Skip to main content
Se clicchi sul link ed completi l'acquisto potremmo ricevere una commissione. Leggi la nostra policy editoriale.

Arabia Saudita, giochi vietati e Blue Whale Challenge: facciamo chiarezza

Mai fidarsi del New York Times?

Solo nella giornata di ieri vi abbiamo parlato di una notizia molto particolare proveniente dall'Arabia Saudita, una notizia che univa due casi di Blue Whale challenge (delle sorta di sfide online che culminano con il suicidio) alla decisione di vietare 47 giochi tra cui spiccavano nomi come GTA V, Assassin's Creed 2 e The Witcher.

Un nuovo report di GearNuke sembra tuttavia indicare che la news in questione non sarebbe a tutti gli effetti realtà ma un caso di "pessimo giornalismo" da parte del New York Times e dell'Associated Press. A sottolinearlo l'Head of Communications di Ubisoft Middle East, Malek Teffaha, una personalità che. considerando il ruolo ricoperto, ha indubbiamente dimestichezza con ciò che accade in Arabia Saudita. Teffaha è intervenuto su Twitter criticando apertamente il lavoro dell'Associated Press.

"Questo articolo non propone alcuna fonte di qualsivoglia tipo, correla decisioni di divieti che sono vecchie di anni su giochi che sono anche più vecchi con eventi scollegati e la "moda" della Blue Whale Challenge. Non hanno contattato alcun publisher o associazione per chiarire la situazione. L'Arabia Saudita ha dimostrato di saper progredire nel proprio lavoro con i publisher di videogiochi e stanno impostando le linee guida del rating e varie regolamentazioni locali. Desidererei davvero che la stampa facesse luce su questo argomento evitando il sensazionalismo.

"In definitiva no, l'Arabia Saudita non ha vietato questi giochi dopo le morti. Hanno in realtà organizzato nuovi comitati e lanciato campagne per educare le persone sulle minacce del cyberbullismo e la comunicazione online non supervisionata dagli adulti, in particolare per quanto concerne bambini e teenager".

Negli ultimi anni l'Arabia Saudita sta permettendo l'uscita di un numero sempre maggiore di videogiochi anche considerati potenzialmente passibili di divieto, soprattutto in passato. Produzioni come God of War, Far Cry 5 e The Witcher 3 sono regolarmente usciti nella nazione, anche se l'ultimo ha dovuto subire alcune modifiche.

Ecco finalmente un po' di chiarezza e ci scusiamo per esserci fidati di una fonte teoricamente autorevole come il New York Times. Cosa ne pensate?