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Revita Recensione, un nuovo roguelike che richiede sacrifici

Una misteriosa torre nasconde la vostra memoria.

Revita è l'ultimo esponente dell'ormai travolgente quantità di titoli action-roguelike che ha invaso tutte le piattaforme esistenti da qualche anno a questa parte. È un titolo prettamente single player senza contaminazioni coop, social e via dicendo.

Ne è protagonista un ragazzo senza nome, risvegliatosi in una stazione della metropolitana senza idea di come ci sia arrivato e perché. L'unico modo che ha per ricomporre la sua memoria è addentrarsi in una misteriosa torre dell'orologio che si staglia all'orizzonte. Le sue stanze sono generate casualmente ogni volta che proverete ad entrarci e anche la posizione e il genere di nemici che le popoleranno cambieranno di volta in volta.

Siamo quindi di fronte ad un nuovo esponente del genere roguelike, che mixa elementi platform, action e shooter con l'intento di mettere sempre più in difficoltà il giocatore, stimolando al tempo stesso la conoscenza dei mezzi a sua disposizione per raggiungere l'obiettivo.

All'appello non manca proprio nulla, compresi poteri provvisori che si resettano ad ogni morte, stanze segrete (ben) nascoste e immancabili boss che sorvegliano le stanze finali, di solito poste dopo una dozzina di livelli intermedi. Un tetro ascensore mostra di volta in volta la salita, dando flebili indizi su cosa ci aspetta nello stage successivo.

La quantità di vita che dovrete cedere per acquistare uno o più power-up dipende dalla loro potenza, ma non tutti sono così utili.

Andare avanti è semplice in teoria, basta togliere di mezzo tutto ciò che si muove cercando al tempo stesso di non far scendere troppo in basso i “cuori” che indicano l'energia del protagonista. Parti di questi (e magari qualcuno aggiuntivo sebbene temporaneo) possono essere recuperati consumando i frammenti delle anime dei nemici assorbiti dopo averli falciati.

Arrivare in cima al primo gruppo di piani è piuttosto semplice, ma già dopo dalla seconda sezione le cose si fanno serie e lo schermo inizia a riempirsi di avversari sempre più numerosi, che vomitano quantità immani di proiettili o caricano direttamente alla figura del malcapitato protagonista. I cuori a quel punto si svuotano velocemente e non c'è focus che tenga... più prima che poi arriverà l'immancabile Game Over.

A quel punto tutto ricomincerà dall'inizio come da tradizione. Vi troverete nuovamente nella stazione della metropolitana e ripartirete dal piano terra della torre ma avrete una piccola sorpresa: le anime accumulate fino a quel momento non sono andate del tutto perdute. I vostri cuori sono tornati quelli di prima, ma gli “shard” si sono trasformati in valuta che potrete spendere presso alcuni NPC che popolano l'hub di gioco per accrescere le statistiche di base o sbloccare oggetti da cercare poi nella successiva run.

Proprio questi piccoli ma sostanziali accorgimenti fanno sì che il gameplay di Revita sia abbastanza punitivo ma al tempo stesso stimolante. Merito anche di un sistema di controllo efficace e reattivo, che su Switch soffre un po' uno dei difetti strutturali della console Nintendo, i dorsali dei JoyCon un po' troppo esili per chi possiede mani mediamente grandi.

Alcuni boss sono esteticamente abbastanza originali e, superato il primo, la loro difficoltà media è discretamente alta.

Per diversificare ulteriormente la formula di gioco il team ha aggiunto una meccanica legata proprio alla vita del protagonista, che nel corso della sua avventura sarà costretto a compiere delle scelte. Poche righe fa abbiamo accennato a potenziamenti che possono essere recuperati all'interno della torre, questi però non vanno semplicemente raccolti ma devono essere acquistati e il prezzo può essere anche molto alto visto che si tratta di frazioni o interi cuori che verranno sottratti a quelli a vostra disposizione. A quel punto dovrete farvi due conti: meglio avere un'arma più potente o un nuovo elemento di difesa ma meno energia o tenersi quest'ultima intatta ma rischiare di dover affrontare un boss con un equipaggiamento più scarso?

Le possibilità di personalizzazione sono moltissime, parliamo di circa 200 potenziamenti possibili che garantiscono una notevole varietà ai combattimenti. In verità molti di questi risultano abbastanza inutili e ben presto capirete per quali vale la pena “spendere”. Va detto che la routine che genera le stanze ma anche il posizionamento dei bonus sembra si diverta a mettere ancora più in difficoltà il giocatore, a volte dovrete spendere un bel po' di vite prima di ottenere un set-up degno di nota che porti ad un tentativo decente, ma è proprio questo il bello di questo tipo di giochi, no?

In una scala che va da zero a Vampire Survivors, Revita si piazza più o meno a metà classifica ma i giocatori abituati a questo genere non avranno troppe difficoltà a domarlo. Ci auguriamo di vedere presto numerose trasmissioni di questo gioco sulle piattaforme streaming visto che oltre ad essere molto piacevole sotto il profilo estetico sembra fatto apposta per stimolare le sinapsi degli speedrunner.

Nelle opzioni è possibile attivare il timer a schermo che mostra il tempo di gioco, un elemento pensato appositamente per gli speedrunner.

Revita fa parte di quella categoria di action-roguelike realizzati non per cavalcare una moda del momento ma fatti bene, con il cuore e anche con qualche idea interessante. Quei giochi capaci di darti tanti calci, l'ultimo dei quali però ti spedisce diretto al “retry” successivo perché sei convinto che stavolta ce la farai. Meriterebbe in ogni caso attenzione ma, in questo periodo piuttosto scarso di uscite, è difficile non consigliarvene l'acquisto, specialmente su Nintendo Switch che aggiunge al tutto il sempre piacevole plus della portabilità.

A pensarci bene ora anche Steam può fare lo stesso con il suo Deck, ma nel caso siate tra i pochi, fortunati possessori del suddetto dovrete attendere qualche tempo per avere conferma che il gioco sia perfettamente compatibile con il nuovo hardware di Mr. Newell.

8 / 10

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Daniele Cucchiarelli

Contributor

Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.
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