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"Essere silenziati in un videogioco non è una violazione dei diritti umani", lo ha stabilito un tribunale americano

Ebbene sì, qualcuno ha voluto portare questa causa in tribunale.

Se avete letto il titolo e siete leggermente confusi da quando detto, ve lo ripetiamo: un tribunale americano ha stabilito che l'essere silenziati in un videogioco non costituisce una violazione dei vostri diritti umani.

Cosa diavolo è accaduto per creare una tale sentenza? Ebbene, tempo fa, un giocatore di Runescape, Amro Elansari, avrebbe citato in giudizio gli sviluppatori inglesi Jagex (e i suoi apparenti padroni cinesi) per aver ricevuto un "account mute", dichiarando che tale azione va contro le leggi sulla libertà di parola e il Primo Emendamento della Costituzione americana.

L'account mute, ovvero il silenziamento di un account, è una specie di mini-ban che impedisce ai giocatori di chattare in-game e di postare nei forum, essenzialmente una punizione del silenzio. Jagex la infligge solitamente a chi infrange le regole di Runescape o i termini di servizio generali, come recita il sito stesso:

"Il silenziamento può essere evitato seguendo le regole di Runescape e i Termini e le Condizioni. Tale condizione è associata all'account Jagex, quindi sarà attivo su tutti i prodotti legati a quell'account.".

Elansari, trattandosi di uno streamer con oltre 2000 ore di gioco investite su Runescape, non ha reagito benissimo a questo "ban non ban" ricevuto lo scorso marzo 2019 e, per tutta risposta, ha inviato una lettera a Jagex per trascinarli immediatamente in tribunale. Nella denuncia inviata agli uffici competenti, che potete leggere voi stessi in fondo alla notizia, Elansari non solo ha richiesto la rimozione dell'account mute, ma anche un compenso per i danni subiti, quantificabili da una giuria.

Naturalmente, anche senza conoscere l'ABC della giurisprudenza, potete immaginare quale sia stato il risultato di questa denuncia: il giudice della corte distrettuale ha respinto immediatamente la denuncia in quanto "non sono state fornite delle prove concrete di reato" e, in seguito, anche la Corte d'Appello ha negato il procedimento, ponendo fine a tutto. La libertà di parola è infatti garantita dal Primo Emendamento della Costituzione Americana, ma è il Governo che deve rispettarla: Jagex, non essendo un ente governativo, non viola questa legge se mette a tacere un giocatore e quindi non va contro alcun diritto umano.

Questa non è la prima volta che Elansari cerca di avvalersi del tribunale per sistemare i suoi problemi e, nell'ambiente, è particolarmente noto per essere un "querelante seriale". Quindi, diciamo che portare in tribunale degli sviluppatori per avergli inflitto una punizione non è fuori dall'ordinario per uno come lui.

Cosa ne pensate? Secondo voi quel giudice malandrino doveva invece accogliere la sua richiesta?

Fonte: Eurogamer

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Marcello Ruina

Contributor

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