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Quando Sonic e Mario erano i protagonisti dei programmi per bambini - articolo

“Se siamo riusciti a far ridere sette milioni di bambini, qualcosa vorrà pur dire.”

”Le avventure di Sonic” è stata una delle poche serie animate ad aver avuto l'onore di essere registrata su videocassetta nella mia famiglia. Non è stato facile, dato che entrambi i miei fratelli erano più grandi di me, eppure ce l'ho fatta. Mio fratello, nonostante allora fosse un videogiocatore, trovava le puntate troppo sciocche. Alla fine però, programmi per adolescenti come “Bayside School” e “La squadra del cuore” avrebbero preso il suo posto, mettendo fine alla mia intensa relazione con le serie animate.

Con le recenti uscite dei nuovi giochi dedicati a Sonic e Super Mario, ho iniziato a chiedermi come mai Sega e Nintendo avessero accettato di concedere in licenza le loro preziose IP. Le due mascotte si sono contrapposte nei campi da gioco di tutto il mondo, anche se tutti sappiamo che Sonic è indubbiamente migliore. Personalmente, mi stupisco ogni volta che un gioco di Sonic esce su una console di Nintendo. Mi sono messo perciò a cercare più informazioni su questa serie animata, visto che nessuno sembra ricordarsela.

"La società di produzione DiC era fortissima all'epoca”, afferma Phil Harnage, uno degli scrittori di “Le avventure di Sonic” che ha lavorato anche a tutte e tre le serie di Super Mario per la televisione: “The Super Mario Bros. Super Show!”, “Le avventure di Super Mario” e “Super Mario World”. Oggi sembra strano pensare che una società possa essere stata coinvolta sia con Sonic che con Super Mario negli anni '90, ma Harnage sostiene che questa doppia collaborazione è dovuta totalmente alla mente che sta dietro alla DiC, ovvero Andy Heyward. “Era uno scaltro uomo d'affari e un venditore esperto”, dichiara. E in effetti è difficile non essere d'accordo. DiC stava dietro ad alcune delle più importanti serie animate e produzioni degli anni '80 e '90, tra cui “L'ispettore Gadget”, “Alvin Superstar” e “Denny”.

Guardate in che stato è Yoshi in quest'immagine.

Ripensando a questi show, ogni singola serie animata dedicata a Sonic e Super Mario in TV aveva delle differenze notevoli. La prima, “The Super Mario Bros. Super Show!” aveva una buffa introduzione live-action e dei segmenti conclusivi inframezzati da animazioni molto rigide. A differenza della prima serie, caratterizzata da un tono generale più oscuro, entrambi i seguiti di Mario, ovvero “Le avventure di Super Mario” e “Super Mario World” si sono mostrati decisamente più divertenti e colorati. In confronto però, “Le avventure di Sonic” hanno uno spirito molto più giocoso.

Reed Shelly è stato il creatore e uno degli scrittori delle serie animate di Mario e Sonic, insieme a suo padre, Bruce Shelly. Reed la ricorda come una bella esperienza, che riassume con una risatina, dicendo: “È stato lui a dovermi sopportare, non io a sopportare lui”.

È difficile riuscire a catturare e mettere per iscritto lo spirito culturale di quell'epoca, in ogni caso però, ho riguardato diverse puntate per lavorare a questo editoriale, soprattutto per catturare le differenze tra i media americani e britannici. A volte, piccole cose come le interruzioni pubblicitarie che mostrano i giochini dell'Happy Meal o la nuova versione di Stretch Armstrong erano parte integrante della televisione e le serie animate avevano quasi una semplice funzione di pubblicità per far conoscere gli ultimi giochi. A parte le console da gioco, gli unici prodotti high-tech in circolazione erano i walkie-talkie per bambini. Il marketing diretto sui bambini era la norma, ma nonostante ciò, la DiC s'impegnava concretamente e seriamente per dare vita a personaggi provenienti dai giochi più amati.

E la cosa non fu per nulla facile. “Ce ne stavamo seduti uno di fronte all'altro a lavorare per tredici ore consecutive al giorno, durante le vacanze e nei fine settimana”, mi racconta Shelly ripensando a quando lavorava con suo padre. “Ci assomigliamo… e, ad essere onesti, penso che manchi ad entrambi quel periodo. È stato divertente.”

La serie TV animata di Super Mario avrà mica previsto i giochi della serie Galaxy?

Harnage invece ha tentato a lungo di familiarizzare con Super Mario. “Non sono mai stato molto bravo con i videogiochi, ma ho giocato a Mario perché il produttore interno era un fanatico e aveva una console Nintendo nel suo ufficio”, mi racconta durante la nostra lunga discussione. “La maggior parte delle volte mi sedevo a guardarlo perché era molto bravo e mi diceva che c'era questa o quella creatura a cui dovevo stare attento. Mi ha insegnato tutto di quell'universo”.

Tutto questo è stato decisamente utile per la realizzazione delle diverse serie animate di Mario. “Sarebbe stato diverso dai giochi, ma doveva averne comunque dei punti in comune... cose come i Goomba, le Piante Falò… Nintendo però ha revisionato le sceneggiature e si è assicurata che tutto andasse bene.” Si tratta di una procedura standard per qualsiasi prodotto realizzato sotto licenza. La cosa poi non sorprende, considerata la fama di Nintendo come di un'entità molto protettiva nei confronti dei suoi franchise.

