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"I videogiochi violenti non sono legati alla violenza reale" lo stabilisce una ricerca della American Psychological Association

E chi se lo aspettava?

Giocare ai videogiochi violenti non trasforma in persone violente, questa è la conclusione a cui è arrivata la American Psychological Association in un nuovo report di 18 pagine pubblicato recentemente.

L'America, purtroppo, è spesso teatro di scontri a fuoco dall'alto numero di vittime: nonostante l'incredibile facilità con cui è possibile reperire un'arma, molti "esperti" e politici, tendono a dare la colpa di queste vicende ai videogiochi violenti, soprattutto quando in mezzo ci sono sparatorie di massa nelle scuole. Tutto per evitare di intaccare il prezioso Secondo Emendamento americano che garantisce la libera possessione di pistole e simili.

Per fortuna, dopo una nuova serie di studi e ricerche, l'APA è giunta alla conclusione (ovvia) che giocare a videogiochi violenti non trasforma le persone in serial killer.

Nello specifico, l'APA sostiene che, prima ancora di creare una connessione fra la violenza "digitale" e quella "reale", bisogna prendere in considerazione i vari e complessi problemi sociali che spingono una persona alla violenza. Mettere i videogiochi come causa unica e principale degli atti di violenza non è solo scientificamente sbagliato, ma rischia di deviare l'attenzione da una serie di fattori decisamente più importanti e determinanti.

Questo è solo l'ultimo di una serie di studi che ha ufficialmente slegato la violenza videoludica da quella reale. Purtroppo, come ben sappiamo, i piani alti cercheranno sempre di incolpare questi mezzi di intrattenimento, pur di non affrontare i veri problemi e domandarsi se l'accessibilità alle armi o la debolezza mentale dei soggetti, siano invece le cause primarie di questi incidenti.

Quando in America avremo un nuovo attentato in una scuola (perché, purtroppo, accadrà), vedremo quanto tempo passerà, prima di dar la colpa a Call of Duty e Fortnite, in barba a quello che dicono gli studiosi.

Fonte: Gamepur

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Marcello Ruina

Contributor

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