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Phoenix Wright: Ace Attorney - Spirit of Justice - recensione

Vostro onore... è sempre un piacere!

Obiezione! È questa la parola che più di tutte ricorda ai fan della serie Phoenix Wright le peripezie investigativo-giudiziarie che da circa 15 anni vedono protagonisti una serie di bizzarri avvocati dalla mente sveglia, la lingua lunga e il fiuto sopraffino. Ricordo che il primissimo capitolo fu una versa sorpresa, lo acquistai quasi per caso e ne rimasi catturato sin dal primo minuto.

Da allora devo ammettere di aver saltato non pochi capitoli, non ho mai amato particolarmente gli spin-off, ma mi sono riavvicinato prepotentemente in occasione dello spin-off che vedeva il nostro Phoenix alleato dell'altrettanto celebre Professor Layton.

Per Phoenix Wright: Ace Attorney - Spirit of Justice, avventura inserita di diritto nella timeline ufficiale, troviamo il nostro eroe impegnato in una delle più difficili imprese della sua carriera. Phoenix Wright si ritrova nel Regno di Khura'in, un luogo che sembra non amare particolarmente gli avvocati difensori, al punto da averli totalmente aboliti dal sistema giudiziario in favore di un rituale mistico capace di rivelare gli ultimi istanti di vita delle vittime... e di conseguenza svelare i loro assassini.

Nel regno di Khura'in gli avvocati non godono di buona fama e spesso durante i dibattimenti il pubblico non sarà esattamente dalla vostra parte.

Tale rituale (da cui deriva il titolo del gioco) viene tradotto in un simpatico mini-game di cui vi parlerò più avanti. Iniziamo con una spiegazione veloce per chi non si è mai avvicinato ad un titolo della serie: trattasi di avventure di stampo piuttosto classico, ad ambientazione filo-giuridica con forti componenti umoristiche e una generosa dose di personaggi fuori di testa. Iniziando dal protagonista, che dietro un'apparenza imbranata e casinista nasconde un cervello molto acuto e un sesto senso fuori dal comune.

Da sempre ha a che fare con casi che definire bizzarri sarebbe riduttivo, ma tutti hanno un filo comune: la realtà dei fatti non è mai, e sottolineo MAI, quella che sembra. Per arrivare alla fine di un caso bisogna esaminare con cura i reperti rinvenuti sui luoghi del crimine, osservare tutte le prove a disposizione e interrogare i testimoni nella maniera più estenuante possibile. Tutto per riuscire a farli cadere in contraddizione. Sì, perché quasi tutti quelli con cui avrete a che fare davanti al banco dei testimoni non sono ciò che sembrano, ma quasi sempre per fargli sputare il rospo dovrete agire nei modi meno prevedibili.

Nel caso di Spirit of Justice, il gioco è diviso in due parti, un po' come avveniva nel già citato cross-over con Layton. Da una parte abbiamo Phoenix Wright, che per tirare fuori dai guai la sua vecchia assistente Maya Fey (che alcuni di voi ricorderanno nel primo gioco) si ritrova catapultato in un regno che sembra essere stato partorito dalla fantasia di Salgari, dall'altra troviamo altri due volti noti ai fan: Apollo Justice e Athena Cykes, rimasti negli States per mandare avanti la baracca.

Tale "divisione" fa sì che nel corso del gioco ambientazioni, situazioni e personaggi totalmente nuovi vengano avvicendati a luoghi, circostanze e protagonisti già visti in passato, rendendo l'avventura tanto fresca e leggera quanto familiare.

Nel corso del rituale spirituale dovrete scovare contraddizioni!

Il rituale divinatorio delle diatribe legali discusse a Khura'in, in particolare, richiedono un minimo di pratica per essere assimilate al meglio e assomigliano più ad un mini gioco che ad una vera e propria fase avventurosa del gioco. Descriverle non è facile, in sostanza richiedono il confronto tra le descrizioni fatte dalla sacerdotessa durante il rituale e l'evidenza dei fatti colta dal protagonista-giocatore. Inizialmente si ha quasi sempre l'impressione che nulla coincida ma con un minimo di pratica inizierete a intuire le prime incongruenze e, in men che non si dica, padroneggerete questo nuovo elemento di gameplay.

