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Project Warlock - recensione

Un tributo indipendente alle gloriose origini degli FPS.

Nell'ambito di un genere come quello dei first person shooter, non può non sovvenire alla mente del giocatore di lungo corso l'associazione con un nome, uno in particolare: id Software.

La compagnia americana, figlia delle brillanti menti di John Carmack e John Romero, ha letteralmente imposto i canoni di una delle istanze videoludiche più in voga a tutt'oggi. Il lascito di produzioni quali Wolfenstein 3D, Doom, Quake o Hexen è indelebile e indissolubile in ciascuna opera del genere che vede la luce nel mercato odierno.

Direttamente dai titoli sopra menzionati, senza impegnarsi nemmeno nel tentativo di nascondersi dietro maschere di alcun genere, nasce un progetto indipendente come Project Warlock, sviluppato dal piccolo team Buckshot Software ed ideato da un diciannovenne Jakub Cislo.

Sebbene possa far specie la giovanissima età di un lead designer a capo di un progetto di questo tipo, Project Warlock si rivela un FPS in grado di recepire e riproporre con perizia lo stile ed il retaggio dei baluardi cui si ispira, non mancando di gettare nel calderone elementi e meccaniche più moderne. Prima di addentrarci nella review, vi ricordiamo che il titolo è disponibile su PC, in esclusiva temporale sulla piattaforma GOG al prezzo di 11€.

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Pronti via: un paio di tasti, un breve intermezzo di qualche secondo nel menu di gioco accompagnato da una traccia metal e ci si ritrova nel pieno dell'azione. Nessuna premessa, sequenza, o informazione di alcun tipo. Del resto, è ben noto come la narrativa, in produzioni di questo tipo, sia meramente accessoria, appena abbozzata.

Sappiamo poco o nulla sul contesto della vicenda, se non che l'eroe senza nome è portato per motivi non meglio definiti ad effettuare una carneficina di creature che popolano varie dimensioni temporali. Da un'ambientazione Medievale sino all'Antico Egitto, i livelli dell'avventura (oltre 60) ci accompagnano in realtà differenti, con uno scopo che permane piuttosto evanescente.

Poco male, tuttavia. Non si tratta certo di un titolo destinato agli amanti della scrittura, e se cercate un'esperienza in grado di proporvi un racconto di qualsivoglia tipo o spessore, sappiate che non troverete nulla di tutto ciò in Project Warlock.

L'immediatezza e l'estrema accessibilità, oltre allo stile estetico, sono le prime caratteristiche che la produzione eredita dai grandi del passato. La struttura è in tutto e per tutto quella classica degli FPS antesignani anni '90. Ci troveremo a vagare in dungeon labirintici tra un pixel e l'altro, a caccia delle consuete chiavi colorate necessarie ad aprire le corrispettive porte e progredire sino al termine del livello.

Lo stile visivo di Project Warlock strizza enormemente l'occhio a quello degli fps classici realizzati con lo storico Build Engine, quali Wolfenstein 3D o Doom.

Nel mezzo, chiaramente, incontreremo fiotte di nemici da sbaragliare a colpi di accetta, coltelli, armi da fuoco o magie. Come da tradizione, non mancano le storiche aree segrete, presenti in ogni livello ed utili anche a raccogliere preziose risorse ai fini del sistema di progressione legato allo sviluppo del personaggio, di cui diremo in seguito.

Ritmo e gunplay sono senza dubbio alcuno i cavalli di battaglia di questo Project Warlock, che riesce a proporre un'esperienza ludica adrenalinica, avvincente ed immediata, ma non per questo troppo permissiva. Il livello di sfida, difatti, si rivela sempre estremamente soddisfacente, e arriva a raggiungere vette quasi hardcore al livello massimo di difficoltà, introducendo la permadeath.

Tra i vari livelli sarà possibile ottenere delle vite extra, tuttavia ogni volta che la barra della salute scenderà a zero, ne perderemo una definitivamente, oltre ad essere costretti a ricominciare il livello in questione daccapo. Non aspettatevi un'allegra passeggiata, specie al cospetto di alcune tipologie di nemici particolarmente coriacei.

Alla progressione classica, improntata sull'esplorazione dei dungeon per scovare nuove armi, bocche da fuoco o risorse, si affiancano alcune caratteristiche tipiche dei GDR. Avremo accesso sin dalle primissime fasi ad un hub nel quale potremo spendere dei punti ottenuti sul campo per sbloccare magie, potenziare le nostre armi in due varianti mutualmente esclusive per ciascuna e persino ottenere dei perk davvero utili.

Ciascuna arma potrà essere potenziata, scegliendo tra due varianti esclusive di upgrade.

Questi sono direttamente legati alle statistiche del nostro alter ego, che potremo implementare in quattro voci: vita, forza, capacità e magia. I perk danno accesso a vantaggi importanti, quali la possibilità di spostarci più velocemente ed eludere quindi meglio gli attacchi dei nemici, piuttosto che una rigenerazione vitale minima ad ogni colpo melee sferrato od un loot maggiore ottenuto dai nemici.

Tutto ciò si traduce in una formula eclettica e nel complesso efficace per quanto semplice, capace al contempo di preservare lo stile e la brutalità dei titoli cui si ispira, che restano il fulcro dell'esperienza. A mancare, certamente anche per la natura stessa dell'opera, è la varietà. L'avventura risulta una reiterazione continua di dungeon dalle ambientazioni che si alternano, ma permangono piuttosto simili nella struttura.

Ogni passaggio da una dimensione temporale all'altra sarà sancito dalla battaglia con un boss, e via di nuovo con la medesima prassi sino ai titoli di coda, che vedremo dopo circa 7-8 ore. La linearità è solo parzialmente compensata dalle aggiunte di circa una decina di magie (contando anche le armi che fanno uso di essa), o da un sistema di progressione comunque piuttosto semplicistico.

Alcune armi sfruttano i poteri magici, che sono una delle opzioni offensive e di supporto che il titolo offre oltre alle tradizioni armi da fuoco e da mischia.

Certamente il divertimento non manca, tra un ritmo molto elevato, un gunplay immediato,campionamenti sonori delle armi eccellenti ed una risposta efficace degli sprite dei nemici ai colpi inferti. Tutti elementi che denotano una ricerca ed una rievocazione di stilemi ludici classici degne di elogio, che raggiungono i vertici al cospetto di un comparto tecnico - artistico in cui spicca l'uso sapiente della pixel art, e che omaggia il tanto osannato Build Engine. Se a quanto detto aggiungiamo una colonna sonora heavy metal quanto più azzeccata ed adrenalinica possibile, il quadro è completo.

A cavallo tra nostalgia, rievocazione e una formula che tenta di non restare aggrappata morbosamente ai segni dell'invecchiamento videoludico, Project Warlock si prefigura a tutti gli effetti come un piccolo must-have per il giocatore più edotto e legato alle origini del genere degli fps, radicate negli anni 90. Si tratta, tuttavia, di un'esperienza ludica che per via della sua natura ripetitiva e tutt'altro che varia potrebbe non trovare il giusto riscontro in un pubblico più generalista, giovane e moderno. Una cosa è certa: di fascino, qui, ce n'è da vendere, ed il consiglio di dargli una chance è incondizionato e indistinto.

8 / 10