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Space Hulk: Deathwing - recensione

Pronti per infinite camminate lungo i corridoi di un'enorme astronave?

Dopo aver pubblicato Battlefleet Gothic: Armada su PC la scorsa primavera, Focus Home ha prodotto un altro gioco ispirato allo sconfinato universo fantasy di Warhammer 40.000. Space Hulk: Deathwing è uno shooter in prima persona sviluppato dai francesi di Streum On Studio e basato sul gioco da tavolo Games Workshop Space Hulk.

Nel gioco vestiremo i panni di un Librarian dei Dark Angeles, una divisione degli Space Marine. Questi sono caratterizzati dalla capacità di utilizzare dei poteri psichici con cui possono evocare sia abilità passive che attive come scariche di fulmini, ma anche di brandire tutte le armi da fuoco e da mischia classiche degli Space Marine, come lo Storm Bolter o la Power Sword.

Il gioco offre modalità sia single player che multiplayer. In single player affronteremo una campagna costituita da nove capitoli in cui ci verrà data la delicata missione di liberare un'enorme nave spaziale in stile gotico fedelmente ispirata all'antologia di Warhammer. La nostra squadra è composta da tre membri, due dei quali sono comandati dalla CPU, e qui si pone il primo problema di Deathwing.

Uno degli innumerevoli corridoi che dovremo percorrere, ripetendo all'infinito la formula: cammina-fermati-uccidi-cammina.

L'IA dei compagni gestiti dalla CPU è davvero imbarazzante. A tal punto che i nostri compagni si troveranno spesso a dare le spalle agli sciami di Tyrannidi che arrivano a ondate dagli sconfinati corridoi del vascello spaziale; oppure li troveremo spesso a bloccare i passaggi con le loro ingombranti armature impedendoci di aiutarli a gestire gli attacchi o persino a sbarrarci il passaggio. Quasi sempre si faranno prevaricare dai nemici, anche al livello di gioco più basso, lasciando praticamente a noi la responsabilità maggiore della sopravvivenza e risultando quindi nella maggior parte dei casi più un impedimento che un supporto.

Le mappe di gioco sembrano enormi ma in realtà l'area di gioco non è poi così grande. Gli sviluppatori hanno ottenuto questo effetto disegnando una serie infinita di corridoi labirintici, che dovremo percorrere alla ricerca dell'obiettivo della missione che può essere un generatore da attivare, un alveare da distruggere, o investigare su un problema (in generale non sono molto varie). In più, a ogni slargo o incrocio tra due corridoi arriverà puntualmente un'ondata di alieni anche da diverse direzioni, rallentando di fatto il nostro cammino. In generale gli danno sempre l'impressione di avere la meglio, perché si muovono più velocemente di noi, arrivano in gran numero e mettono ogni volta in difficoltà i marine gestiti dalla CPU.

I pesanti scafandri degli Space Marine non permettono di muoversi velocemente. È possibile scattare ma solo per pochi secondi. Ne consegue quindi che ci vorranno anche ore per completare una missione, sempre che non moriate prima. Già, perché non è possibile salvare il gioco manualmente, ma solo in modo automatico dopo aver completato un obiettivo della missione.

Un condotto di areazione con dei begli effetti di luce. Almeno dal punto di vista grafico, c'è da che rimaner soddisfatti.

È possibile impartire dei comandi basilari ai compagni tramite una ruota on screen che risulta abbastanza macchinosa, specialmente nella concitazione degli scontri. Al di là dei classici comandi per tenere la posizione o per mettere la squadra in follow, il comando veramente indispensabile è quello per curarsi. Sembra incredibile, ma se i nostri compagni vedranno che la nostra salute sta quasi per terminare non ci cureranno, dovremo essere noi a impartire l'ordine di curarci. Idem al contrario: un alleato in difficoltà non si curerà da solo pur sapendo di stare per morire, ci accorgeremo solo del suo decesso quando sorgerà spontanea la domanda: "ehi, ma non eravamo in tre poco fa?" Spesso non avremo nemmeno il tempo di accorgerci dell'accaduto perché saremo troppo impegnati a levarci di dosso gli alieni che avremo attorno.

Gli sconfinati corridoi da percorrere sono resi più tediosi dal fatto che spesso la strada più breve per arrivare all'obiettivo non è quella giusta, visto che percorrendola troveremo quasi sempre una porta bloccata o un pavimento franato, e a causa della mappa non chiarissima ce ne accorgeremo spesso troppo tardi. A quel punto dovremo tornare indietro facendo giri pazzeschi e riaffrontando tutte le ondate di xenomorfi ancora una volta. Infatti le aree non vengono pulite al nostro passaggio, poiché ogni volta la nostra presenza richiamerà nuove creature. Anche restando fermi per un po' nello stesso punto capiterà di subire nuovi assalti. Sostanzialmente ci sono due tipi di nemici: i classici alieni che assaltano tentando di fagocitarci, e dei nemici armati dotati di fucili o pericolosi lanciamissili a ricerca teleguidata. E poi ci saranno di tanto in tanto dei boss che preferiamo non svelarvi nei dettagli per evitarvi spoiler.

