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Ori and the Blind Forest - recensione

Una foresta innaffiata con sangue, sudore e lacrime. I vostri.

Bello da vedere, tosto da mandare giù, Ori and the Blind Forest è un platform per palati fini.

Una foresta incantata, uno spirito lucente e una forza oscura pronta a distruggere tutto: queste sono le premesse di Ori and the Blind Forest, titolo nato indipendente, ma poi sviluppato per conto di Microsoft da Moon Studios, un team di venti talenti sparsi per il mondo.

I primi minuti di Ori rivaleggiano con i momenti più tristi de Il Re Leone e l'inizio di UP quanto a capacità di colpire dritto al cuore con scene strappalacrime. Tuttavia, non lasciatevi ingannare dall'atmosfera onirica e dalle musiche arpeggiate, ci troviamo di fronte a uno dei metroidvania più complessi, con un level design che oscilla tra il sadico e il geniale, sempre alla perenne ricerca del salto perfetto.

La foresta di Ori è infatti un enorme ambiente percorribile in lungo e in largo, pieno di trappole, rompicapi, mostri, porte da aprire, chiavi da ottenere e aree segrete a cui accedere sbloccando nuove abilità.

Inizialmente potrete solo saltare qua e là, facendo attenzione a non morire trafitti da qualche pianta appuntita. Ben presto però farete la conoscenza di uno spiritello di nome Sein che vi permetterà finalmente di passare all'offensiva.

Ovviamente anche l'acqua è letale in Ori, e ne troverete tanta.

La foresta infatti è abitata da bizzarre creature che non vedono l'ora di eliminare chi cerca di riportarla all'antico splendore e che non esiteranno ad attaccarvi. Fortunatamente Sein è in grado di lanciare raggi che raggiungono automaticamente il bersaglio e di caricare un colpo esplosivo a corto raggio; entrambe queste abilità potranno essere potenziate utilizzando i punti esperienza accumulati.

Gli altri punti potranno invece essere spesi per migliorare le capacità di salto, per rendere più semplice la raccolta di punti esperienza, curarsi e così via.

Moon Studios ha espressamente voluto che il gioco girasse a 1080p per 60 frame al secondo e il motivo è presto detto: quello che all'inizio sembra solo un platform mediamente complesso con elementi standard, si rivelerà un titolo difficilissimo, pieno di salti da calcolare al millimetro, in cui ogni errore rischia di fare arretrare parecchio, con conseguenti invocazioni a divinità dei vari pantheon esistenti.

Il sistema di salvataggio poi è completamente a discrezione dell'utente. In giro per la mappa dovrete raccogliere cristalli azzurri che potranno essere usati per creare checkpoint dove sarà anche possibile utilizzare i punti esperienza per eventuali upgrade. Questo da un lato permette di salvare prima di un punto particolarmente ostico, sempre che si abbiano i cristalli necessari, ma dall'altro basta farsi prendere un po' dal gioco per dimenticarsi di farlo.

A quel punto basterà una disattenzione, un nemico improvviso, un salto mal calcolato a ricordarvi che sì, era un po' di tempo che non salvavate e sì, vi toccherà ripartire prima di quella sezione che avevate superato dopo un'ora di pugni sul tavolo.

Le cose si faranno molto complesse dopo aver appreso un'abilità chiamata "colpo". Quest'abilità si basa, per così dire, sui campi magnetici. Per usarla avrete bisogno di un nemico, dei suoi proiettili o di determinati punti di appoggio. Quando sarete vicini a uno di questi tre elementi potrete spingervi come due poli dello stesso segno. Voi andrete in una direzione e l'eventuale nemico o proiettile nell'altra.

Mettete il caso che un mostro vi tiri una palla di fango, potrete usarla per saltare in alto, mandandola verso il basso. Per facilitare il compito, l'azione si fermerà qualche secondo così che possiate decidere con lo stick sinistro la direzione verso cui dare la spinta.

Questo ingegnoso sistema di trampolini darà vita a una serie di rompicapi in cui dovrete servirvi dei colpi nemici per distruggere pareti, o magari per arrivare in zone quasi irraggiungibili della mappa.

In particolare, c'è una sezione in cui dovrete sfuggire verticalmente a un'inondazione, per riuscirci dovrete ricorrere spesso a questa abilità in combinazione con alcuni teletrasporti e senza poter salvare. Questa è una delle tante parti del gioco che metteranno a dura prova i vostri nervi... e a questo punto sarete solo a un terzo del totale. Al confronto, l'ultima parte di Limbo sembrerà una tranquilla passeggiata nel parco.

Uno dei momenti più ostici del gioco: l'acqua sale e voi dovete fuggire velocemente. Nessun checkpoint, molte imprecazioni.

Non manca ovviamente un po' di backtracking, fondamentale per recuperare bonus e punti esperienza nelle zone del gioco che prima risultavano inaccessibili a causa delle vostre scarse abilità. D'altronde che metroidvania sarebbe senza questa possibilità?

Insomma, ci troviamo di fronte a un titolo dalle forti radici arcade che però non si adagia sui bei tempi andati e che fa uso di alcune meccaniche geniali che uniscono platform, puzzle e Studio Ghibli, per regalare un'esperienza tosta che saprà tenere inchiodati i giocatori più tenaci.

Se fosse un cocktail, Ori and the Blind Forest sarebbe un Martini Dry bello secco. Magari all'inizio brucia un po' in gola, ma sa regalare soddisfazioni separando i ragazzini da chi beve con classe.

Attenzione però, solo chi è in grado di sopportare la frustrazione di sbagliare, sbagliare, sbagliare ancora e, probabilmente, sbagliare una volta di più, potrà farcela. Se non fate parte di questa eletta schiera lasciate perdere, ci rimettereste la salute.

8 / 10

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Lorenzo Fantoni

Contributor

Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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