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Nazisti immortali: un sogno, un incubo - articolo

Quando la fantasia si appropria della realtà, modificandola a suo uso e consumo, la realtà diventa sempre più simile a una brutta fantasia.

Si tende a pensare che parlare dei Nazisti sia una cosa seria, che richieda trattamenti storici accurati, ricostruzioni fedeli di una Storia con la S maiuscola che va presa con le pinze. Fra le arti nessuna meglio del cinema è riuscita a fissare nell'immaginario collettivo fatti che, letti magari sulla carta stampata, non sarebbero diventati indelebili, anche grazie alla contaminazione del genere storico/bellico con varianti diverse (thriller, horror). Blasfemo?

Dopo i film dell'immediato dopo-guerra, che inevitabilmente risentivano della necessità di divulgare il più possibile eventi così tragici da essere superiori alla fantasia di molti sceneggiatori (e sono stati prodotti capolavori come Vincitori e Vinti, Il Giorno più Lungo, I Giovani Leoni e molti lavori più commerciali ma attendibili, quanto a ricostruzione storica), la cinematografia si è assestata su filoni diversi: film sui campi di battaglia, sull'Olocausto, sui campi di concentramento, di spionaggio e su Hitler.

Ci sono stati film che trattavano dei criminali di guerra fuggiti (a Mengele si sono ispirati Il Maratoneta, I Ragazzi Venuti dal Brasile, The German Doctor; anche Music Box di Costa-Gavras e Remember di Atom Egoyan riguardavano questo argomento). Altri sono stati più ludici, come La Grande Fuga o Fuga per la Vittoria, in cui i Nazisti facevano la figura dei fessi (e come poteva mancare Tinto Brass con il suo Salon Kitty a virare l'argomento verso il soft-porno?).

Poi è arrivato Steven Spielberg col suo realismo documentaristico, col suo intento divulgativo, a ricordarci che di certi argomenti non si parla mai abbastanza e che non si deve dare per scontata la conoscenza storica tramandata di famiglia in famiglia (sull'argomento la scuola latita da sempre). A Salvate il Soldato Ryan sono infatti seguite le due indispensabili serie TV, Band of Brothers e The Pacific (che si concentrava sull'equivalente orientale dei Nazisti, i giapponesi).

Il nazista tradizionalmente malvagio di Schindler's List.

Ma i buoni film sono tantissimi. Non possiamo non citare Sam Peckinpah con La Croce di Ferro, e La Scelta di Sophie, Schindler's List , memorabili quanto Il Pianista diretto da Polanski nel 2002 (raro caso di nazi "buono"). Perfino Tom Cruise si è cimentato con l'argomento una decina di anni fa con Operazione Valchiria. A completare un quadro che mai sarà terminato, è arrivato il film forse più horror di tutti i precedenti, che mai si oserebbe catalogare sotto questo genere: Il Figlio di Saul, un pugno nello stomaco.

Il primo che ha osato coniugare divertimento e splatter all'argomento è stato Quentin Tarantino col suo Inglourious Basterds, così come David Ayer con Fury ha riletto in chiave di realistico horror/splatter una convenzionale avventura bellica. George Clooney col suo Monuments Men ha avuto un approccio diverso, stimolando la produzione di film che riguardavano i furti d'arte perpetrati dai gerarchi nazisti per conto del Führer (il documentario Hitler contro Picasso, il film Woman in Gold).

Un po' di humour è arrivato con Train de Vie (La vita è Bella di Benigni è un caso a parte). E come non pensare anche a Marvel, che ha mandato il suo Capitan America ad affrontare il Teschio Rosso, un ufficiale di Hitler che vuole annientare il mondo, storia in cui si parlava anche del siero del super soldato, tema al quale ci riagganceremo fra poco (nella realtà pare fosse semplicemente metanfetamina)?

Il nazista del Maratoneta è uno dei più raccapriccianti.

Sono stati tutti film (l'elenco completo sarebbe infinito, rimandiamo a Wikipedia), che mettevano in scena, come protagonisti o più spesso come avversari, i soldati dell'esercito tedesco, la Wehrmacht, mentre adempievano al loro compito con disciplina, con patriottismo, con entusiasmo, con crudeltà, con sadismo, doti le ultime che erano presenti in special modo fra le SS, le truppe paramilitari dello Schutzstaffel, le più terribili di tutte, così terribili da essere odiate anche da Indiana Jones.

