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Pumpkin Jack - recensione

Un gufo, un corvo e una zucca posseduta entrano in un bar.

Il progetto dietro Pumpkin Jack risale a un sempre più lontano 2017. E da allora, Nicolas Meyssonnier non si è mai fermato: il suo gioco offriva inizialmente un'atmosfera più cupa ma, come accaduto anche con il recente remake di Medievil, ha infine optato per un design maggiormente colorato e cartoon, che di orrorifico mantiene, di fatto, solo il folklore a monte della storia.

Il Diavolo, annoiato dall'eccessiva pace e bontà del mondo, ha infatti deciso di evocare un inarrestabile esercito di mostri e demoni per distruggere ogni cosa. Purtroppo (?) l'umanità ha trovato un campione, un potentissimo mago apparentemente in grado di fermare l'esercito del Male. Ecco quindi entrare in campo Jack, famoso per aver ingannato più volte il Diavolo in persona quando era ancora in vita e che quindi, rimandato sulla terra sotto forma di zucca posseduta, ha l'occasione di liberarsi dalla propria infernale prigionia, a patto di sconfiggere le forze del Bene e consentire la distruzione del mondo.

Se vi aspettate qualcosa sulla falsariga dei Darksiders, però, siete fuori strada; tanto per cominciare Pumpkin Jack è un progetto indipendente, portato avanti con i tempi, le risorse e le capacità del solo Meyssionnier, che ha realizzato ogni elemento del titolo ad esclusione della OST, dell'interfaccia di gioco e del porting su console. Se già il prezzo budget di 29,99 Euro non fosse stato indicativo, quindi, Pumpkin Jack non è un lavoro frutto di ambizione, ma di pura e semplice passione.

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L'avventura del Signore delle Zucche si snoda lungo sei livelli, della durata di circa 40 minuti ciascuno e con una deliziosa colonna sonora composta da Yohan Jager ad accompagnare le peripezie di Jack e dei suoi alleati, Gufo e Corvo. Il gioco si presenta come uno scolasticissimo platform tridimensionale, le cui ambientazioni ricalcano i sempreverdi stilemi del folklore horror e dark fantasy come i campi, il cimitero, la palude e la foresta incantata; non mancano però tocchi di classe inaspettati e un paio di rotture della quarta parete, che rendono l'esperienza di gioco piacevole dall'inizio alla fine, pur nella sua breve durata.

Pumpkin Jack, localizzato in un buon Italiano, racconta infatti una fiaba dark estremamente sopra le righe, che cita e al contempo ribalta ogni canone classico del genere, soprattutto in ambito videoludico: pur essendo palese la sua ispirazione al già nominato Medievil, infatti, i protagonisti dei due titoli non potrebbero essere più diversi l'uno dall'altro.

I vari livelli sono lineari, con giusto qualche bivio e strada opzionale a nascondiglio dei preziosi teschi di corvo; questi ultimi, se scambiati con il mercante del gioco, permettono l'acquisto di nuove skin per Jack, nel senso più letterale. La creatura, infatti, offre in vendita proprio delle pelli strappate da cadaveri trovati in giro... il che, per quanto inquietante possa suonare, non è nemmeno la peggior o più strana cosa in atto durante una fine del mondo per mano delle forze infernali.

Nonostante un uso stilizzato e decisamente 'rustico' dell'Unreal Engine 4, Pumpkin Jack regala diversi scorci memorabili.

A conclusione di ogni mappa, Jack dovrà affrontare un boss, che una volta sconfitto permetterà al protagonista di ottenere una nuova arma; i combattimenti sono tutti estremamente intuitivi e mai frustranti, sempre con il giusto grado di follia a far da contorno. Lo stesso purtroppo non può dirsi degli scontri con i nemici standard durante l'esplorazione, nei quali l'autore del gioco ha cercato di aumentare artificiosamente la difficoltà inserendo un sempre più elevato numero di avversari, piuttosto che un sistema di combattimento via via più profondo.

Le armi, infatti, sono svariate e tutte diverse fra loro, ma prive di un qualunque sistema di potenziamento, combinazione o specificità per la situazione... insomma, il giocatore potrà scegliere l'arma che preferisce e andare avanti con quella senza il minimo problema, grazie anche al supporto aereo del Corvo, in grado d'infliggere severi danni a distanza senza che Jack debba mai alzare un solo, rinsecchito dito.

Decisamente più ispirati saranno gli enigmi, da risolvere in sezioni in cui è possibile controllare esclusivamente la testa, o meglio, la zucca di Jack: niente forza bruta, solo pura logica, memoria ed energia zuccherina del malefico frutto indemoniato. Anche in questo caso, tuttavia, si tratterà di puzzle intuitivi e basilari, alcuni dei quali risolvibili in una decina scarsa di secondi.

Per superare alcuni enigmi, Jack dovrà letteralmente perdere la testa.

Infine, le sezioni di "fuga e corsa": che si tratti di un carrello da miniera, un carretto, un gargoyle o un cavallo fantasma, Jack si troverà spesso e volentieri a destreggiarsi tra un ostacolo e l'altro, cercando di non finire in poltiglia. Queste sono forse le fasi meno divertenti del titolo, perfette sulla carta, ma lunghe almeno il doppio del necessario per non risultare monotone all'interno di un gioco che, come già accennato, già non brilla per longevità.

Il destino di Pumpkin Jack si compirà infatti nel giro di circa cinque ore, che possono diventare leggermente di più nel caso in cui si punti a un'esplorazione accurata dei livelli, alla ricerca di tutti i teschi di corvo e dei misteriosi grammofoni. Il titolo tiene anche un conteggio delle morti complessive e dei tempi di completamento di ciascun livello, feature più che gradita e che dovrebbe assolutamente diventare la norma per tutti i videogiochi di questo genere.

La natura indie di Pumpkin Jack si fa purtroppo sentire anche sul versante tecnico: giocando su Xbox One X, non sono mancati vistosi cali di framerate tra una sezione e l'altra di alcuni livelli, come anche durante alcune zuffe particolarmente affollate; provato il titolo anche PC, possiamo confermare che i rallentamenti si sono presentati negli stessi, identici punti, il che ci fa sperare che possano essere risolti presto con un aggiornamento del software.

Non aspettatevi combattimenti particolarmente tecnici o difficili.

Pumpkin Jack è un gioco praticamente fatto in casa, senza troppe pretese, ma con tanto cuore: punta a celebrare giochi iconici come Medievil e Jak and Daxter, senza inventare nulla di nuovo dal punto di visto puramente ludico, ma regalando diverse ore di genuino intrattenimento grazie a idee semplici e ben posizionate, accompagnate da una storia estremamente sagace e pungente.

7 / 10