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Rymdkapsel - review

La conquista dello spazio non è mai stata così rilassante.

Una stazione spaziale da costruire, energia da produrre, risorse da raccogliere, scorte di cibo da preparare, difese da allestire, misteriosi monoliti di cui carpire i segreti, scontri con alieni ostili a suon di raggi laser che volano ovunque... probabilmente a questo punto avrete già pensato a qualche sequenza di uno dei vostri film di fantascienza preferiti.

Beh, Rymdkapsel contiene tutti questi elementi e anche qualcosa in più, solo non nel modo spettacolare che viene spontaneo immaginare. Questa fatica di Grapefrukt Games, nome sotto il quale lavora il solo Martin Jonasson, è nata dalla volontà di realizzare uno strategico in tempo reale privo delle meccaniche più stressanti del genere, secondo la filosofia del "meno è più".

Il risultato finale svela in pieno l'ampio utilizzo di questa regola, con un minimalismo assoluto che permea il gioco dal sistema di controllo fino al comparto grafico. Ciò non vuol dire che Rymdkapsel sia superficiale o facile da padroneggiare, perché le sue componenti si fondono brillantemente proponendo una sfida difficile da intuire a una prima occhiata.

Rymdkapsel è essenziale fino al midollo, ma gli orpelli grafici sono l'ultima cosa di cui si sente la mancanza.

Lo scopo è costruire una base spaziale, stendendo varie strutture che prenderanno la classica forma dei blocchi di Tetris e che andranno necessariamente collegate a dei corridoi. Inizialmente è sufficiente occuparsi delle risorse costruendo reattori per produrre energia, estrattori da piazzare nei pressi di campi di particelle cosmiche per estrarre materiali, e giardini e cucine, i primi per produrre cibo e le seconde per renderlo commestibile.

"Lo scopo è costruire una base spaziale, stendendo varie strutture che prenderanno la classica forma dei blocchi di Tetris"

Ben presto interviene però anche il pericolo alieno, che si manifesta a ondate di difficoltà crescente, scandite da una barra in fondo allo schermo che si riempie costantemente. Diventa quindi necessario costruire apposite armerie da cui respingere gli invasori.

Ma una base spaziale ha bisogno anche di equipaggio, per cui prima o poi sarà d'uopo costruire alloggi supplementari per generare quelli che il gioco chiama minion, ovvero asticelle prese di peso da Pong che rappresentano la nostra forza lavoro. Per metterle all'opera su un'attività è sufficiente trascinare le loro icone nelle aree in fondo allo schermo, che vanno da costruzione a gestione del cibo, passando per difesa e studio dell'occasionale monolite alieno.

I monoliti possono essere ricercati da un massimo di tre minion in contemporanea.

Le prime fasi di Rymdkapsel sono ingannevolmente semplici. Il tutorial si cura di guidare il giocatore fino a rendere la base autosufficiente, dopodiché tutto sembra in discesa. Una volta costruita la prima armeria e respinto l'attacco alieno iniziale, poi, è facile sentirsi padroni dello spazio.

"Le prime fasi di Rymdkapsel sono ingannevolmente semplici"

Ma basta poco per tornare coi piedi per terra: un errore in cui molti veterani del genere degli strategici rischiano d'incappare è pianificare troppo in anticipo, ordinando la costruzione contemporanea di corridoi e strutture fino a uno dei quattro monoliti alieni che fanno capolino agli angoli dello schermo. Uno dei fattori chiave di Rymdkapsel è infatti il bilanciamento di espansione e risorse, e l'attenzione agli spazi.

I minion hanno bisogno di tempo per spostarsi, prelevare le risorse e portarle a destinazione. Stessa cosa per arrivare all'armeria assegnata e imbracciare le armi. Il problema però non sono le risorse limitate, quanto la loro dislocazione e gli intervalli sempre minori con cui si presentano le orde aliene. Il rimpiazzo dell'equipaggio perduto non è poi istantaneo, ma viene operato dopo un breve lasso di tempo dopo il trasporto delle scorte di cibo necessarie negli alloggi.

I materiali da costruzione vanno raccolti nello spazio, ma la loro limitatezza richiede la costante costruzione di nuove strutture estrattive… e corridoi per collegarle.

La scala con cui sono visualizzati strutture e minion richiede un po' di pratica per farci l'abitudine: inizialmente capita di sbagliare i calcoli e sottovalutare le tempistiche necessarie agli spostamenti, con risultati che possono rivelarsi disastrosi dopo pochi minuti. Perdere gran parte dell'equipaggio quando le ondate aliene incalzano è spesso letale e porta a un game over impietoso, e per fare l'errore decisivo basta dimenticarsi di costruire l'armeria di turno nella zona calda di espansione.

"Il minimalismo che Rymdkapsel sprizza da tutti i pori non è quasi mai un male"

L'estrema semplificazione operata da Jonasson si rivela però eccessiva in alcuni casi. In particolare ho sentito la mancanza di una funzione con cui gestire le priorità dei minion quanto a costruzioni e posizionamenti. Ponendo più strutture contemporaneamente non è infatti possibile determinare quale costruire per prima, ragion per cui pazientare è spesso preferibile a dare fondo alle proprie velleità espansionistiche.

Allo stesso modo, un minion riassegnato a un'armeria a volte attraverserà gran parte della base invece che dirigersi verso la postazione sguarnita nelle vicinanze, senza possibilità di intervento da parte nostra. Parte della sfida offerta da Rymdkapsel sta nello smantellare di volta in volta le strutture non più necessarie e riorganizzare continuamente la base, ma l'inserimento di opzioni di gestione avanzate non avrebbe fatto male.

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Per il resto, il minimalismo che Rymdkapsel sprizza da tutti i pori non è quasi mai un male. L'aspetto grafico non avrebbe fatto voltare teste neanche una ventina di anni fa, e avrebbe anzi fatto probabilmente storcere qualche bocca. Bastano pochi minuti e qualche click per immergersi invece nell'attraente sistema di gioco e dimenticarsi di queste remore, complice anche una colonna sonora rilassante che ben si addice all'esperienza.

Ciò che manca a Rymdkapsel è un punto di fuga verso cui i suoi elementi possano convergere. L'espansione della base e il raggiungimento dei monoliti è gratificante, ma oltre c'è solo la resistenza a oltranza contro orde di nemici sempre più frequenti e nutrite. La modalità New Game Plus aggiunge qualcosa cambiando l'effetto dei monoliti, ma a parte questa e il gioco libero nella modalità Zen, Rymdkapsel è legato ancora troppo strettamente a una formula che sembra più adatta ai dispositivi touch che non al PC.

È vero che basta poco per farsi ipnotizzare da questo particolare RTS, e che le ore sembrano passare più velocemente del solito una volta che si sono piazzati i primi pezzi della propria base, ma una parziale rielaborazione della formula stavolta non avrebbe guastato.

7 / 10

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Rymdkapsel

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Emiliano Baglioni

Contributor

Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.
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