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Mirror's Edge Catalyst - recensione

Un'intera città a disposizione e tante potenzialità inespresse.

Più di sette anni e mezzo fa vedeva la luce una nuova proprietà intellettuale sviluppata dal talentuoso studio svedese DICE, forte del successo della serie Battlefield. Mirror's Edge, questo il nome dell'IP, prometteva una grande rivoluzione nel panorama dei videogiochi in soggettiva, grazie a delle meccaniche di gameplay totalmente innovative.

Qualche mese dopo, quando uscì su PC, m'innamorai dell'idea alla base di quell'opera, in grado di trasmettere così bene la sensazione di fare parkour, ma anche l'emozione di essere costantemente braccati e in fuga dalle forze paramilitari corporative che controllavano la città. Gli arti visibili di Faith durante le acrobazie aggiungevano quel tocco in più in grado di elevare ulteriormente la novità rappresentata dal gioco.

Purtroppo, anche se con un discreto successo di critica, Mirror's Edge non riuscì a fare breccia nel cuore delle masse, rivelandosi un mezzo insuccesso dal punto di vista commerciale. DICE ed Electronic Arts non si sono però dati per vinti, e hanno provato a migliorare le meccaniche del gioco facendo tesoro degli errori del passato. Uno dei difetti principali identificati dalle testate specializzate riguardava proprio la struttura a corridoio che mal si sposava con la libertà d'azione teoricamente offerta dal parkour.

Il primo impatto con la città di Glass restituisce subito il senso di libertà che tutti i fan di Mirror's Edge agognavano da tempo.

Proprio per questo motivo, esattamente tre anni fa, quando venne annunciato che il reboot Mirror's Edge Catalyst sarebbe stato un open world, ebbi un'improvvisa reazione isterica carica di aspettative. Il sogno di poter vivere liberamente la distopia che permeava quella misteriosa città sfavillante, saltando da un tetto all'altro senza alcun vincolo, stava per diventare realtà. Oggi è giunto finalmente il momento di fare i conti con le aspettative maturate da allora.

Il rischio più grande, quando si compie il salto da una struttura di gioco lineare ad una open world, è quello di prendere tutto il peggio di un mondo aperto, senza riuscire a trarne vantaggio. Il giocatore si troverebbe quindi di fronte ad una mappa dispersiva, non in grado di restituire neanche un senso di piena libertà. Mirror's Edge Catalyst sfiora questo pesante difetto, salvandosi in corner. La mappa di Mirror's Edge diventa infatti pienamente apprezzabile solo a gioco avanzato, quando si è presa completamente confidenza con il sistema di gameplay e tutti i distretti della città sono stati sbloccati.

La città di Glass è infatti suddivisa in quattro macro aree di superficie più un'area aggiuntiva sotterranea. Non tutte saranno però visitabili fin da subito, ma si sbloccheranno solo avanzando nella campagna. Nel complesso, lo spazio disponibile per sfogare liberamente il nostro animo da runner sarà più che sufficiente, anche se non paragonabile ad altri free roaming a cui ci siamo abituati.

Le ambientazioni sono piuttosto vaste e la mappa è bella da vedere, anche se non troppo comoda da usare.

Purtroppo, per passare da un distretto all'altro, il gioco ci costringerà ad attraversare un percorso specifico. Se a questo aggiungiamo il fatto che il runner è vincolato ad interagire solo con alcuni elementi ambientali pre-determinati, è facile comprendere che il senso di libertà, promesso da questo reboot, si trova ad essere fortemente a rischio. Scordatevi quindi il sogno di un Assassin's Creed in prima persona ambientato in una sfavillante città del futuro: Mirror's Edge Catalyst è un gioco che va compreso e che necessita di un po' d'impegno per restituire le emozioni che ci si aspetta.

Avrebbe indubbiamente fatto piacere se tutti i tetti, i balconi e le terrazze presenti nei distretti fossero stati esplorabili, ma sotto questo aspetto il gioco riesce comunque a tracciare una serie notevole di percorsi alternativi, che faranno la felicità del runner che c'è in voi. Durante il corso della vostra avventura non vi troverete quasi mai faccia a faccia con dei civili, a parte quelli che vogliono offrirvi delle missioni. La loro presenza sarà comunque una costante in ogni ambiente di gioco, come se fossero degli elementi d'arredo. Che si trovino su terrazze inarrivabili o dietro a un vetro, la vostra Faith non potrà raggiungerli. Questo escamotage accentua la percezione di svolgere compiti in clandestinità, passando la propria vita nell'ombra e inosservati dalla popolazione soggetta alla tirannia.

