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League of Legends, Riot Games precisa: "Nessuno vuole vietare agli altri di dire Hong Kong"

Lo studio risponde alle accuse attraverso Twitter.

Sembra che le polemiche attorno alle rivolte di Hong Kong non si stiano placando, anzi, tutto il contrario. Come ormai vi sarà noto, Blizzard si trova nell'occhio del ciclone dopo che la società ha deciso di sospendere un giocatore di Hearthstone che ha dichiarato durante una diretta streaming di appoggiare la protesta che sta avvenendo ad Hong Kong.

In favore del giocatore è arrivato il sostegno non solo di molti giocatori, ma anche di società come Epic Games che ha dichiarato: "Come azienda non vieteremo mai ai nostri giocatori di parlare di politica e diritti umani". In queste ultime ore tuttavia un altro studio è sotto i riflettori, ovvero Riot Games. Secondo voci di corridoio Riot starebbe vietando ai commentatori e presentatori del League of Legends Worlds 2019 di dire "Hong Kong", in riferimento alla società eSports Hong Kong Attitude. Ai presentatori quindi sarebbe stato intimato di dire solamente il nome abbreviato, ovvero HKA.

Tuttavia non è così e a dichiararlo è il capo della comunicazione Ryan Rigney che attraverso Twitter ha postato un comunicato in cui si legge: "Per renderlo più esplicito, nessuno sta vietando agli altri di dire Hong Kong. Come potete vedere dal nostro account Twitter ufficiale ci riferiamo agli Hong Kong Attitude sia con il loro nome completo che con la loro abbreviazione".

A quanto pare si è trattato quindi solo di un malinteso. Rigney conclude dicendo: "Sappiamo che molti sono sensibili al problema in questo momento, dato gli eventi dell'ultima settimana e consigliamo ai nostri presentatori di prepararsi al meglio".

Fonte: DoteSports

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