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Star Wars: The Old Republic

Metti un orco nello spazio...

Uno dei vantaggi di fiere come l’E3 è il poter provare dal vivo giochi dei quali si sono lette solo press release o visti filmati; ma anche, toccare con mano l’evoluzione di un prodotto a distanza di qualche mese dall’ultima volta che lo si è visto.

È questo il caso di The Old Republic, ultima fatica di BioWare (anzi, prossima fatica, a volere essere precisi) col quale avevo avuto l’ultimo contatto “di persona” quasi un anno fa alla gamescom di Colonia. Com’è cambiato? Che forma sta prendendo l’MMO col quale Electronic Arts intende andare a insidiare Blizzard dopo il fallimento di Warhammer Online?

Non vi nascondo che mi sono presentato allo stand di LucasArts con tutte queste domande in testa e con una certa prevenzione. Le notizie sapientemente centellinate da BioWare negli ultimi mesi mi avevano lasciato intendere un titolo fin troppo casual, capace quindi di esercitare un ridotto appeal su chi, come il sottoscritto, ricorda ancora con una certa nostalgia gli assalti ai castelli albionesi.

La grafica del gioco è estremamente valida e ripercorre la scelta del caricaturale già adottata da Blizzard con World of Warcraft.

Insomma, la domanda che mi sono più volte posto in questi mesi è se si potesse ancora definire The Old Republic un MMO, vista la notevole semplificazione di alcune dinamiche. Se vi aspettate verso la fine di questo articolo una risposta a questo interrogativo, vi avverto subito, ne resterete delusi. Al tempo stesso, però, un hands on di mezzora mi ha permesso di uscirmene dalla sala di LucsArts con qualche certezza in più…

L’appuntamento è stato diviso in due fasi: nella prima mezzora s’è visto nuovamente il filmato appena prodotto per l’E3, quindi è stato il turno di un dimostratore di BioWare che ci ha fatto una rapida panoramica del gioco, mostrandoci la progressione accelerata di un Bounty Hunter dai suoi inizi fino alla fine. Il tutto s’è concluso con una sessione di PvE in cui un party composto da 4 giocatori ha affrontato un manipolo di avversari. Lo scontro sarà durato sì e no 90 secondi e non ho nulla da riferire se non che l’healer avrà castato sì e no 3 cure, il che la dice lunga sul livello di impegno richiesto da questo gioco, quanto meno nelle sue fasi iniziali.

Il senso di familiarità che si ha giocando a TOR è notevole per chiunque venga da WoW: persino i tasti per accedere ai menu sono gli stessi, così come il sistema di controllo.

La seconda fase, decisamente più gustosa, mi ha visto mettermi davanti a una postazione completamente griffata Razer (mouse, tastiera e cuffie: le vie del marketing sono infinite). La prima cosa che ho potuto notare è che, come hanno più volte ricordato i producer della casa di George Lucas, qualsiasi dialogo in TOR (questo l’acronimo che userò d’ora in poi) è completamente doppiato.

Chiunque abbia giocato a un MMO negli ultimi anni comprenderà lo sforzo titanico (ed economico) dietro a una scelta come questa, che però contribuisce a rendere meno noiosa la fase di lettura e assegnazione delle quest. Certo, a volere cercare il pelo nell’uovo si può anche affermare l’esatto opposto, se è vero che per WoW uno degli addon più scaricati è quello che permette di vedere subito il testo della missione completo, senza dovere aspettare che compaia riga dopo riga.

Qui invece tocca ogni volta starsi a sorbire un dialogo, con anche i già annunciati sistemi di risposta multipla alla Mass Effect che però, stando a quanto s’è visto, non hanno influenza sull’assegnazione o meno della quest. Per alcuni ciò costituirà un ulteriore elemento di immersività (soprattutto all’inizio), per altri, magari al terzo reroll, starsi nuovamente ad ascoltarsi gli stessi dialoghi sarà indubbiamente frustrante.

Volendo superare questi dettagli puramente cosmetici, resta comunque il fatto che una volta scelto il proprio personaggio tra le 8 classi (al momento?) disponibili, giunge il momento di buttarsi nella mischia. Qui, come esperienza insegna, avremo un paio di “quest giver” nelle immediate vicinanze che ci affideranno subito qualche missione per farci crescere di livello e, nelle vicinanze, tanti bei mob pericolosi come un agnello prima di Pasqua pronti a immolarsi in nome della nostra exp.

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Stefano Silvestri

Editor in Chief, EG.it

Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.

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