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Raised by Wolves (s01) - recensione

Ecco che ne pensiamo della nuova serie TV di Ridley Scott.

Ridley Scott è un regista e produttore capace di attirare sempre molto interesse sui suoi progetti. È anche responsabile di molti film entrati nella storia: sarebbe inutile stilare un lungo elenco ma nominiamo tra i tanti Alien e Blade Runner, che già sarebbero sufficienti.

Nel tempo ha mantenuto un particolare interesse nei confronti della fantascienza, come dimostrano due dei lavori più recenti, Prometheus e Alien Covenant, genere che all'interno di contesti spettacolari permette di continuare a parlare della natura umana e delle sue contraddizioni, con il peso (e la responsabilità morale) di portare sempre con sé, in altri tempi e in altri mondi, i suoi invincibili difetti, i suoi insuperabili limiti, le sue crudeli caratteristiche.

Ritroviamo adesso Scott come produttore esecutivo e regista dei primi due episodi della serie Raised by Wolves (di HBO, in Italia distribuita da Sky), affiancato dal figlio Luke (che dirige anche lui due episodi). La storia è scritta da Aaron Guzikowski, autore di Prisoners, The Red Road, Papillon.

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C'è un pianeta desolato e ostile, Kepler-22b, dove atterra una piccola astronave in fuga dalla guerra che ha devastato il mondo, un conflitto feroce fra credenti, detti Mitraici, e atei. La navicella contiene due androidi, uno maschile, uno femminile, Padre e Madre. Hanno degli embrioni di esseri umani, da coltivare e far crescere.

Madre è invulnerabile, spietata, feroce (splendida performance di Amanda Collin, per movenze ed espressività), un androide da combattimento piegato però a compiti materni che svolgerà con tale dedizione da restare coinvolta dal proprio ruolo. Padre invece, che per questo scopo è stato progettato, in esso si annulla salvo poi anch'egli dei rigurgiti di "sentimenti" (andando con lo zoppo ...).

Madre ha un'irrequietezza che la porta lontano dai suoi doveri, mentre Padre fatica ad adeguarsi alla sua compagna, passando attraverso vari livelli di crisi senza però venire mai meno ai propri doveri. La coppia subisce uno sviluppo molto umano nel proprio rapporto, riuscendo più simpatica di tutti i personaggi umani che nel frattempo entrano in scena.

Il nuovo umano cui affidare i vecchi valori.

Perché purtroppo sul pianeta naufraga l'astronave sulla quale molto più banalmente i credenti erano fuggiti, in cerca di un nuovo pianeta su cui trapiantare la specie umana sopravvissuta, che si porta al seguito tutti gli esecrabili difetti che avevano portato alla sua distruzione. Nella narrazione infatti i peggiori sono sempre i "credenti", con quella fissazione di convertire o distruggere, con i loro riti vuoti e l'insopprimibile desiderio di prevaricazione di una parte della società (politici, religiosi, notabili) sul resto del vile popolo, considerato solo manodopera sfruttabile a vario livello, pura carne da macello. Anche fra gli umani si evidenzierà una coppia maschio/femmina, due resistenti atei che per salvarsi hanno assunto l'aspetto di due credenti. I quali avevano un figlioletto, ben indottrinato, che al suo risveglio dal sonno criogenico si lascia ingannare dai due.

I due mondi entrano di nuovo in contatto, inevitabilmente ostile, dando luogo a un nuovo conflitto anche sul pianeta che, di suo, è già sufficientemente ricco di minacce misteriose. Umani e androidi vanno incontro a evoluzioni diverse: c'è chi si umanizza e chi, al contrario, si lascia permeare da feroci credenze mistiche.

I bambini umani entrano in contatto con Campion, il figlioletto interamente umano ma cresciuto dagli androidi, e si evidenzia la debolezza dell'agnostico (il più civile e libero), troppo permeabile però, vittima di molti dubbi e ondivago, specie rispetto alla fede incrollabile di Paul, "figlio" della coppia infiltrata (quelli civili, razionali sono sempre più deboli dei fanatici oltranzisti, cui viene concesso troppo spazio, troppa di quella libertà d'azione che loro invece negano agli avversari).

Un eroe, un deviato.

Anche se nella narrazione la serie risulta indubbiamente interessante, bisogna però aspettare di arrivare fra il quinto e il sesto episodio per trovare qualcosa che soddisfi la parte più sentimentale degli spettatori, che in presenza di interazioni fra androidi e umani ha sempre alte aspettative.

Perché fino a quel momento la storia intriga ma non appassiona, incuriosendo certo sulla meta ma senza dare quella dipendenza che una serie di successo provoca nello spettatore. E fa sobbalzare un aggancio finale con i due più recenti film di Scott, forse a livello solo visivo, forse no. Nel frattempo l'umanizzazione di Madre le costerà un prezzo inatteso, costituendo un traino per una seconda stagione.

Ottima la scelta di Amanda Collin, finora poco notata, per quello che per noi è il personaggio più interessante, Madre, punto forte della serie con una presenza scenica davvero potente. Anche Abubakar Salim è un Father convincente, quasi commovente. Travis Fimmel (star di Vikings) è sempre inquietante nella sua evoluzione tragica, affiancato dall'interessante Niamh Algar, bella e virile per necessità (attrice che abbiamo da poco visto nella serie MotherFatherSon con Richard Gere).

Una Madre divina.

Il ragazzino, Winta McGrath, è fisiognomicamente debole e permeabile. Ethan Hazzard è adeguatamente detestabile nel ruolo del subdolo figlio di sacerdoti, abituato a detenere una comoda posizione di superiorità sociale. Fotografia e scenografia sono al livello cui Ridley Scott ci ha abituati, bellissime le musiche di Marc Streitenfeld e Ben Frost, che firma anche la canzone che scorre sulla fascinosa sigla iniziale cantata da Mariam Wallentin.

Raised by Wolves offre una trama oscura ma senza dubbio originale, con un aspetto visivo interessante, cupo e inquietante, in cui scorrono molti temi: la fede che ciascuno non sempre pone dove vorrebbe, dovendo scegliere fra un creatore superiore o la pura scienza; l'uso (abuso) delle donne, contenitori volenti o nolenti della Vita; la scleroticità umana, che riporta in ogni nuovo mondo esattamente i difetti che ne hanno determinato la distruzione come l'assolutismo religioso, le differenze di classe, i pregiudizi incancreniti. E la ferocia che è insita nella sua natura.

Questa prima stagione accumula misteri che non sempre trovano soluzione, lasciando perplessi e forse non sufficientemente intrigati da attendere la seconda, anche se il finale è indubbiamente potente. Se ci sono Adamo ed Eva, dove sarà il Serpente?