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PlayStation 5, Xbox Series X e le potenzialità del raytracing: una tecnologia che può alterare perfino il gameplay

Una IA nemica che reagisce all'illuminazione?

Sappiamo che le console next-gen in arrivo alla fine dell'anno, PlayStation 5 e Xbox Series X, sono dei mostri di potenza, ognuno con le sue caratteristiche hardware e i suoi gingilli all'avanguardia.

Sapevamo inoltre che, grazie all'SSD, è possibile avere dei giochi dai caricamenti quasi assenti e ciò sarà molto utile per avere giochi dal gameplay fino ad oggi impensabile: basti pensare a Ratchet and Clank Rift Apart, dove è possibile saltare istantaneamente fra i mondi, oppure a The Medium, dove vengono renderizzati due mondi diversi nello stesso istante.

La domanda sorge spontanea: la next-gen sarà in grado di stupirci anche con qualcos'altro? Sembra proprio di sì, almeno secondo il parare di Francisco Alsa Garcia, senior gameplay engineer di The Initiative.

A detta sua, infatti, la tecnologia raytracing, al momento considerata solo un grazioso abbellimento grafico, potrebbe diventare un fattore essenziale nel gameplay dei giochi futuri. Come funzionerebbe il tutto?

"Credo che vedremo un sacco di innovazioni da qui in avanti. Quello che mi eccita sono le novità introdotte nell'hardware per processare le cose più velocemente. Tutto quello a cui potete pensare, come il raytracing...abbiamo già visto il raytracing in azione, ma mai a pieno potenziale, perché fino ad oggi non abbiamo mai avuto persone dedicate esclusivamente alla creazione di mondi intorno a questa tecnologia. I team sono già al lavoro sulla tecnologia a supporto del raytracing e presto vedremo cose che non abbiamo mai visto prima. Il raytracing avrà un vero impatto sul modo in cui giocherete. Potrete vedere i riflessi ovunque, ad esempio, e questo potrebbe influenzare le reazioni dell'intelligenza artificiale, dato che loro stessi possono rispondere a quei riflessi. Questo è qualcosa che potete incorporare nel design del vostro gioco che non pensavate di poter fare.".

Effettivamente, l'esempio utilizzato è incredibilmente interessante e lascia spazio ad una montagna di idee: come renderebbe un titolo stealth dove, oltre ad assicurarsi di essere fuori dal campo visivo dei nemici, dobbiamo far attenzione anche ai nostri riflessi sulle superfici o le nostre ombre?

La teoria è sicuramente ben pensata, ora resta da vedere se, in futuro, vedremo giochi che la trasformino in pratica.

Cosa ne dite? Secondo voi il raytracing dei titoli next-gen potrebbe diventare per davvero una meccanica di gameplay?

Fonte: Gamingbolt

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A proposito dell'autore

Marcello Ruina

Contributor

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