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I Mercenari dell'usato

Capcom prende di mira la seconda mano?

"Internet è per il porno", si recitava qualche tempo fa nel musical Avenue Q e sicuramente si trattava di un’indicazione azzeccata di quello che sarebbe stato uno degli utilizzi più indicati per la rete delle reti. Questioni moralistiche a parte, non occorre essere degli specialisti nella comunicazione moderna per rendersi conto di come Internet non sia solo un nuovo veicolo per l’industria del feticcio sessuale ma anche il luogo perfetto per le teorie cospiratorie.

Fin dagli albori del genere umano, una ristretta cerchia di autodefiniti “intellettuali” si è convinta del fatto che i suoi ragionamenti complessi fossero la strada più diretta per arrivare alla verità di quanto non avrebbe potuto fare la logica dell’uomo comune. Se questo poteva funzionare con la carta stampata, che non ammette diritto di replica, le cose sarebbero presto cambiate con l’arrivo di Internet. La casta sarebbe stata messa a confronto con un esercito di creduloni e un’altrettanto nutrita schiera di sospettosi agitatori di professione.

A peggiorare la situazione ci si è messo il ritmo infernale con cui le notizie vengono date in pasto al pubblico: la girandola di opinioni e commenti che seguono il fatto nudo e crudo è talmente vorticosa da trasformare la teoria cospirativa del lunedì nell’ovvietà del giorno seguente su centinaia di blog, per poi finire il mercoledì direttamente negli archivi di Wikipedia come storia recente.

"La presunta minaccia letale al mercato dell’usato arriva dal sistema di salvataggio. "

Negli ultimi giorni l’industria videoludica ha dato nuova prova di come sia possibile parlare di cospirazione ai danni dei videogiocatori anche se la portata non è certo quella degli argomenti addotti a supporto da alcuni negazionisti dell’AIDS o le teorie sul patrocinio dei fatti legati all’11 settembre a carico di un grosso gruppo bancario internazionale.

Tuttavia, l’accettazione quasi immediata da parte del pubblico che Capcom la stia facendo sporca con Resident Evil: Mercenaries 3D, la dice lunga su come una certa clientela ‘digerisca’ alcune notizie e dichiarazioni alla stampa.

Se non siete al corrente dei recenti avvenimenti, ecco un veloce riassunto: Capcom ha da poco pubblicato un gioco per la console portatile 3DS intitolato Resident Evil: The Mercenaries 3D, che include la componente multigiocatore di Resident Evil 5: si tratta di un multiplayer cooperativo mission-based senza alcun genere di storia, in cui si procede semplicemente sbloccando nuovi personaggi e migliorando le loro abilità.

La presunta minaccia letale al mercato dell’usato arriva dal sistema di salvataggio. Trattandosi di un gioco su cartuccia, i progressi del giocatore vengono salvati direttamente sul supporto stesso, esattamente come accade per tutti gli altri titoli di questa piattaforma. La differenza sostanziale in questo caso sta nel fatto che l’utente non può eliminare i salvataggi e riportare il gioco alla sua condizione originale per affrontarlo da capo come se fosse la prima volta.

Si tratta di un’opzione che difficilmente i primi acquirenti della cartuccia sfrutteranno, ma che sicuramente tutti gli appassionati desiderosi di acquistarlo in seconda battuta potrebbero non gradire: ricominciare il gioco con un personaggio già al massimo delle proprie capacità altera, anche se non drasticamente, il livello di difficoltà generale.

"Un’opzione che difficilmente i primi acquirenti della cartuccia sfrutteranno, ma che sicuramente tutti gli altri potrebbero non gradire."

Un aspetto che molti nemmeno prenderanno in considerazione: del resto, appena caricata la cartuccia, nessuno si prende la briga di controllare la possibilità di eliminare i salvataggi ma si pensa, per l’appunto, a sbloccare quanti personaggi e skill possibile per finire il gioco stesso.

Sotto questo punto di vista, definire quello di Capcom un subdolo schema con un preciso intento commerciale è effettivamente difficile, visto che non viene impedito in alcun modo l’uso del gioco a un secondo utilizzatore o non viene richiesta alcuna attivazione supplementare della cartuccia.

La prospettiva dei cospirazionisti propone ovviamente una chiave di lettura diversa: non si può dire che il plot “eversivo” sia totalmente campato per aria ma non è neppure confermato da alcun genere di evidenza, se non quella che gli acquirenti di seconda mano siano quel genere di persone che vanno a spulciare i forum prima di aprire il portafogli.

Soppesando con attenzione entrambe le argomentazioni, ci vuole poco per rendersi conto di come serva parecchia fantasia per trovare le tracce di una trama appositamente ordita per creare un torbido precedente. Se lo è, Capcom farebbe bene a cercarsi alla svelta qualche manager specializzato nel marketing con una migliore percezione del concetto di sottigliezza.

Da questa vicenda si possono invece trarre numerosi spunti di riflessione sull’attuale mercato del videogioco e su come il comune sentire possa essere influenzato dalle dinamiche della rete.