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AESVI pubblica un comunicato sul dibattito della violenza nei videogiochi

"I videogiochi non sono giochi per bambini".

AESVI, ovvero l'associazione degli editori e sviluppatori italiani di videogiochi, ha da poco pubblicato un comunicato che esprime il parere dell'industria videoludica sull'argomento della violenza nei videogiochi.

Avrete sicuramente notato che in questi giorni il dibattito è tornato in auge, probabilmente in seguito alla pubblicazione del quinto capitolo del sempre condannato franchise di Grand Theft Auto.

Nel comunicato l'associazione sottolinea come il medium videoludico non sia rivolto esclusivamente ad un pubblico di bambini, ma si trovi sullo stesso livello dei media letterari e cinematografici.

"I videogiochi non sono "giochi per bambini", ma sono una forma di intrattenimento di massa che si rivolge sempre più ad un pubblico differenziato. Solo in Italia si contano oggi circa 21 milioni di videogiocatori attivi e l'età media dei giocatori supera ormai i 30 anni. Come sono disponibili film, fumetti, serie tv e altri contenuti per diversi pubblici, così anche l'industria dei videogiochi fornisce una varietà di scelte di intrattenimento per consumatori di tutte le fasce d'età, compreso il pubblico adulto. In quest'ottica, va ricordato che il citato esempio di GTA V non è un videogioco destinato ai minori, ma ad un pubblico adulto ed è stato correttamente immesso nel mercato con una classificazione PEGI 18".

Proprio in merito al sistema di classificazione PEGI, AESVI ha sottolineato la sua esistenza, così come la possibilità da parte dei genitori di controllare al massimo l'utilizzo delle console da parte dei figli minorenni.

"L'industria dei videogiochi ritiene che la conoscenza da parte dei genitori e delle famiglie sia la migliore risposta per proteggere i consumatori più giovani e per sfruttare le immense potenzialità del videogioco. Videogioco che è destinato ad avere un ruolo sempre più centrale nella cultura digitale in evoluzione e a fare da volano per lo uno sviluppo di opportunità di lavoro e di impresa nell'economia digitale anche nel nostro paese".

È interessante e, sotto certi punti di vista, positivo notare come l'associazione abbia parlato solo del sistema di classificazione PEGI, senza entrare in merito ad eventuali restrizioni legali sulla vendita dei videogiochi.

Se ve lo foste persa, vi ricordo che Lorenzo Fantoni ha pubblicato su Eurogamer.it la diverte lista delle cinque cose che rendono i videogiocatori realmente violenti.

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Pier Giorgio Liprino

Contributor

Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.
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