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Riot Games, le accuse di sessismo e i $400 milioni: coinvolta l'avvocatessa del caso Weinstein a difesa delle dipendenti

La società inizialmente aveva trovato un accordo con l'altra parte per una buonuscita di 10 milioni di dollari.

Della causa contro Riot Games intentata da alcune ex dipendenti che hanno segnalato episodi di sessismo ne abbiamo parlato ampiamente su queste pagine. Verso la fine dello scorso anno la società avrebbe trovato una sorta di accordo con l'altra parte arrivando ad un pagamento di 10 milioni di dollari come risarcimento.

Tuttavia ad inizio anno diverse associazioni hanno preso le parti delle donne, affermando che 10 milioni erano troppo pochi e che la società avrebbe dovuto pagare invece 400 milioni di dollari. Ora le ex dipendenti di Riot hanno assunto una nuova squadra di avvocati che ha deciso di rifiutare i 10 milioni di dollari, tra cui Genie Harrison. Harrison è famosa per aver intentato causa contro la Weinstein Company a seguito del movimento #MeToo, ed è affiancata dall'avvocato del lavoro Joseph Lovretovich.

Harrison e Lovretovich stanno ora cercando un'analisi di esperti sulla presunta discriminazione per trovare una soluzione appropriata. "Queste donne coraggiose, si sono espresse contro la disuguaglianza di genere e il sessismo e voglio assicurarmi che siano abbastanza compensate", afferma Harrison. "I nostri professionisti stanno già analizzando i dati salariali. Intendiamo chiedere il risarcimento dovuto alle donne di Riot Games e realizzare riforme istituzionali, al fine di portare tutti sullo stesso piano in fatto di equità salariale".

Attualmente Riot Games non ha ancora commentato questa presa di posizione. Rimanete in contatto con noi per eventuali sviluppi.

Fonte: GamesIndustry

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