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Resident Evil Welcome to Raccoon City Recensione: Alice non abita più qui

Arriva il reboot ma è senza Milla Jovovich.

Dici Resident Evil e pensi: videogame, film, Milla Jovovich, Paul W. S. Anderson, Capcom, Umbrella Corporation, Raccon City, non necessariamente in quest'ordine.

Il notissimo videogame è nato nel 1996 e ha generato film (in live action e anche in animazione), fumetti, libri e merchandising vario. La serie di sei film è iniziata nel 2002, facendo di Milla Jovovich una star di un certo genere di cinema, fossilizzandola però in un ruolo che le ha dato fama ma le anche impedito di esplorare altre sue possibilità.

Paul W. S. Anderson, regista al quale nessuno potrà mai perdonare il Mortal Kombat del 1995, con alle spalle un solido e lungo matrimonio con la sua attrice preferita, ha diretto quattro film della saga occupandosi della sceneggiatura di tutti e sei.

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Dopo cinque anni dall'ultimo capitolo, lascia il timone a Johannes Roberts (47 metri, The Strangers), che scrive e dirige questo reboot e riparte da tutt'altra angolazione: niente più Milla nuda che si risveglia in un piatto doccia, Alice qui non c'è, inventata solo per il primo ciclo cinematografico. Qui ci si ispira ai primi due videogame, si dice con la benedizione del nume Kobayashi, storico programmatore e produttore della Capcom.

Resident Evil: Welcome to Raccon City ci porta nel 1998, in una notte obbligatoriamente buia e tempestosa nella misera cittadina del Midwest più depresso, dove può piovere per sempre, per parafrasare la celebre battuta del Corvo. La protagonista è Claire Redfield (la bella Kaya Scodelario), che incontriamo mentre sta cercando di raggiungere il fratello Chris (Robbie Amell), che proprio lì fa il poliziotto.

Scopriamo che Claire e Chris hanno condiviso anni angoscianti nel locale orfanatrofio, che Claire se ne è andata appena ha potuto mentre Chris è rimasto addirittura a lavorare per la multinazionale dai loschi progetti, la Umbrella Corporation, ignorando i molti segnali d'allarme. Ma dovrà arrendersi all'evidenza, quando anche lui si troverà di fronte all'orrida mutazione dei cittadini, che a catena si tramutano in mostri sanguinari. Con lui ci sono tre colleghi, nomi noti del videogame, fra cui Jill Valentine (Hannah John-Kamen), Albert Wesker (Tom Hopper) e Leon S. Kennedy (Avan Jogia), recluta davvero inetta ma che si riscatterà nel finale.

Due dei nuovi protagonisti, Kaya Scodelario e Avan Jogia.

Oltre che nella stazione di Polizia, una lunga serie di combattimenti li porterà nei sotterranei della villa Spencer e del terribile orfanatrofio, sotto cui si trova il "nido", luogo degli aberranti esperimenti del Dottor Birkin (Neal McDonough, storica faccia da villain). Con una fuga convulsa nello storico treno sotterraneo, il gruppetto di sopravvissuti, nuovi eroi di una futura saga, uscirà a rivedere l'alba. Una scena a metà dei titoli di coda e basta.

Non c'è l'Alveare e ad essere mutati in famelici mostri sono gli ignari abitanti e non gli impiegati dell'Umbrella. E qualcuno è più mostro degli altri, in ogni senso. Il gruppetto dei protagonisti è composto da agenti della Polizia locale e l'eroina femminile è una sorella in cerca di suo fratello. I doberman si riducono all'unico cane di un camionista che finisce infettato. Fermo restando che sono film che difficilmente parlano al cuore, questa rilettura/rilancio di un marchio di notorietà universale non dispiace, privo di atletiche super-eroine (Kaya è una ragazza badass ma più che altro spara), il tono complessivo è sobrio (anche nella durata, 107 minuti), più horror, meno fantascientifico e iperbolico, anche se qualche mostro di sostanza non manca.

Il gruppetto dei poliziotti, con Chris Redfield (Robbie Amell) e la dura Jill Valentine (Hannah John-Kamen).

Il nuovo trattamento è anche più complottista (visti i tempi attuali, come non farsi coinvolgere?), con una venatura di inquietante realismo perché i cittadini di Raccon City sembrano le vittime di una perfida multinazionale vera, come le vittime della DuPont in Dark Waters, il film con Mark Ruffalo, poveri abitanti di un paesello senza sbocchi lavorativi che mangiano grati dalla mano di chi in realtà li sta ammazzando lentamente. E quando si accorgono della verità, è troppo tardi.

Vedremo se e quando si proseguirà in questa lettura più rispettosa del videogame, se accontenterà gli incontentabili appassionati e se la nuova eroina riuscirà a scalzare Milla dal cuore dei fan della serie cinematografica.

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Giuliana Molteni

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