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Reassembly, fantasia e riflessi - recensione

LEGO nello spazio, o quasi…

Quando da piccoli giocavamo con le costruzioni e sognavamo di diventare architetti, mai avremmo pensato a quante declinazioni sarebbero esistite per le nostre ambizioni. Sì, perché in principio era il blocco semplice, compatto, ingombrante. I più anziani ricorderanno quelli di legno colorato, noi quelli in plastica colorata venduti in un unico grande secchio trasparente. Ma anche i LEGO, i Meccano e i loro surrogati che hanno acceso la fantasia dei bambini.

Ogni bambino ha vissuto questa evoluzione, condividendo probabilmente un passato comune anche con gli sviluppatori di Reassembly, un titolo indipendente che miscela questa meccanica a quelle di un classico sparatutto 2D alla Asteroids, portando il tutto su scala planetaria e garantendo al giocatore la possibilità di esplorare, sbloccare e soprattutto costruire una propria avventura, in una galassia fatta di blocchi poligonali a completa disposizione del giocatore.

Il gioco ci dà totale libertà, generando proceduralmente a inizio partita una mappa completamente esplorabile, una galassia pixellosa, non molto grande a dire il vero, ma completamente plasmabile. Una volta scelta l'astronave con cui partire, l'unico scopo sarà esplorare le aree libere per conquistare le basi spaziali abbandonate e costruire il proprio impero.

Per farlo però è necessario costruire una flotta e utilizzare le risorse disponibili, personalizzando così la propria navicella iniziale. Più risorse consentono di sbloccare nuovi moduli e nuovi pezzi che, in base a ben determinati limiti (non potremo costruire navi grandi quanto tutta la mappa), dovremo modificare e migliorare in prima persona.

È possibile dare vita a flotte complesse e numerose, in grado di proteggere la vostra nave madre anche dagli assalti peggiori. Per farlo bisognerà però lavorare sodo.

Il cuore del gioco, o quanto meno una delle sue parti, è quindi l'editor, una sorta di foglio millimetrato che a partire da un piccolo trapezio, ci consente di dar vita alla prima delle nostre navette. Per far ciò il giocatore unisce tra loro varie forme geometriche creando strane o aggraziate forme (i risultati possono variare a seconda delle inclinazioni di ciascuno), solo per dar vita al proprio mezzo di trasporto.

È possibile costruire e migliorare diversi tipi di velivoli, ideare navette secondarie da usare alla bisogna grazie all'utilissimo modulo factory (che consigliamo di avere sempre a portata), aggiungere armi di diverso tipo... insomma, Reassembly è un gioco per i maniaci della creatività, un titolo che si riassume facilmente nella formula "costruisci, raccogli risorse, costruisci ancora, distruggi tutti i nemici".

Grazie a questa semplice meccanica Reassembly trasforma ciò che potrebbe sembrare un semplice gioco di battaglie spaziali in qualcosa di decisamente più profondo e interessante. Ma questa formula porta con sé pregi e difetti non indifferenti, molti dei quali direttamente dipendenti dalle inclinazioni dei giocatori.

Se non si è tra coloro che desiderano, anzi agognano spendere il proprio tempo su un editor alla Spore pur di crearsi la navetta perfetta, allora Reassembly perde molta della sua attrattiva. E la longevità si contrae e lascia spazio a uno sparatutto nemmeno troppo ispirato, con uno stile grafico interessante ma che non riesce a incollare allo schermo.

I vari schieramenti si differenziano per colore e questa peculiarità, unita allo stile grafico del titolo, può dare adito a spettacolari scorci.

Al contrario, chi apprezza la customizzazione sino alla morte potrebbe trovarsi di fronte un gioco infinito, esplorabile fino alla fine dei tempi e pieno di chicche da scoprire. Non ci sono infatti solo navi da sbloccare mano a mano che si completano gli obiettivi della mappa e si sbloccano i vari trofei di Steam, c'è anche un interessante editor delle mappe.

Questa è forse una delle modalità più atipiche che ci sia mai capitato d'incontrare, con un unico grande sfondo nero, con una scritta al centro che dice: "In principio era la riga di comando". Un indizio che gli appassionati di avventure grafiche non potranno non apprezzare, nonché un'introduzione al metagioco insito nell'editor.

Per modificare una mappa dovremo agire in maniera testuale, con la tastiera, digitando e concatenando comandi. Durante la nostra prima partita, memori di un simile minigioco in Enter The Matrix, ci siamo aiutati scrivendo "Help" e testando vari comandi sino a che non siamo riusciti a ottenere qualcosa che somigliasse a una mappa. Noi ci abbiamo impiegato una buona mezz'ora ma anche qui, come sopra, i risultati possono variare.

Tornando al gioco vero e proprio, possiamo senza dubbio dirvi che poi... poi..., ecco, appunto, poi? Reassembly è tutto qui. Poche modalità, una manciata di razze da sbloccare e un buon stile grafico. Tutto ruota intorno all'editor, alla necessità di raccogliere risorse e conquistare le basi avversarie: per il resto si tratta di un normalissimo titolo d'ambientazione spaziale, ben sviluppato, interessante e divertente, ma non certo un capolavoro.

Anche la palette dell'editor delle astronavi è completamente customizzabile. Trovare la giusta combinazione di parti per costruire la navetta perfetta non sarà però facile.

A questo punto, tirando le somme, non possiamo che ammettere che Reassembly ci ha tenuti per alcune ore incollati davanti allo schermo, a cercare risorse e costruire nuove astronavi (alle volte con risultati anche rovinosi). Ci ha divertito e piacevolmente sorpreso, ma lo abbiamo trovato anche in difetto sotto un certo punto di vista.

Manca di quel mordente che un gioco alla Minecraft dovrebbe avere, di quell'immediatezza propria del titolo di Mojang. Però, proprio come Minecraft, è uno di quei titoli che o si odiano o si amano, e tutto sta a capire se abbiamo voglia di scervellarci o se non è meglio scaricare l'ultimo Geometry Wars.

7 / 10

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A proposito dell'autore
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Fabio Davide

Contributor

Giocatore fin dalla più tenera età, fagocita di tutto ma digerisce solo i veri capolavori. Dopo 7 anni nel settore del gaming aveva pensato di trovarsi un lavoro nella ristorazione, ma poi ha ceduto al fascino di Eurogamer.
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