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MGW 2017: Kingdom Come: Deliverance - prova

Correte lesti a procacciar la pugna!

Solitamente le ambientazioni medioevali all'interno del nostro medium preferito sono integrate da tutta una serie di elementi di fantasia come mostri, magie e armamentari incredibili atti a rendere il gioco epico e a far sentire il protagonista un invincibile eroe. Sarebbe infatti un vero peccato se alla vigilia di un'importante battaglia venissimo fatti fuori dalla peste bubbonica, o se al posto di un maestoso purosangue dovessimo percorrere fangosi sentieri in groppa ad un ronzino spelacchiato.

I ragazzi di Warhorse però non la pensano così. "Al diavolo il fantasy e viva la simulazione medioevale" dev'essere il loro motto, e questo traspare perfettamente in Kingdom Come: Deliverance, titolo su cui abbiamo messo le mani durante la Milano Games Week 2017.

Come detto poche righe fa, Kingdom Come: Deliverance è un po' uno Skyrim senza draghi, classi o magie, un simulatore di medioevo senza compromessi in cui (almeno all'inizio) saremo il più anonimo tra i paesani: il figlio di un fabbro senza abilità e dalle scarse capacità intellettuali e dialettiche. Ci troviamo in un villaggio della Boemia, anno del signore 1403, e nostro padre conscio della nostra inettitudine ci affida dei semplici compiti, tra cui recuperare del denaro da un compaesano a cui è stato venduto del materiale a credito.

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Il titolo ci ha subito fatto capire che non ci troviamo di fronte ad una produzione amichevole e abbordabile. Giunti al cospetto del cattivo pagatore infatti è partito un dialogo con relative risposte multiple, alcune accondiscendenti, altre più dure e perentorie. Fatte un paio di prove, siamo arrivati ai ferri corti e la discussione è sfociata in una scazzottata. All'inizio eravamo convinti di potergliele suonare di santa ragione ma ci sbagliavamo di grosso. Dopo essere stati malmenati, insultati e derisi, ci siamo allontanati con la coda tra le gambe ma solo per elaborare una nuova strategia per recuperare almeno l'ascia precedentemente venduta a credito.

Il nostro furto non è andato a buon fine, siamo stati colti sul fatto e le guardie hanno cominciato ad inseguirci. Una volta catturati non avevamo un centesimo per pagare l'ammenda e siamo quindi stati sbattuti dietro le sbarre. Peccato che il villaggio sia stato attaccato durante la nostra reclusione e la prigione data alle fiamme con noi dentro: game over. Questa repentina conclusione dell'avventura ci ha spinto a riprovare subito, magari scegliendo approcci meno diretti.

Tornati dal cattivo pagatore abbiamo tentato a parole (col medesimo risultato di prima) per poi allontanarci in attesa di una buona occasione. In giro abbiamo incontrato un maestro di spada che ci ha sottoposto ad un tutorial per l'utilizzo della lama per antonomasia. Il titolo propone un combat system basato su cinque tipi di fendente e due affondi, più relative combo da inanellare attraverso la combinazione di questi attacchi. Chi si aspetta combattimenti frenetici e attacchi devastanti dovrà presto ricredersi, Kingdom Come: Deliverance è simulativo anche sotto questo aspetto e per uscire vittoriosi dalle tenzoni il button mashing forsennato è completamente inutile.

Il puntatore a stella permette di decidere con esattezza la direzione dalla quale sferreremo il nostro prossimo attacco.

Insomma fatta un po' di esperienza con le armi ci siamo recati in taverna, dove alcuni nostri amici stavano avendo una discussione con un signore dalla lingua troppo lunga. In cambio del loro aiuto con il nostro debitore li abbiamo spalleggiati nella loro vendetta, che consisteva nel bersagliare con palle di letame la casa del molesto chiacchierone.

Dopo esserci sporcati un po' le mani (lanciando palle di cacca è inevitabile) siamo fuggiti a gambe levate alla volta del nostro obiettivo primario. Raggiunti dai nostri amici è stato facile fare la voce grossa e massacrare il furbetto in un poco onorevole quattro contro uno. Calci e pugni sono stati però un'argomentazione sufficiente a convincerlo a restituire almeno parte del maltolto, facendoci rientrare in possesso dell'ascia che aveva acquistato a credito.

Questa piccola quest iniziale ci ha immediatamente fatto rendere conto di quanto Kingdom Come: Deliverance sia un RPG occidentale di stampo simulativo, in cui improbabili prodezze eroiche lasciano spazio alla dura realtà dei fatti. Dal menù abbiamo intravisto fiumi di statistiche legate alle capacità del nostro alter ego ma nessuna classe predefinita o abilità speciale che possa allontanare il giocatore dalla concreta e ostica realtà del medioevo classico.

Kingdom Come: Deliverance promette di immergere il giocatore in un medioevo ricostruito nei minimi dettagli.

Quello che ci aspettiamo sarà quindi un gioco poco permissivo e del tutto votato a scandire con impietosa efficacia quelle che erano le problematiche del tempo. La promessa è di battaglie ed assedi in cui la nostra partecipazione produrrà risultati solamente marginali; raramente nella realtà si è visto infatti un sol uomo ribaltare le sorti di uno scontro in cui ne erano coinvolte migliaia.

Per quanto concerne il versante tecnico, la build testata ci è parsa piuttosto solida, escludendo alcuni piccoli freeze durante le cutscene. Il frame rate stabile e il dettaglio grafico soddisfacente ci fanno ben sperare per l'imminente rilascio previsto per febbraio del 2018. Se amate il medioevo e non vi spaventano le esperienze hard core in stile Mount e Blade vi consigliamo di tener d'occhio il titolo, potrebbe rivelarsi la vostra killer application personale.