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Rainbow Six Extraction Recensione: Uno spin-off PVE che ammicca a Siege

Il magnifico gunplay di Rainbow Six Siege, declinato in qualcosa di completamente nuovo.

Il 2021, oltre che per le inondazioni, i cataclismi e una pandemia mondiale che ci ha tenuti a casa per gran parte dell'anno, verrà inoltre ricordato dalla posterità per aver dato il via a una timida, nuova età dell'oro dei cooperativi online, un filone che negli ultimi anni aveva fatto qualche fatica a superare la fase di pitching negli uffici dei più importanti publisher dell'industria dei videogiochi.

La nuova pista è stata battuta in primis da Back 4 Blood, l'erede di uno dei franchise di maggior successo nel campo degli shooter co-op, e i suoi ottimi risultati hanno dato dimostrazione che forse, anche in un mercato iper-affollato, c'è ancora spazio per esperienze di questo tipo.

Sebbene ad oggi ci siano tutte le premesse per rivivere una "Belle Époque" del cooperativo, l'esempio di Evolve (e in realtà, di molti altri) ci insegna che lavorare a un gioco online PVE è sempre estremamente complicato e pubblicarne uno nasconde tantissime inside. Siamo talmente abituati a veder fallire dei progetti con un ottimo potenziale che, come meccanismo di difesa, ci troviamo ormai ad accogliere ogni nuovo co-op con una sostanziale dose di scetticismo. Rainbow Six Extraction, al momento del reveal, non fu da meno.

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Lo spin-off PVE di Rainbow Six Siege, sebbene potesse contare sul successo planetario del capitolo principale, nasceva ai nostri occhi come un progetto secondario, poco ambizioso, orientato a fare largo uso degli asset riutilizzati di Siege con l'unico obiettivo di rimpinzare la line-up dell'anno fiscale di Ubisoft. Attraverso due distinte prove svolte negli ultimi mesi, ci siamo lentamente ricreduti sulla nuova creatura del publisher transalpino, e oggi siamo pronti a tessere le lodi di uno degli shooter cooperativi più interessanti degli ultimi tempi.

Le fondamenta da cui Rainbow Six Extraction sviluppa la sua formula sono state gettate nel 2018 con l'evento a tempo limitato Outbreak, che in Rainbow Six Siege metteva gli operatori a stretto contatto con una minaccia del tutto inedita per il gruppo. Una capsula Sputnik risalente agli anni '60, precipitata misteriosamente sulla cittadina americana di Truth or Consequences, aveva portato alla diffusione di un letale patogeno alieno noto come Chimera, in grado di assorbire le persone e trasformale in letali, aggressivi abomini.

L'evento ebbe talmente successo tra la community del gioco al punto di convincere Ubisoft a realizzare, alcuni anni dopo, uno spin-off stand alone di quell'esperienza, che ne approfondisse le meccaniche e sviluppasse il concept in qualcosa di completamente nuovo per il panorama degli shooter cooperativi sul mercato.

Il risultato di quell'impulso creativo è Rainbow Six Extraction, uno sparatutto in prima persona costruito a partire dall'eccellente gunplay di Siege, nel quale in compagnia di 2 amici ci troveremo ad affrontare la minaccia posta dagli Archei. L'infezione aliena, improvvisamente, si diffonde ai quattro diversi angoli degli Stati Uniti e solo svolgendo alcune missioni di ricerca nei ground zero del contagio l'umanità potrà finalmente scoprire come si può combattere Chimera.

Scegliere con attenzione gli operatori più adatti è tanto importante quanto equipaggiarli con i giusti accessori.

A questo punto entra in gioco la squadra Rainbow, o almeno una sua divisione, il team React, un'equipe scientifica composta da alcuni degli operatori più celebri di Siege, pronti a utilizzare le loro capacità uniche in queste rapide incursioni nelle zone calde dell'epidemia. Una partita si snoda attraverso tre diversi round, giocati in altrettante arene, separate da una camera stagna nella quale si può riprendere brevemente fiato tra un combattimento e l'altro. Ogni round ha un obiettivo diverso, selezionato casualmente all'inizio di un match tra un vasto novero di missioni molto diverse tra loro.