Harnage però sostiene che non è sempre stato così. “Ci hanno anche permesso d'inserire cose che non erano presenti nel gioco senza nessuna forma di opposizione”, dice. “Penso che abbiano apprezzato la nostra scelta di far apparire Mario nel selvaggio west, nel futuro e sott'acqua. Quello che abbiamo fatto è stato di prendere una fiaba familiare, una leggenda che i bambini conoscevano già e costruirci un episodio animato attorno, cercando di renderlo il più divertente possibile.” (Questo non dovrebbe sorprenderci, visto il corso che hanno preso i giochi durante gli anni, ancora di più se si pensa ad un gioco così variegato come Odyssey). La libertà creativa degli scrittori ha dato alla luce anche alcune sequenze diventate famose come il meme di "Mamma Luigi", in cui un piccolo Yoshi continua a chiamare Luigi “mamma”. Gli episodi di Super Mario erano di solito caratterizzati da situazioni al limite dell'assurdo, soprattutto nelle scene che hanno come protagonisti Mario e Luigi, che un po' alla Stanlio e Ollio, si trovano spesso a bisticciare per poi aiutarsi reciprocamente.

Naturalmente non ho potuto resistere dal ricordare ad Harnage l'epico flop del film live-action di Super Mario Bros. per poi chiedergli se al tempo fosse stato contattato per la sua realizzazione. “No, e ne siamo stati molti felici perché era odiato da tutti! Una totale perdita di tempo e talento”, dice.

Ho chiesto poi se un show del genere si sarebbe potuto realizzare oggi, partendo dal presupposto che le nuove serie hanno meno spettatori ma una base di fan più accaniti, grazie ad Internet. “Sembrano prodotti provenienti da una capsula del tempo”, dice Shelley. “È un mondo così diverso ora, soprattutto per i bambini. Le serie animate erano realizzate e pensate per un'epoca diversa.” Ma Shelly considera questi show animati come un successo? “Penso di sì. Tutte le volte che abbiamo ripensato alla serie ci siamo detti: se siamo riusciti a far ridere sette milioni di bambini, qualcosa vorrà pur dire. Poi sono invecchiato e ho iniziato a lavorare a serie animate per bambini di età prescolare, come Teenage Mutant Ninja Turtles, diventando un vero e proprio eroe all'asilo, nella classe della mia figlia più grande”, aggiunge prima di scoppiare a ridere.

Ascoltiamo sempre Sonic.

Harnage oggi continua a scrivere sceneggiature per la TV, concentrandosi in particolare su serie per bambini di età prescolare di portata internazionale. “Questo perché credo di essere molto bravo in quello che faccio. Devo avere proprio una personalità molto infantile ed emotiva ferma all'età di quattro anni”, ride prima di aggiungere in fretta “ho realizzato anche cose più impegnative, come Double Dragon”. Nel corso degli anni ha ricevuto diverse nomination agli Emmy per Albertone e Sherlock Holmes - Indagini dal futuro. Shelly adesso lavora presso una società di marketing digitale, ma non ha escluso del tutto il ritorno allo showbiz. “Adesso mi sto dilettando di roba sicuramente più vicina al mondo di YouTube”, dice, riferendosi al suo lavoro con la figlia, anch'essa interessata all'intrattenimento. “Voglio dar vita a qualcosa di molto brutto senza mettere in mezzo nessun altro”, aggiunge ridacchiando ancora una volta.

Alla fine della nostra conversazione ho sollevato la questione delle scenette finali dedicate al “Sonic Says” de “Le Avventure di Sonic”, un utile momento informativo presente in molte serie per bambini sia nel passato che nel presente, delle scenette spesso imposte dal governo americano o dalle reti televisive. “Erano interessanti perché a volte mi davano l'opportunità di affrontare argomenti molto difficili da gestire”, dice Harnage che si è occupato della scrittura di queste scene. “Ricordo di essere stato criticato, non dalla rete, ma da qualche fan di Sonic che sentiva che mi ero spinto troppo oltre facendo dire a Sonic di stare lontano dagli sconosciuti. Immagino sia strano per un fan vedere delle scenette simili, ma d'altra parte, se siamo riusciti ad aiutare o ad evitare problemi anche solo ad un bambino, la cosa non può che essere buona”.

Una delle pubblicità progresso per bambini più famose in Gran Bretagna coinvolgeva, per pura coincidenza, dei ricci che attraversano la strada in totale sicurezza." Chiedo anche a Shelley di parlarmi dei “Sonic Says”, riportando un aneddoto del mio periodo dell'università quando il personale del dormitorio è stato obbligato a mettere dei cartelli che avvisavano gli studenti di non mettere nel microonde nulla che fosse contenuto nella carta stagnola. Ride, prima di aggiungere “ha ancora un certo peso”. Riflette sulla frammentazione dei media di oggi dicendo che, sebbene abbia aperto le porte a nuove opportunità, “in quanto società, abbiamo perso molto, come in una tribù che condivide tutto. E in parte, ciò è dovuto alla mancanza di una cultura condivisa.”

Come sono cambiate le cose per quanto riguarda la TV per bambini e i videogiochi nel corso degli anni? “Come tutti sappiamo ci sono ancora molti sequel e molti dei prodotti realizzati si basano su altro materiale”, dice Shelly. “Non credo che quel modello cambierà mai… molta di quell'innocenza però è andata perduta.” Questa frase mi ha dato quel pugno allo stomaco nostalgico che stavo cercando proprio con quest'articolo.

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Emad Ahmed

Contributor

Emad Ahmed is a freelance writer covering games (among other things) and what they say about our world. His desk usually has one stack of unplayed games and another of unread books.

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