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Rogue Legacy 2 Recensione, arriva l’erede del roguelite perfetto

Stessa formula ma tante, tantissime novità.

A distanza di circa dieci anni da Rogue Legacy arriva il sequel sviluppato da Cellar Door Games. Il gioco è in realtà disponibile in early access dal 2020 e lo avevamo già provato, ma adesso è uscito finalmente sul mercato nella sua versione finale e completa.

Il primo capitolo ha avuto un discreto successo anche per via dell’inclusione nella Instant Game Collection PS Plus, e chi ci ha giocato sa già cosa aspettarsi dal sequel. La formula rimane infatti pressoché invariata ma ci sono tante interessanti novità che aumentano la profondità di questo roguelite.

Roguelite, non roguelike, una differenza sottile ma importante. Sebbene i due generi siano infatti molto simili, con permadeath e livelli generati proceduralmente, nei roguelite solitamente a ogni nuova run si possono potenziare in maniera permanente le abilità e le statistiche degli eroi. Ed è questo il caso di Rogue Legacy 2, così come lo era per il prequel: ogni morte è propedeutica all’obiettivo finale, che è quello di sconfiggere tutti i boss e arrivare da quello finale del castello.

Ma non è così semplice, perché a continuare l’avventura del caduto in battaglia saranno come sempre gli eredi. Questi appartengono alla stessa dinastia o famiglia ma quasi sempre sono di classe diversa e hanno tratti distintivi differenti. I tratti distintivi sono ciò che rendono ogni erede unico: erano presenti anche in RL1 ma ora sono molto più articolati e vari.

A ogni run possiamo scegliere tra tre eroi, ognuno di classe e tratti diversi. Qui vediamo la classe inedita cuoco.

Come al solito, a grandi penalizzazioni (come morire subendo un solo colpo o vedere i nemici sfocati) corrispondono grandi bonus. Anche stavolta a ogni nuova run si può scegliere tra tre eredi, di classe e tratti quanto più vari tante più numerose sono le classi abbiamo sbloccato.

Queste ultime si sbloccano nel maniero, una sorta di albero di skill stilizzato che ci consente di spendere l’oro guadagnato a ogni run per accedere ai potenziamenti che desideriamo. Oltre alle classi, che stavolta passano da 9 a 15, si possono sbloccare tantissime abilità che rendono molto varia l’esperienza e ci rendono più forti a ogni tentativo. Come al solito, all’ingresso del castello troviamo Caronte, che ci traghetterà all’ingresso in cambio di tutto l’oro in nostro possesso, quindi conviene spendere tutto prima di entrare.

Il castello è formato da diversi biomi, che in questo sequel passano da quattro a sei. La differenza però non sta solo nel maggior numero. Infatti, ogni bioma non è solo diverso dal punto di vista dell’ambientazione, dei nemici o delle musiche, ma è come fosse un universo a parte, con regole ambientali uniche. Alcuni biomi sono sviluppati in altezza, altri in larghezza e così via. Ma cosa più importante, ognuno di essi (ad eccezione di quello di partenza) richiede un’abilità particolare per essere affrontato, come il doppio salto o la capacità di fluttuare in aria per brevi periodi.

Queste abilità si ottengono affrontando particolari sfide-puzzle situate in determinati punti del castello. Ci trasportano in una dimensione parallela in cui si affronta una sorta di percorso a ostacoli che richiede grande abilità e destrezza, ma parallelamente funge da tutorial per usare diverse mosse avanzate a nostro vantaggio. Una volta superata la sfida, si ottiene l’abilità in maniera permanente, accessibile anche dagli eredi.

Individuare la minaccia maggiore, schivare ed eliminare i nemici uno alla volta. La fretta è nostra nemica!

Sebbene quindi in teoria i vari biomi possano essere affrontati senza un ordine preciso come nel prequel, questa volta il giocatore viene avvisato subito all’ingresso in merito a quale abilità serva per proseguire e (cosa gradita) c’è anche un indicatore che ci informa del livello di difficoltà del bioma, cosicché l’utente possa eventualmente girare i tacchi e tornare indietro qualora ritenesse la sfida fuori portata.

Questi aspetti rendono Rogue Legacy 2 molto più metroidvania di quanto fosse il prequel, visto che alcune abilità fisiche necessarie per superare alcune sezioni non sono semplicemente disponibili dall’inizio o appannaggio di alcune classi, ma si acquisiscono progressivamente e in maniera permanente.

Tra le altre novità ci sono le reliquie, che aggiungono un po’ più di pepe a ogni run. Lungo il castello ne possiamo trovare diverse e il gioco stesso ci invita a provarle per scoprirne l’effetto. Così come i tratti, offrono bonus spesso molto invitanti in cambio di una riduzione della risolutezza. Questa può andare oltre (aumentando il peso in Kg) o sotto il 100%, ma andando sotto questa soglia di riduce la salute massima.

Quindi la risolutezza è una sorta di modificatore che ci consente di essere spesso più forti ma anche meno resistenti. Il peso varia invece in base alla classe personaggio e all’equipaggiamento, con le armature e le armi più potenti che ovviamente sono più pesanti. Si forma così un gioco di delicati equilibri che definisce il rendimento sul campo e anche l’esperienza di gioco, che risulta così molto differente a ogni nuova run.

Le reliquie ci aiutano a renderci più forti ma occhio a esagerare altrimenti non avremo vita lunga...

