Una volta permesso al medico/fantasma di salvarsi, il "The Man Who Sold the World" sparisce senza lasciar traccia. È proprio in questi anni che il piano di Outer Heaven prende vita, che hanno luogo gli incontri con Sniper Wolf e Naomi, e che giunge il tempo del confronto tra Big Boss e Solid Snake. E ancora, non mancherebbe nemmeno lo spazio per il doppelganger di Big Boss. Sarebbe interessante poter assistere alla nascita del "suo" Outer Heaven e all'abbandono dei Diamond Dogs da parte di un ormai disilluso Kaz Miller. La terza e ultima grande possibilità è certamente connessa alla gioventù di The Boss. Un prequel ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale con protagonista l'eroina di Snake Eater, sarebbe un sogno che si avvera per i fan storici.

Vendetta compiuta: Venom Snake e Kaz Miller di ritorno alla Mother Base.

In definitiva, quello di Metal Gear è un universo sconfinato, ancora ricco di personaggi e storie da raccontare. È evidente che questa disamina contenga strade più accessibili di altre, così come è vero che molte di queste opportunità da noi esposte, probabilmente, non prenderanno mai forma. Cionondimeno, è bene che la compagnia giapponese faccia i conti con la realtà: quella di Metal Gear è una saga leggendaria, con una fanbase affezionata e profondamente legata alla direzione di Hideo Kojima. Senza voler prendere le parti di nessuno, ci limitiamo a constatare come i risultati di Metal Gear Survive stiano dimostrando che il nome non è tutto. Da adesso in poi, Konami dovrà scegliere attentamente i passi da compiere per dare un futuro alla serie. La domanda è: ci riuscirà?