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Spec Ops: The Line

Cuore di tenebra… nel deserto.

Metteteci anche che la trama viene descritta come un viaggio nel cuore dell’oscurità (o sarebbe meglio dire di tenebra?), e il sospetto più che fondato è quello di trovarsi di fronte a una riedizione di Apocalypse Now in chiave desertica.

Immancabilmente parte il primo evento scriptato, e il nostro team si esibisce in un gameplay alla Gears of War, con tanto di coperture d’ordinanza e l’unica differenza che gli avversari sono anch’essi umani e che le armi a disposizione sono quelle autentiche dell’esercito.

Eppure vuoi l’originalità dell’ambientazione, vuoi la valida sceneggiatura (almeno per quello che ci è stato mostrato), vuoi il fatto che a differenza di quanto accade nel blockbuster di Epic Games, stavolta i compagni si possono comandare, Spec Ops s’è lasciato guardare con vivo interesse, anche per via di una feature ribattezzata Dynamic Sand che può cambiare, in positivo o in negativo, gli esiti di uno scontro.

Combattere o provare a passare inosservati? Indovinate qual è stata la scelta...

La sabbia, infatti, è lì che incombe minacciosa: le strade sono fiancheggiate da terrapieni che la trattengono, che però possono essere distrutti con dei colpi bene assestati di arma da fuoco, seppellendo in tempo reale i nostri avversari ma anche ostacolando la nostra avanzata con dune indesiderate. Non una novità epocale, ma comunque interessante…

La demo è quindi proceduta attraverso momenti di combattimento e altri di esplorazione, tutti contraddistinti dall’incessante contrapposizione tra le sfarzone e avveniristiche architetture della Dubai che vediamo nei telegiornali, e la devastazione di grattacieli dall’altezza vertiginosa, diroccati se non crollati miseramente sotto i colpi di una madre natura feroce come non mai.

Alla fine, però, quando ci si aspetta l’ovvio colpo di scena (un’esplosione, un cataclisma... un mostro alto 5 piani!), ecco la nostra squadra giungere di nascosto alle spalle del nemico, che vuole a tutti i costi estorcere un’informazione da una civile. Questa sostiene di non saperne nulla, al che per rinfrescarle la memoria i suoi carnefici uccidono un incolpevole uomo sdraiato faccia a terra vicino a lei. Subito parte una concitata conversazione nel nostro team: intervenire ma farsi individuare dal nemico o procedere oltre lasciando la poveretta al suo destino?

Spec Ops si ambienta anche in degli interni che ben descrivono il notorio buon gusto di Dubai.

Non vi racconto com’è andata a finire, anche perché ognuno di noi potrà prendere la decisione che preferirà: uno dei punti sui quali Yager insiste maggiormente, infatti, è che il gioco ci porrà di fronte ai (soliti) dilemmi morali, che ormai paiono essere diventati una conditio sine qua non per ogni sceneggiatore che voglia farsi rispettare.

Aggiungiamo al tutto il solito multiplayer con le immancabili nuove-modalità-mai-viste-prima anche a squadre, connessioni alla trama single player e la possibilità di personalizzare i propri avatar e di salire di livello, e abbiamo soddisfatto punto per punto la check list dello shooter qualunque. Bocciatura in vista, quindi?

In realtà, c’è qualcosa in questo Spec Ops: The Line che, per la durata della presentazione, mi ha catturato e che mi ha fatto uscire dalla saletta di un umore decisamente migliore rispetto a quando vi sono entrato. In futuro, magari dopo un hands-on, forse vi saprò dire con maggiore precisione che cosa sia questo ‘qualcosa’. Per il momento voglio pensare che sia un misto tra l’originalità della location, la suggestività delle musiche, la validità della sceneggiatura… e l’inevitabile fascino del deserto.

Non un capolavoro annunciato, dunque, ma un gioco da tenere comunque d'occhio...

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Spec Ops: The Line

PS3, Xbox 360, PC, Mac

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A proposito dell'autore
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Stefano Silvestri

Editor in Chief, EG.it

Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.

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