Queste sono generalmente di tre categorie e, come abbiamo spesso sottolineato nei nostri precedenti articoli, sapranno mettervi a durissima prova anche a difficoltà minime. Ci sono quelle dove lo stealth è mandatorio, poiché ad esempio richiedono di eliminare alcuni nidi senza allertare i nemici vicini, oppure salvare un ostaggio evitando che esso venga ucciso da un Archeo contrariato per la nostra presenza. Un altro genere di obiettivi vi terrà invece impegnati nella difesa di una specifica zona della mappa, magari perché state scannerizzando alcuni dati preziosi o distruggendo con dell'esplosivo delle strutture Chimeriche. O infine, potreste ritrovarvi a dover dare la caccia al nemico, affrontando a viso aperto ogni aberrazione che il parassita ha generato, cercando di eliminare alcune creature specifiche nascoste per l'ambientazione.

È doveroso a questo punto ribadire come l'esperienza offerta da Rainbow Six Extraction, quasi paradossalmente, sia sempre caratterizzata da un'elevatissima difficoltà di fondo, una scelta particolare per un publisher che ha sempre cercato di rendere alquanto accessibili tutti i suoi prodotti. Il gioco offre 4 livelli di difficoltà, legati ciascuno a una delle altrettante ambientazioni che possono fare da sfondo a un'incursione, e per darvi un'idea di quanto ostile possa essere Extraction vi basterà sapere che solo in rarissime occasioni siamo riusciti a superare il secondo.

La curva d'apprendimento è dannatamente ripida ma, con l'esperienza e lo spirito d'osservazione, capirete anche voi qual è la vera chiave per il successo di una missione. Come non poteva essere altrimenti, considerando da quale costola proviene il DNA di Extraction, una buona strategia per la vittoria finale è non commettere mai l'errore di scambiare il gioco per un clone di Left 4 Dead.

Quando si viene scoperti, i nidi nelle vicinanze cominciano a far spawnare un flusso inarrestabile di creature.

Certo, ci sono i mostri e siamo armati fino ai denti, ma nel nuovo shooter di Ubisoft dovrete scordarvi di affrontare la missione come se foste in un banalissimo run & gun. Proprio come in Siege, tattica, preparazione e strategia sono le vere variabili in grado di condurvi vivi all'estrazione finale, e proprio questa componente cerebrale applicata ai combattimenti fa la fortuna di una ricetta ludica così atipica.

Tanto per cominciare, sarà fondamentale scegliere i giusti operatori per i giusti incarichi. Nel caso di un round di Sabotaggio, nel quale la squadra deve difendere tre cariche d'esplosivo per un breve lasso di tempo, rinforzare le pareti più vulnerabili per evitare di venire sopraffatti dal nemico potrebbe essere una buona idea, ma scegliere un operatore come Tachanka vi assicurerà un costante fuoco di copertura con la sua torretta. Al contrario, in una missione d'infiltrazione, osservare la mappa con un drone per evidenziare la posizione di tutti gli Archei nei dintorni potrà salvarvi la vita, e le chance di sopravvivenza saranno ancora maggiori se avrete dalla vostra personaggi come Pulse, Lion e Vigil.

Ma in definitiva, è davvero così grave fallire una missione? Non ce la si cava con un po' di fortuna e un sanguinoso processo di trial and error? Se fosse così, non avremmo utilizzato termini come "ostile", per descrivere la formula di Rainbow Six Extraction. Ogni operatore utilizzato sul campo, dovesse uscirne vivo, si porterà con sé tutte le ferite subite dopo l'azione, e solo svolgendo altre missioni esso potrà progressivamente curarsi per tornare al massimo degli HP. Se invece si viene sconfitti, cosa che non immaginate nemmeno quante volte finirà col capitarvi, il personaggio in questione viene rimosso dal roster degli operatori disponibili, e dovrete essere voi a salvarlo in una partita successiva completando un obiettivo speciale che prevede proprio di localizzare ed estrarre il compagno disperso.

Con l'aumentare della difficoltà, ci potremo trovare di fronte creature sempre più coriacee e letali.

Tutto qui? Assolutamente no. Il gioco terrà conto del numero di punti esperienza che ogni operatore vi avrà fatto guadagnare dall'inizio del gioco, e ogni volta che avviate un match starete essenzialmente scommettendo l'intero ammontare di quegli XP sulla vostra sopravvivenza. In caso di morte, essi vengono rimossi dalla progressione del vostro account, e solo salvando il personaggio in questione entro un determinato numero di tentativi, potrete recuperarli.

Se consideriamo l'accesso ad una partita come una vera e propria scommessa che ha in palio i punti esperienza del giocatore, assume tutto un altro significato la presenza dei terminali d'estrazione nelle 3 sotto-zone di cui è composta la mappa, che possono essere raggiunti in ogni momento per lasciare la zona e mettere al sicuro il bottino di XP accumulati fino a quel punto. La logica è molto simile a una dinamica di "lascia o raddoppia", nella quale ogni volta la squadra dovrà decidere se proseguire per completare i 3 round mettendo in gioco molto del loro patrimonio, oppure uscire al momento opportuno per non incappare in un rovinosissimo game over.

