Il director di God of War: "amo Sony perché permette ai creativi di correre dei rischi"

La line-up di esclusive Sony di questo 2017 si è rivelata sicuramente notevole con il lancio di una nuova IP estremamente importante e di grande successo come Horizon: Zero Dawn e diversi altri progetti peculiari e di ottima qualità (NiOh tanto per citarne uno).

Il 2018, d'altro canto, si prospetta forse ancora più interessante vista l'uscita sostanzialmente confermata di Days Gone, Spider-Man, Detroit: Become Human e ovviamente anche God of War. Il ritorno di Kratos è un ritorno che in pochi si sarebbero aspettati, soprattutto in questi termini, ma come traspare dalle parole del director del progetto, Cory Barlog, la direzione del gioco è assolutamente in linea con Sony e con la voglia di rischiare della compagnia.

"Ciò che pensiamo sia intrigante da realizzare è spesso un riflesso di ciò che accade nel mondo. È un equilibrio tra il provare ad attirare il publisher e pensare che sia qualcosa di fantastico che si vuole realizzare assolutamente", spiega Barlog in un'intervista pubblicata da Glixel. "È per questo che amo Sony. Non ho mai lavorato in un altro luogo come questo e il modo in cui affermano che è il creativo a essere al comando è davvero unico. È probabilmente il miglior partner con cui abbia mai lavorato.

"Si dimostrano davvero coinvolti e si occupano di tutte le questioni che non capisco. Sono letteralmente la peggiore persona possibile per quanto riguarda la gestione finanziaria (mia moglie se ne occupa a casa mia perché io sono un idiota). Non ho la presunzione di capire tutto ciò che riguarda il lato finanziario. Penso che sia fantastico che Sony ami ciò che facciamo. Vogliono che realizziamo esperienze fantastiche. Ci lasciano la libertà d'azione per prendere alcuni rischi".

Barlog ha apprezzato, in particolare, la posizione di Sony in alcuni momenti difficili dello sviluppo di God of War. La compagnia non si è mai imposta obbligando il director a seguire una certa strada o a limitare le proprie ambizioni ma c'è stato invece un rapporto sempre costruttivo e di dialogo continuo.

Cosa pensate delle parole di Barlog?