Purtroppo per voi però, con l'andare avanti del gioco anche i casi diventeranno più complessi e complice, qualche buco di sceneggiatura nella storia di Phoenix Wright: Ace Attorney - Spirit of Justice, in almeno un paio di occasioni vi ritroverete a brancolare nel buio e sarete quasi costretti a procedere per tentativi piuttosto che in seguito alle vostre deduzioni.

Se fate parte di quella schiera di giocatori che non si sono mai avvicinati a questo franchise, non temete. Il team di sviluppo ha avuto l'accortezza di non dare nulla per scontato, inserendo nel gioco praticamente tutte le meccaniche già viste nei precedenti capitoli. Un semplice tutorial vi accompagnerà nel corso dei primi due casi di dibattimento, quindi sedetevi comodi con il vostro pennino in mano e fatevi coinvolgere dal gioco.

Va purtroppo sottolineato un difetto che anche in passato si era presentato a più riprese. Nonostante sia concessa una discreta libertà procedurale al giocatore, anche questo Phoenix Wright è però un gioco decisamente lineare nel suo svolgimento.

Ciò significa che pur arrivando prima alla conclusione che vi consentirebbe di risolvere il caso, non potrete anticipare i tempi e dovrete quindi presentare le prove nell'esatta sequenza prevista dal gioco. Non sono previste scorciatoie, il che rende alcune fasi del gioco un po' ridondanti e vagamente ripetitive.

Spirit of Justice è ambientato non molto tempo dopo gli eventi di Dual Destinies, uscito poco più di 3 anni fa.

Personalmente non ritengo quelli appena descritti dei difetti eccessivamente gravi, d'altronde fanno parte del DNA di Phoenix Wright fin dall'inizio, ma forse è stato proprio lo spin-off con il celebre Professore enigmista ad abituarmi un po' troppo bene, con varianti al gameplay un po' più fresche e piacevolmente impegnative.

Sarebbe stato un ulteriore passo avanti differenziare un po' meglio le fasi giuridiche con i diversi personaggi, che invece si comportano esattamente nello stesso modo. Squadra che vince non si cambia, la formula è quella giusta, ma un minimo di personalità in più avrebbe proiettato questo ennesimo capitolo verso vette ancora più alte.

Tecnicamente parlando non siamo molto lontani da quanto visto negli ultimi capitoli per Nintendo 3DS. I modelli dei personaggi sono estremamente piacevoli allo sguardo e non lesinano buffe espressioni e animazioni che sottolineano i diversi momenti del gioco. La colonna sonora è una compilation formata da vecchi pezzi presi dai precedenti capitoli (e dovutamente remixati) e qualche nuova traccia di ottima qualità.

Come sempre la longevità non è un problema per i giochi della serie Phoenix Wright e anche Spirit of Justice non si sottrae a questa regola. L'avventura è composta da poco meno di una mezza dozzina di casi da risolvere, ma per portarla a termine difficilmente impiegherete meno di 25 ore, quindi armatevi di pazienza perché passerete in tribunale un bel po' di tempo.

Se siete arrivati a leggere fin qui vuol dire che amate i discorsi lunghi, le arringhe di un certo peso per rimanere in gergo giuridico. Avrete quindi già capito che se avete amato alla follia i precedenti Phoenix Wright, non potete assolutamente lasciarvi sfuggire Spirit of Justice. Le novità di gameplay sono poche ma ben inserite in una formula di base già di per sé ricca e collaudata. Non mancano inoltre numerosi riferimenti ai precedenti episodi e alcune meccaniche di gioco sono prese di peso dalla storia di questo franchise.

Se invece avete già provato uno dei giochi precedenti e il ritmo lento, o le storie un po' troppo sopra le righe, non fanno per voi, forse è meglio che rivolgiate lo sguardo verso altri lidi. In ogni caso, prima di prendere una decisione vi consiglio vivamente di scaricare e provare la demo disponibile da qualche settimana sul Nintendo Shop. Pur non essendo decisiva nell'indicare la qualità complessiva del gioco, vi aiuterà comunque a capire se la vita da tribunale possa fare per voi e se i panni del buon Phoenix possano calzarvi a pennello.

8 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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