Le meccaniche di base del gameplay sono pure più articolate e adesso è possibile eseguire un doppio salto colpendo oggetti in aria con un calcio, ma è possibile fare lo stesso con nemici, palle chiodate e quant’altro. Questa piccola ma efficace novità aggiunge alla componente platform una nuova dimensione verticale.

La componente puzzle è pure più profonda. Se nel prequel era limitata a situazioni come “non subire danni nella stanza” per il semplice fine di sbloccare uno scrigno, adesso oltre alle suddette sezioni dedicate per ottenere abilità speciali, i puzzle sono presenti anche in situazioni decisamente più importanti come l’apertura delle porte delle stanze dei boss.

Sembra che il sequel sia diventato più complesso e difficile quindi ma non è proprio così. Gli sviluppatori hanno cercato di rendere il gioco accessibile a tutti. Un difetto di Rogue Legacy era infatti la sua estrema difficoltà: sebbene fosse abbastanza facile completare la prima run, trovare tutte le reliquie e completare l’albero di skill richiedeva il completamento di diverse new game+, la cui difficoltà cresceva sempre in maniera esponenziale.

Adesso invece l’utente ha la possibilità, tramite la Casa delle Regole, di rendere l’esperienza di gioco più accessibile diminuendo danni e salute dei nemici, disattivando il danno da contatto e persino abilitando il volo libero senza limiti. Ma così com’è possibile diminuire la difficoltà, la si può pure aumentare per chi fosse in cerca di una sfida più coriacea.

All’ingresso di un nuovo bioma si accede a un mondo nuovo, ognuno con le sue regole.

Ritorna anche l’Architetto, che ha il potere di bloccare lo schema del castello e come al solito lo farà in cambio di denaro. Ma stavolta, invece di chiederci una percentuale fissa, la quota richiesta sarà ogni volta maggiore fino ad arrivare al 100%. Quindi il gioco ci scoraggia a mantenere il castello sempre fisso perché non si ottiene più oro dopo un paio di run consecutive.

Anche in Rogue Legacy 2 completare il gioco la prima volta, sconfiggendo il boss finale, è solo l’inizio del viaggio. Sono presenti anche qui le new game+, anche se nessuno sa ancora quante siano. Nel primo erano teoricamente infinite ma un difetto in quel caso era che non apportavano molte novità di rilievo oltre ai boss alternativi. Adesso invece ci sono diverse sfide aggiuntive che si sbloccano trovando delle stanze segrete nel castello.

Queste sfide si possono affrontare comodamente dalla base e una volta superate con un certo punteggio ci daranno accesso a un albero di abilità nuovo di zecca. Inutile dire che se vorrete lanciarvi in questa sfida supplementare, la longevità del gioco praticamente raddoppia.

Per quanto concerne l’aspetto tecnico, Rogue Legacy 2 è passato dalla pixel art a un più complesso e ricercato stile 2.5D. Personaggi e fondali, disegnati a mano, sono ora più ricchi di dettagli e godono di animazioni fluide e piacevoli, ma lo stile rimane quello classico. Ovviamente nel processo sono aumentati anche i requisiti hardware e non basterà più una GPU integrata per far girare il gioco al massimo dei dettagli e 60fps.

Una piccola parte dello skill tree...ma ce n’è ancora di strada da fare per completarlo!

Qualche remora l’abbiamo invece sulla colonna sonora, che non lascia il segno come aveva fatto quella del primo capitolo della serie. In certi casi le tracce riprendono il motivo vecchie melodie, ma sono più soft e meno invasive, quindi forse anche per questo non rimangono molto in testa.

Rogue Legacy 2 riesce a migliorare l’esperienza del prequel, che già era un ottimo gioco. Anche questa volta ogni morte ci dà l’occasione d’imparare meccanismi di gioco, schemi dei livelli e pattern di attacco dei nemici. Con gli upgrade di abilità, statistiche e con le nuove classi sbloccate, potremo tornare nel castello ogni volta più forti e motivati.

La strategia gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo finale. Alcune volte capiremo di non essere abbastanza forti per superare determinate sezioni o sconfiggere i boss e converrà invece dedicarsi al grinding. Arrivare alla fine di ogni run è un lungo processo che richiede strategia ma anche pazienza.

Da questo punto di vista la morte è liberata da ogni sorta di frustrazione, essendo propedeutica. Questa è una gran cosa perché ogni partita tira l’altra, ma si può giocare anche un po’ alla volta quando si ha poco tempo a disposizione visto che una singola run è solitamente abbastanza breve.

Una volta riempiti tutti i quadri, si sblocca il boss finale.

Concludendo, Rogue Legacy 2 ci ha letteralmente rapiti. Se il primo capitolo era capace di tenere incollati al gamepad per giorni e giorni, qui tutto si fa ancora più interessante e profondo. Chi vuole approfondire la lore può “acculturarsi” leggendo i vari libri disseminati nel castello ma è del tutto opzionale. La formula è la stessa e chi ha giocato il prequel saprà già come muoversi, ma il gioco è accessibile a tutti grazie anche alla difficoltà modulabile.

Più biomi, più boss, più classi, più abilità e reliquie rendono tutto più articolato e vario. Ogni partita è diversa dall’altra e completare il castello non corrisponde alla fine del gioco. Ci si può certamente accontentare ma i giocatori hardcore avranno pane per i loro denti con le new game+, sbloccando tutti gli NPC e le classi e lanciandosi nelle sfide aggiuntive.

9 / 10

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Marco Procida

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