L'intera struttura ludica di Rainbow Six Extraction ruota quindi sull'ottenimento di XP, con i quali si possono appunto scalare i ranghi di un non troppo complesso sistema di progressione, composto da ben 30 livelli, che premiano di volta in volta il giocatore con nuovi personaggi, nuove ambientazioni, modalità inedite ed equipaggiamento React sempre più potente. Ogni operatore è poi dotato di un proprio sistema di progressione, che favorisce l'ottenimento di equipaggiamento aggiuntivo, oltre che di corposi buff alla salute e all'efficacia del suo gadget.

Come abbiamo potuto scoprire passando diverse ore tra gli Archei di Extraction, non è particolarmente longevo il percorso che conduce all'ultimo, ambito livello del sistema di progressione. In poche ore siamo arrivati a metà del tragitto, anche perché è sempre possibile, da soli, avviare una partita con una quantità di nemici scalata in base al numero dei partecipanti, ottenendo pochissimi punti esperienza a fronte di una difficoltà sensibilmente ridotta.

Uno degli elementi meno riusciti dell'intera produzione è legato al design degli Archei, troppo generico e poco ispirato.

Per ovviare a questo problema, Ubisoft ha scelto di rinforzare l'endgame di Rainbow Six Extraction con alcune attività davvero impegnative come il Protocollo Maelstrom, un'unica incursione composta dalla bellezza di 9 round di difficoltà crescente, che promette su base settimanale di privarvi di ore e ore del vostro tempo libero in cambio di preziosissime ricompense estetiche a tempo limitato. Ci sono poi gli eventi speciali, che mettono in gioco condizioni di gameplay uniche che non si possono incontrare in una normale partita. Siamo estremamente curiosi di scoprire come questi eventi sapranno donare un minimo di varietà al gameplay, che indubbiamente corre il rischio di risultare un po' ripetitivo dopo settimane di incursioni sulle stesse mappe, contro gli stessi nemici.

Sul fronte grafico, dobbiamo ammettere di essere rimasti colpiti dal lavoro svolto da Ubisoft, che ha messo in piedi un comparto tecnico di tutto rispetto sebbene la matrice fosse la stessa di un videogioco del 2015. È chiaro, molte delle texture che ricoprono gli ambienti delle mappe ricordano da vicino le arene di Rainbow Six Siege e dando uno sguardo a un frame del nuovo titolo della compagnia francese noterete subito la somiglianza tra loro, ma è sorprendente la resa che lo studio è riuscito a incassare su console.

Abbiamo provato il gioco su Xbox Series X, ed eravamo genuinamente pronti a trovarci di fronte qualcosa che fosse poco più di un porting del comparto grafico di Siege. In barba alle nostre aspettative e ai dubbi che covavamo dal lancio, Ubisoft ha invece dimostrato di aver dato la giusta importanza a questo progetto, proponendo una versione del motore di Siege migliorato sotto tutti i punti di vista, dai modelli alle texture, dagli effetti all'illuminazione.

Quando si viene abbattuti, il resto della squadra può portare il nostro corpo al punto d'estrazione per metterlo in salvo.

Rainbow Six Extraction, sgretolando uno ad uno tutti i nostri pregiudizi, si è rivelato un validissimo shooter cooperativo, supportato da tante idee acute e originali, combinate con un gameplay che dopo anni di interventi e modifiche, è ormai lo stato dell'arte dello sparatutto in prima persona. Questo connubio, che da solo potrebbe fare la fortuna di tanti videogiochi, è poi supportato da un approccio hardcore raffinato e tagliente, che ad ogni singola partita pretenderà il massimo della vostra concentrazione.

Gli unici elementi in grado di non convincerci appieno sono relativi alla natura stessa di Extraction, che a causa della sua ripetitività di fondo potrebbe allontanare parte della sua base giocante se il flusso di nuovi contenuti dovesse interrompersi. Ci chiediamo poi se il pubblico, principalmente composto da giocatori casual, sia pronto ad accogliere un'esperienza che promette di prendere a schiaffi chiunque, anche al primo livello di difficoltà. Siamo curiosissimi di scoprire come reagiranno i giocatori. Saranno attratti o respinti, dal feroce e ostile temperamento di Rainbow Six Extraction?

8 / 10