Una piccola chicca è costituita dalle voci dei civili che si possono ascoltare attraverso le pareti delle abitazioni. Questa semplice aggiunta aiuta ad aumentare notevolmente l'immedesimazione, già comunque molto elevata, suscitata dal gioco. Si tratta però solo di uno degli ingredienti che consentono al comparto sonoro di Mirror's Edge Catalyst di eccellere. Ogni movimento e colpo sferrato agli avversari è abbinato a un suono che è una gioia per le orecchie. Sullo stesso livello le musiche, che accompagnano costantemente il giocatore lungo il percorso, adattandosi dinamicamente alle diverse situazioni: il sottofondo sonoro è orecchiabile e coinvolgente, in grado di sprigionare il meglio dalle ambientazioni.

I civili sono sparsi in tutti gli ambienti di gioco. Anche se non potremo entrare in contatto con loro, aumenteranno notevolmente il senso d'immedesimazione.

L'elemento centrale del gameplay è ovviamente il sistema di movimento, definito dagli sviluppatori come "fluido". La sensazione trasmessa è proprio quella di danzare costantemente tra i tetti di Glass seguendo un flusso continuo e inarrestabile. Anche i combattimenti s'inseriscono perfettamente in questo disegno. Proprio il combat system è forse una delle caratteristiche che più vanno assimilate in Mirror's Edge Catalyst. I nemici sono infatti a tutti gli effetti dei burattini inermi pronti a essere presi a calci in faccia da Faith. Il loro scopo è solo quello di rallentare la nostra danza, mentre noi dovremo fare di tutto per impedirglielo.

Proprio per questo motivo, avrei preferito una presenza più massiccia di paramilitari della KrugerSec sui tetti della città. Si tratta paradossalmente del difetto più grande riscontrato nel gioco, che avrebbe contribuito con facilità ad aumentare notevolmente il divertimento offerto dall'esperienza. Non si può comunque nascondere che l'intelligenza artificiale dei nemici arrivi a volte al limite del ridicolo, tanto da riuscire più volte a mandare in frantumi la sospensione dell'incredulità. L'unico modo per non notare questa carenza è correre, senza voltarsi mai indietro.

Chi ha giocato il primo Mirror's Edge sa bene che un punto debole piuttosto evidente dell'opera era rappresentato dalla trama, in pratica un thriller d'azione piatto e con poca anima. Onestamente, non mi dispiaceva il fatto che l'asettica società rimanesse solo sullo sfondo della storia, ma senza dubbio si sarebbe potuto fare luce su di uno spaccato più coinvolgente.

Per poter parlare della storia di Mirror's Edge Catalyst è necessario fare un appunto: ci troviamo di fronte ad un reboot nel vero e proprio senso della parola, che fa completamente tabula rasa di quanto accaduto nel primo capitolo, tranne che per qualche riferimento sporadico. La sceneggiatura della trama principale è sempre quella di un thriller, ma questa volta con qualche elemento fantascientifico in più, che non fa mai male. Indubbiamente il livello qualitativo della narrazione è superiore rispetto al gioco del 2008. Ogni tanto i dialoghi riescono persino a far emergere qualche interessante tematica, anche legata all'attualità, che potrebbe offrire spunti di riflessione, che non vengono però mai approfonditi dall'opera.

In generale potremmo dire che si tratta della tipica guerra tra buoni e cattivi, allo stesso modo degli assassini e templari di Assassin's Creed. Da una parte i primi, ridotti all'osso e con poche risorse, mossi dall'ideale di una società libera, e dall'altra i loro antagonisti, potenti e ben armati, intenzionati ad assumere il controllo assoluto della popolazione per un fine superiore. Per fortuna le missioni, le attività secondarie e alcune registrazioni collezionabili riescono spesso a far trapelare qualche dettaglio interessante sulla distopica società della nazione di Cascadia.

Affinché una sceneggiatura regga in modo solido, è necessario che i personaggi siano all'altezza delle vicende. Anche da questo punto di vista il capitolo originale faceva acqua da tutte le parti. Con Mirror's Edge Catalyst gli sceneggiatori sono invece riusciti nel compito di produrre soggetti quantomeno solidi e carismatici. Non fraintendetemi, la sensazione è pur sempre quella di trovarsi di fronte a un blockbuster hollywoodiano, e non sarebbe stato plausibile aspettarsi la profonda caratterizzazione tipica di un'opera d'autore.

Un KrugerSec armato di tutto punto cerca di colpirci attraverso un vetro, ignorando la porta aperta a fianco.

Ogni personaggio è la rappresentazione stereotipata di se stesso. Nessuno di essi riesce a stupire, rivelandosi differente o più profondo rispetto alle previsioni. Se questo non può che essere considerato un difetto, s'inserisce comunque perfettamente nell'atmosfera generale a cui ci abitua il gioco. Proprio come negli ultimi Battlefield, anche i protagonisti di Mirror's Edge Catalyst sono ben caratterizzati pur nella loro banalità, e la qualità della recitazione è a livelli cinematografici.

