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Need for Speed: Hot Pursuit

Preview e intervista: riscaldate i motori!

Tocco leggermente il freno e poi accelero di colpo. I fari della mia McLaren si dirigono verso l'interno dell'ampia curva. La "piccola" sembra un po' nervosa all'inizio ma non appena ti abitui alla sua armonia ti puoi lanciare con lei a 240 km/h senza neanche accorgertene.

Sfreccio davanti a una Bugatti Veyron: quella specie di siluro ha una potenza mostruosa e una tenuta di strada incredibile, ma non riesce a ballare con questo ritmo. Continuo a seguire la curva che sembra non finire mai, mentre nuvole crepuscolari si inseguono sopra di me. Sembra di trovarsi dentro un enorme cavatappi, capace di esaltarti all'infinito ma anche di punirti al primo errore. Criterion pare aver manipolato le leggi del tempo e dello spazio per creare il mega-scivolo definitivo.

Gli oltre 160 chilometri di pista della fittizia Seacrest County sono stati scolpiti appositamente per far divertire chi ama viaggiare ad alte velocità. L'intero Hot Pursuit è stato pensato e creato per superare tutti senza neanche mettere la freccia, a partire dai precedenti Need for Speed per arrivare all'ultimo Burnout. Seacrest è un piccolo universo stradale, senza città e autostrade paralizzate dal traffico.

Deserti aridi, montagne dalle cime innevate, spiagge decorate da lunghe file di palme e foreste di pini sono collegati da nastri d'asfalto che scendono in picchiata e curvano, piuttosto che andare a zig-zag e aggrovigliarsi su loro stessi.

Questa non è Paradise City e lo si capisce subito. Criterion ha voluto staccarsi dalla sua creatura più famosa per dare ai fan di Need for Speed qualcosa di mai provato prima, ma al tempo stesso familiare. Non c'è assolutamente nulla di urbano in questo Hot Pursuit: niente intermezzi improvvisi, niente stazioni radio personalizzate, niente cartelloni pubblicitari da sfondare... niente, in altre parole, che possa farvi rallentare.

Ecco spiegato l'Autolog.

Sebbene un'opzione Free Drive sia disponibile, l'interfaccia per la modalità Carriera di Hot Pursuit vi trasporterà direttamente agli eventi segnalati sulla mappa, mentre il multiplayer sarà accessibile grazie a un semplice sistema di lobby.

Burnout Paradise concedeva sicuramente più libertà ma, come ben sappiamo, tale caratteristica non è piaciuta tutti, ed è per questo che il team di sviluppo ha scelto una struttura più convenzionale per permettere ai giocatori di concentrarsi quasi esclusivamente sulla guida e le competizioni.

Qualcosa di Burnout è rimasto ma giusto il minimo indispensabile: la guida velocissima e lievemente instabile, il suono degli scontri, il modo in cui si deve caricare il Turbo tra derapate, collisioni mancate e traffico che arriva in senso contrario. Se proprio cercate una similitudine, Hot Pursuit è Burnout 2 vestito da Project Gotham.

Naturalmente una delle differenze che salta subito all'occhio è l'utilizzo di macchine su licenza. Niente più bolidi anonimi o che "assomigliano a", ma mostri mangia-asfalto come la Pagani Zonda Cinque Roadster, che nel mondo reale è stata realizzata in soli 5 esemplari dal "modico" costo di 1 milione di dollari.