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AESVI annuncia una nuova classificazione PEGI che diverrà obbligatoria per legge

AGGIORNAMENTO: la classificazione dei videogiochi diventa obbligatoria per legge ma ancora non è chiaro se la vendita di determinati titoli sarà vietata o meno.

Aggiornamento: Al momento non è chiaro se il nuovo regolamento potrebbe far sì che vengano vietati i giochi alle persone di età inferiore a quella riportata dalla classificazione PEGI o se questa verrà usata come semplice valutazione a cui i rivenditori dovranno attenersi. Per sapere se la vendita di determinati giochi sarà vietata, dobbiamo aspettare il testo definitivo della legge.

News originale: E' questione di pochi giorni e la classificazione PEGI diverrà obbligatoria per legge. Il direttore generale dell'Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani (AESVI), Thalita Malagò, ha annunciato in un'intervista che "Tutti i videogiochi classificati PEGI che saranno immessi sul mercato italiano potranno considerarsi in linea con l'obbligo di legge".

Ciò implica che i videogiochi etichettati come solo per adulti saranno vietati ai minorenni. Ad esempio Grand Theft Auto V ed il recente Wolfenstein: Youngblood, per citarne un paio, saranno vietati per i giocatori al di sotto dei 18 anni.

Questa etichetta verrà indicata da un quadrato con numeri bianchi, di colore diverso a seconda dell'età indicata. Questa classificazione verrà fatta in anticipo dall'uscita dei videogiochi. Ai produttori verrà inviato un questionario da compilare in modo da capire se nel gioco ci sono alcuni elementi violenti come sangue, droga, sesso gioco d'azzardo e violenza. Il PEGI elaborerà questi questionari in modo da applicare una prima classificazione provvisoria.

Successivamente, il direttore generale di AESVI, dichiara che il prodotto finito verrà valutato da due enti, il VSC nel Regno Unito ed il NICAM in Olanda, ottenendo così una certificazione PEGI ufficiale. Il processo viene inoltre sottoposto ad aggiornamenti, in modo da esser sempre in linea con gli standard tecnologici del momento.

Secondo Malagò i produttori sono loro stessi i primi a lodare questo sistema di classificazione ed a voler vedere riconosciuta l'obbligatorietà. "Spetta ai genitori controllare cosa viene acquistato per i figli. La nostra attività non si ferma solo con la classificazione, ma va oltre, offrendo ai genitori strumenti aggiornati per renderli più consapevoli".

Fonte: DDay