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Midnight Club: Los Angeles

Demoni della velocità nella città degli Angeli.

Non avevamo proprio nessuna intenzione di ritornare al LA Convention Centre così presto dopo l'ultimo E3. Eppure questa infernale struttura colossale di vetro e metallo nasconde un sortilegio di qualche tipo, capace di costringerti a ritornare presto o tardi come una falena stanca al cospetto di una fiamma non troppo brillante.

Almeno però stavolta possiamo mangiarci le ciambelle nell'atrio.

Midnight Club: Los Angeles ricrea davvero quello che è LA. Per essere al 101% onesti, ci sono città riproposte in modo tecnicamente migliore in altri giochi -basta pensare a Project Gotham Racing 4, giusto per fare nomi- ma poche sanno essere così dense di atmosfera, così reali. L'ultimo Midnight Club cattura in modo fenomenale l'aria densa della città, il suo fascino sudicio e color seppia, i suoi tramonti esasperati. Ogni cosa è qui, dagli ampi boulevard alle sporche spiagge di Santa Monica, passando per le ombre nascoste nella facciata luccicante di Downtown, e quasi potrete sentire il caratteristico odore di smog e olio abbronzante.

Ma basta col turismo virtuale; dopo la recente preview tutta incentrata sul single player siamo stati nuovamente invitati negli uffici Rockstar per provare la componente multiplayer del gioco. Il chiassoso insieme di giornalisti, PR e addetti ai lavori viene invitato a prendere il controllo di alcune Golf R32 -quella assegnata a noi è rosa shocking- e si parte con il Cruise Mode.

You know where you are?

Cruise è una modalità free roaming in cui una lobby di utenti (fino a 16) può girare a piacere per la mappa o lanciarsi direttamente in sfide tra i vari partecipanti. Queste gare possono essere scelte tra quelle già esistenti oppure create on the go tramite un editor direttamente disponibile senza uscire dalla modalità stessa. Una volta settato il percorso, un vertiginoso zoom vi trasporterà fino al punto di partenza -praticamente la stessa impeccabile implementazione tra multiplayer e free roaming vista e apprezzata in Burnout Paradise.

Ma prima di arrivare a quel punto, da drogati di GRID e Gotham ci prendiamo un po' di tempo per abituarci al modello di guida di MCLA. Un sistema vigorosamente arcade, quasi alla Out-Run nella sua progressione dalla tenuta di strada feroce alle poderose e selvagg derapate sempre a portata di (freno a) mano. Non è probabilmente il modello di guida più coinvolgente di sempre, ma non è nemmeno un setup particolarmente debole o poco profondo; senza contare che si adatta alla perfezione ai peculiari percorsi losangelini tutti incroci e superstrade serpeggianti. Impostate con attenzione le curve, tagliate il più possibile, dosate sapientemente le derapate e rimarrete di certo stupiti accorgendovi di quanto poco dovrete ricorrere ai freni.

You're in the jungle, baby.

Anche se molto, moltissimo dipende dal veicolo a vostra disposizione: le nostre prime due macchine, la Golf R32 e l'Audi RS4, erano perfette per zigzagare evitando il traffico della freeway o per qualche misurato drift per le colline residenziali di Hollywood, ma non esprimevano pienamente il carattere di Midnight Club. Per quello ci siamo rivolti alla Dodge Challenger del 1970, capace di rendere il tutto un glorioso simulatore di Starsky & Hutch, o la poderosa Lamborghini Gallardo, così performante da apparire quasi surreale nelle sue fulminanti curve a tutta velocità.

Per la primissima volta abbiamo anche avuto modo di provare le moto, nella fattispecie una Kawasaki Ninja. Si tratta di un'implementazione indubbiamente apprezzabile, a metà strada tra i bolidi di balsa di Test Drive Unlimited ed i prestanti ma imprevedibili mezzi di PGR4. In termini di mera velocità e manovrabilità offre poco più della Gallardo, pur soffrendo come da copione della classica sindrome del "tocca qualsiasi cosa e sei out" tipica delle moto nei videogame. Ma Midnight Club: Los Angeles non è e neanche vuole essere un racing simulativo. E date le dimensioni e l'agilità della Ninja il traffico e soprattutto le scorciatoie risultano molto più navigabili quando si è su due ruote.

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A proposito dell'autore

Marco Mottura

Contributor

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