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'Six Days in Fallujah è un simulatore di strage di musulmani. PlayStation, Xbox e Valve devono boicottarlo'

Una importante organizzazione musulmana non ci sta.

Sin dal suo annuncio Six Days in Fallujah ha fatto discutere suscitando scalpore e sdegno in una grossa fetta dell'industria videoludica e della stampa specializzata. Un gioco che per molti giustifica i crimini di guerra spettacolarizzando degli eventi tragici di una storia decisamente recente.

Da quel momento le critiche non sono di certo mancate fino all'appello di Rami Ismail a Phil Spencer. Il tweet di una personalità molto nota soprattutto in ambito indie non è di certo passato inosservato dato che chiedeva al leader di Xbox e quindi di una console che dovrebbe ospitare Six Days in Fallujah di prendere posizione contro questo titolo.

Oggi un ulteriore tassello molto importante. Il CAIR (Council on American-Islamic Relations), il più importante ente benefico musulmano degli USA è intervenuto pubblicando un comunicato stampa in cui parla del videogioco come di un "simulatore di assassinio di arabi" che ha la colpa di normalizzare la violenza contro i musulmani in America e in tutto il mondo.

La richiesta è chiara: PlayStation, Xbox e Valve devono boicottare il gioco non permettendone l'uscita sui propri store: "Chiediamo a Microsoft, Sony e Valve di non permettere alle loro piattaforme di ospitare Six Days in Fallujah".

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"L'industria videoludica deve smettere di disumanizzare i musulmani. Videogiochi come Six Days in Fallujah non fanno altro che glorificare la violenza che ha cancellato le vite di centinaia di civili iracheni, glorificare la guerra in Iraq e rafforzare il sentimento anti-musulmano in un momento storico in cui il bigottismo verso i musulmani continua a minacciare vite umane", ha dichiarato il portavoce del CAIR, Huzaifa Shahbaz.

Al momento Sony, Microsoft e Valve non hanno rilasciato commenti ma la questione si fa sempre più delicata.

Fonte: Eurogamer.net