La nota dolente è però rappresentata dalla runner che ci troviamo a impersonare. Faith è la protagonista meno carismatica che avremmo potuto desiderare, e si rivela fin da subito una macchietta anche rispetto ai personaggi secondari. Persino Gordon Freeman di Half-Life, con il suo incedere muto, risulta più coinvolgente di Faith.

Per quanto possa sembrare atipico, Mirror's Edge Catalyst non è quel genere di titolo che accompagna letteralmente per mano il giocatore. Da questo punto di vista potrebbe tranquillamente rientrare nella categoria dei giochi facili da apprendere ma difficili da padroneggiare ad alti livelli: per prendere del tutto confidenza con il sistema di gameplay è infatti necessaria almeno qualche ora di gioco. In quest'ottica, è consigliabile completare subito la campagna tutta d'un fiato, senza soffermarsi su alcuna missione o attività secondarie. Questo discorso, che potrebbe facilmente valere in generale per qualunque open world, risulta fondamentale per Mirror's Edge Catalyst.

Plastic è la tipica nerd stereotipata à la Sheldon Cooper: tanto banale quanto ben caratterizzata.

Il gioco sembra infatti possedere una doppia natura: da una parte la storia principale e dall'altra il "simulatore" di free running vero e proprio, tanto agognato dai fan dell'opera. Ad ogni angolo è possibile imbattersi in sfide a tempo, anche proposte da altri utenti, estremamente difficili da battere. Per poter godere appieno di entrambe le componenti è perciò necessario giocarle separatamente. I vantaggi che ne può trarre il giocatore sono molteplici: ridurre al minimo la frammentazione della trama, prendere confidenza con il sistema di gameplay, avere a disposizione l'intera città come parco giochi e infine avere sbloccato tutti i potenziamenti per poter dare libero sfogo alle proprie fantasie di runner.

I potenziamenti sono proprio una novità di quest'ultimo capitolo, che danno quel tocco da gioco di ruolo che ormai non si nega a nessun titolo. Le nuove abilità e i nuovi strumenti andranno sbloccati spendendo dei crediti, accumulabili raccogliendo i collezionabili o completando missioni e attività. I potenziamenti sono suddivisi in tre categorie: movimento, combattimento e attrezzatura. Anche in questo caso, analogamente a quanto avviene per la mappa, il giocatore potrà sviluppare gli alberi delle abilità solo progredendo nella campagna.

Questa meccanica ricorda molta da vicino il genere dei metroidvania, in cui solo sbloccando nuove abilità è possibile raggiungere alcuni luoghi prima inaccessibili. Se all'inizio del gioco si può provare quasi un senso di claustrofobia dovuto alle limitazioni del gameplay, alla fine riusciremo a sentirci veramente liberi, in particolare grazie al rampino, una new entry particolarmente apprezzabile di questo capitolo.

Glass è come sempre bella da vedere, ma tecnicamente non rispetta gli standard a cui ci ha abituati DICE.

Da un punto di vista estetico l'ambientazione di Glass risulta, ancora una volta, meravigliosa per gli occhi e anche la qualità con cui sono stati realizzati i personaggi aiuta ad apprezzare l'opera. Purtroppo però, da DICE ci saremmo aspettati qualcosa di più sotto il profilo tecnico. Il gioco risulta in questo senso fin troppo altalenante, in particolare nel passaggio dagli interni agli spazi esterni. Per quanto siano belli da vedere, gli edifici di Glass sembrano mancare quasi completamente di alcuni effetti fondamentali, come le ombre e i riflessi. Su PC il gioco gira piuttosto bene, ma abbiamo riscontrato tantissime texture molto scadenti e altre che si caricano solo dopo parecchio tempo.

Mirror's Edge Catalyst sembra ancora un banco di prova per DICE. Il gioco ha tutte le potenzialità per eccellere, ma la sensazione è che lo sviluppo sia stato affrettato nelle fasi finali. Molti elementi del gioco, tra cui i collezionabili, i nemici o le telecamere sparse per la città, sembrano essere stati inseriti in fretta e furia, senza limare alcuni aspetti. Come sette anni fa, anche in questo caso dispiace vedere una proprietà intellettuale di questo calibro faticare nell'esprimere tutto il potenziale che sicuramente possiede, e che alla fine si rivela in parte inespresso.

7 / 10

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Mirror's Edge 2

PS4, Xbox One, PC

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Pier Giorgio Liprino

Contributor

Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.
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