Poteva l'horror non pescare in un territorio così ricco di materiale? Certo che no, e quindi abbiamo avuto numerosi film in questa direzione, perché la malvagità estrema di molti comportamenti, il ricorso a terribili e inutili esperimenti medici, il sadismo compiaciuto di certe soluzioni, costituiscono materia ghiotta per questo tipo di cinema.

Ma è arrivata a sorpresa la fusione con un altro tema caro a molti autori, quello del super-soldato, per i Nazisti emanazione diretta dell'Essere superiore, il puro ariano invincibile, novello Sigfrido che avrebbe dovuto portare la Germania a dominare il mondo (motivo per cui le SS eliminavano in apposite cliniche i soggetti afflitti da handicap fisico o mentale, argomento su cui Florian Henckel von Donnersmarck, autore di Le Vite degli Altri, ha girato il suo Opera Senza Autore). Hitler, affascinato dalle leggende degli immortali guerrieri Nibelunghi, aveva realmente incaricato un'equipe di scienziati di effettuare ricerche in questo senso, che hanno dato luogo a molte leggende che circolano sul web.

In Overlord si va all'essenziale.

Si tratta di un tema appetitoso da coniugare con fantascienza e horror, date le molteplici fusioni possibili (corpi da resuscitare grazie a innesti naturali come nella serie Universal Soldier o grazie a misteriosi cocktail chimici come in Le Ultime 24 ore), su cui innestare protesi bioniche in varianti cyborg o effettuare mutazioni genetiche (District 9). Un film che bene fonde questi filoni narrativi è senza dubbio Overlord, in sala in questi giorni, in cui Nazisti già normalmente carogne e sadici, compiono in un laboratorio folli esperimenti su innocenti civili, creando mostruose e inarrestabili creature.

Sul tema sono stati realizzati diversi altri trattamenti: L'Occhio del Triangolo (1977, scienziato folle riporta in vita Nazisti morti tramutandoli in zombie); Oasis of Zombies (1981 un gruppo in cerca del tesoro di Rommel trova invece degli zombie SS); Giocattoli Infernali (1991, Nazisti cercano un siero per creare dei morti viventi da telecomandare come burattini); Outpost (2008, mercenari ai nostri giorni scoprono un laboratorio misterioso in cui si progettavano super soldati); Worst Case Scenario (2009, truppe naziste risorgono da una spiaggia olandese come zombie); Dead Snow (2009, in Norvegia un battaglione di SS risorge dal mondo dei defunti per sterminare chiunque), con sequel del 2014; Blood Creek (2009, emissari dei Nazisti viaggiano alla ricerca delle pietre runiche che renderebbero immortale la razza ariana).

Non c'è da stupirsi, ben sappiamo come i militari e i dittatori, usi a giocherellare con atomiche e virus, abbiano in mente questa idea fissa: avere a disposizione invincibili macchine che ubbidiscano tacendo e, se proprio va male, tacendo muoiano. Hanno pensato di poter usare pure Alien e Predator, ci si può mai stupire?

Basta un elmetto ed è tutto chiaro in Wolfenstein.

A confermare il fascino del vero nazista nell'intrattenimento ricordiamo che anche nelle serie TV si è già arrivati alla terza stagione per The Man in the High Castle, la distopia di Philip K. Dick in cui s'immagina che Germania e Giappone abbiano vinto la Seconda Guerra Mondiale e si siano divisi gli Stati Uniti: l'Est ai tedeschi, l'Ovest ai giapponesi.

E pure non sono mancati videogiochi in cui ci si può levare la soddisfazione di sparare ai tedeschi cattivi (non dimentichiamo mai che l'unico Nazista buono è quello morto), a partire da Castle Wolfenstein del 1981. E poi, tra i tanti, troviamo Medal of Honor e Call of Duty, con vari capitoli ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, così come Brothers in Arms. Altri titoli hanno avuto scarso successo ma l'idea, evidentemente, non ha mai perso appeal.

Quindi, concludendo, quale fusione più agghiacciante, quale abbinata più coerente di quella tra Nazisti e zombie, mostri reali e mostri immaginari? E pensare che gli zombie in fondo sono vittime innocenti di un male arrivato chissà da dove mentre i Nazisti, loro sì, sono i veri convinti Signori del Male nella storia dell'umanità, e contagiosi pure.

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A proposito dell'autore

Giuliana Molteni

Contributor

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