Il sistema di progressione permette di sbloccare numerose armi e abilità. Le abilità si possono sviluppare seguendo tre rami diversi, ma i primi due sono più che altro costituiti da passive che risultano poco interessanti. Se seguiremo gli obiettivi della missione esploreremo solo una parte limitata di ogni mappa. L'esplorazione di ogni anfratto è riservata alla ricerca di antiche reliquie, che appena raccolte sembrano avere un immenso valore, facendoci immaginare di aver sbloccato qualcosa. Tuttavia, esse servono solamente ad ottenere un miglior punteggio alla fine del capitolo, e non hanno alcun peso sulla progressione del personaggio. Le armi si sbloccano infatti semplicemente andando avanti coi capitoli, a prescindere da quante reliquie avremo trovato. Questo fa ovviamente perdere totalmente interesse nell'esplorazione, soprattutto visto quanto frustrante può diventare per le ragioni succitate.

Un'orda di Tyrannidi si sta fiondando contro di noi, ma non c'è problema col lanciafiamme appena sbloccato!

Niente medkit, munizioni o armi speciali da trovare negli angoli più nascosti dell'astronave, dunque. Le munizioni sono infinite, anche per le armi più potenti (sì, pare assurdo ma è così), le cure sono affidate al sistema già esposto, ed essendo in numero limitato, quando finiscono saranno guai. È possibile evocare un portale per teletrasportarsi alla base, ma anche questa risorsa è disponibile solo un certo numero di volte a missione.

Dal punto di vista tecnico, ci sono pure qui cattive notizie. Il gioco risulta scarsamente ottimizzato, con vistosi cali di frame rate al limite dell'ingiocabile anche su una macchina ben al di sopra dei requisiti minimi (ma la community riporta simili problemi anche su configurazioni con i7 Haswell e Skylake ed Nvidia GTX Pascal). Per non parlare dei crash e dei freeze, che persistono anche dopo il rilascio della prima patch. Tolti i problemi di performance e di stabilità, Space Hulk: Deathwing è graficamente impressionante in certe aree, con effetti speciali di prim'ordine e ambientazioni suggestive che rendono giustizia alla letteratura di Warhammer.

Gli effetti sonori sono pure molto coinvolgenti e con un impianto 5.1 vi sentirete proprio lì dentro a quel vascello spaziale, con i passi dei pesanti scafandri metallici che rimbombano nei corridoi, con il suono dei meteoriti che colpiscono lo scafo e gli inquietanti ruggiti degli xenomorfi provenienti da ogni parte.

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Giocare in multiplayer è un po' più vario, per come stanno ora le cose. Giocare con alleati umani riaffrontando i vari capitoli della campagna è sicuramente più appagante, data l'eccessiva stupidità della CPU. Tuttavia, tutti i progressi sbloccati in single player non saranno disponibili, e ricomincerete da capo a ogni nuova mappa giocata online. Non c'è alcuna progressione inoltre nella co-op multiplayer, cosa che rende le partite fine a sé stesse e alla lunga noiose, data anche la completa rimozione delle cut-scene che invece troviamo nella campagna in singolo. Se a questo aggiungiamo estenuanti countdown per entrare in partita e lunghissimi caricamenti, risulterà un'esperienza di gioco che difficilmente riuscirà a coinvolgere per molto tempo.

Alla luce di tutto ciò, Space Hulk: Deathwing è un titolo che, visti tutti i problemi da cui è afflitto, non ci sentiamo di consigliare, nemmeno ai fan di Warhammer. Forse solo i giocatori del gioco da tavolo potrebbero dargli una chance, ma sempre con le dovute cautele e magari aspettando un calo di prezzo. Il gioco risulta macchinoso, tedioso, ripetitivo e strutturato male. C'era una grande occasione per fornire un gran bel fan-service qui, ma è stata sprecata con un level design poco brillante, un sistema di progressione tutt'altro che interessante e minata da problemi tecnici e di performance che annullano di fatto l'estrema spettacolarità delle ambientazioni in pieno stile Space Hulk. E come se non bastasse, il gioco è totalmente in inglese, niente italiano nemmeno nei testi.

Gli sviluppatori di Streum On Studio hanno assicurato che la prima patch (l'unica al momento rilasciata) è solo il primo passo di un lungo processo di miglioramento e ottimizzazione. Auspichiamo quindi che il titolo venga reso più valido nel tempo, correggendo i gravi problemi di performance e all'IA della CPU, e magari rivendendo il sistema di progressione. Anche perché il gioco è in sviluppo anche per console, e sarebbe poco sensato proporre il titolo anche su altre piattaforme in questo stato.

5 / 10