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Xbox 'risponde' a Sony sul pericolo monopolio degli FPS dopo l'acquisizione di Activision Blizzard

Oltre Call of Duty c'è di più.

Dopo l'acquisizione (ancora in divenire) di Activision Blizzard da parte di Microsoft, alcuni hanno cominciato a esporre timori su un possibile monopolio all'interno del mercato videoludico e più precisamente, nel campo degli FPS. All'interno di Activision infatti è presente Call of Duty, uno dei brand più venduti al mondo.

Questo ha portato persino Sony a domandarsi se questa acquisizione potesse essere un pericolo in tal senso e tutti i controlli dell'antitrust sembrano andare in questa direzione, cercando di capire se, almeno in questo genere, esiste un rischio simile.

Protagonista di queste indagini è l'antitrust brasiliano, cui Sony ha già comunicato le proprie perplessità ma che ora possiede anche la risposta di Microsoft: in poche parole, non esiste solo Call of Duty. La casa di Redmond ha infatti comunicato una lista di sparatutto in prima persona terze parti che allontanerebbe i rischi di un controllo completo di questo mercato:

  • Apex Legends (Electronic Arts)
  • Battlefield (Electronic Arts)
  • Borderlands (2K Games)
  • Counter Strike (Valve)
  • CrossFire (SmileGate)
  • Destiny (Bungie)
  • Doom (Microsoft)
  • Far Cry (Ubisoft)
  • Gears of War (Microsoft)
  • Fortnite (Epic Games)
  • Halo (Microsoft)
  • Overwatch (Activision)
  • PUBG (Krafton)
  • Team Fortress 2 (Valve)
  • Titanfall (Electronic Arts)
  • Tom Clancy’s Rainbow Six Siege (Ubisoft)
  • Valorant (Tencent)

Inoltre, sembra esserci anche una questione culturale: sembra infatti che Call of Duty sia diventato sinonimo di FPS ma in realtà, questo mercato è estremamente eterogeneo. Microsoft fa infatti l'esempio di Deathloop, uno sparattutto tutt'altro che canonico, o di Minecraft, difficile da categorizzare. Anche CoD stesso è un'esperienza più complessa di quella di un "semplice" FPS ma soprattutto, non è certa la sua esclusività, anzi. Ci sarà ancora da discutere sicuramente.

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Fonte: WindowsClub

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Marcello Ribuffo

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