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State of Decay 2 - prova

Qualcosa di un po' troppo familiare.

Oh mia cara, povera Tarvinder. Non lo sapevo, ma ti stavo portando dritta dritta verso una situazione per cui eri tristemente inadeguata.

Se avessi prestato più cure ed attenzioni ai sei membri della mia comunità, avrei immediatamente capito che Tarvinder era la più adatta a svolgere il ruolo di rovistatrice del gruppo. La sua prontezza e la sua notevole stamina le avrebbero permesso di muoversi velocemente e furtivamente tra le vecchie abitazioni, per raccogliere materiali da costruzione e oggetti di lusso da commerciare. Ma non è andata così, ho trascurato le sue abilità per farla invece andare alla cieca verso il “Plague Heart”. Quindi, verso morte certa.

Ho trascorso più o meno la prima ora di State of Decay 2 girando per la città di Cascade Hills con Neto, un ex insegnante muscoloso e dalle spalle larghe. Stavo giocando su un salvataggio di gioco fatto circa otto ore prima e le statistiche di combattimento di Neto erano quasi al completo. Si era guadagnato lo status di eroe tra i membri della comunità e il suo zaino conteneva tutte le armi migliori. Mi stavo divertendo tantissimo a passare da una casa all'altra, uccidendo zombie con una grossa mazza.

Avendo già giocato il precedente capitolo di State of Decay, sono rimasto colpito da quanto tutto sembrasse già conosciuto. Certo, non prendevo in mano il gioco dal 2015 con l'edizione rimasterizzata Year One Survival Edition, perciò i miei ricordi potrebbero essere leggermente sbiaditi, ma comunque quasi tutto mi sembrava identico. Anche qui, come nel capitolo precedente, ci concentreremo sulla costruzione e sul mantenimento di una comunità sana: trovare una base, popolare la base, ispezionare le aree, cercare rifornimenti, migliorare la base, evitare gli zombie, completare missioni e ricominciare da capo.

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Anche i tipi di nemici (gli zombie standard più i quattro speciali “Freak”) sono identici nell'aspetto: i Bloater esplodono in una pioggia di bile acida, gli Screamer attirano le orde verso la nostra posizione e così via. Se non fosse stato per l'introduzione della meccanica della Blood Plague, avrei pensato di star giocando semplicemente ad un'altra remaster del titolo originale.

La Blood Plague è una malattia contagiosa portata da speciali Plague Zombie, l'unica nuova tipologia di nemico incontrata durante le mie quattro ore trascorse con State of Decay 2. I Plague Zombie sono più veloci e più aggressivi rispetto alle loro controparti non-morte tradizionali, mentre la loro pelle rossa ricoperta di piaghe li rende facili da individuare all'interno dell'orda in avvicinamento.

Quando si viene graffiati o morsi da un Plague Zombie comparirà sulla nostra minimappa un Plague Meter. Gli attacchi successivi riempiranno il misuratore finché il nostro sopravvissuto non contrarrà la Blood Plague. A meno che non si possieda una cura a portata di mano, è solo questione di tempo prima che l'infezione travolga il nostro sopravvissuto trasformandolo in un Plague Zombie.

Un po' come ribadire l'ovvio, Darsella.

Neto era stato graffiato e iniziava a mostrare anche i primi segni d'infezione. Avevo qualche campione della malattia a portata di mano (a volte vengono droppati dai Plague Zombie eliminati), ma non riuscivo a raggiungere i cinque campioni necessari per craftare una cura. Per quanto volessi continuare a giocare con Neto, anche gli eroi hanno bisogno di riposo ogni tanto e, visto che l'avevo sfruttato molto, la sua stamina era ormai ridotta al limite. I Plague Zombie perciò non hanno fatto fatica a circondarlo e sicuramente in quel momento l'ultima cosa che volevo era che l'eroico leader della mia comunità si ammalasse.

Con riluttanza perciò ho deciso di far rientrare Neto in infermeria e di dirigermi verso le terre selvagge con un nuovo sopravvissuto, per intraprendere una missione completamente nuova: distruggere il Plague Heart nella Gully House a Paradise. Una missione che mi avrebbe permesso di ottenere la quantità precisa di campioni di cui avevo bisogno per craftare una cura, se mai Neto, il mio uomo più importante, ne avesse avuto bisogno in futuro.

E così io e Tarvinder ci siamo trovati faccia a faccia con il nostro primo Plague Heart. Una novità per la serie di State of Decay, costituito da un enorme ammasso di sangue ed ossa che funziona da hub per i Plague Zombie. I Plague Heart si possono trovare in più edifici all'interno delle tre mappe open world del gioco e ciascuno di essi deve essere distrutto per liberare il territorio dal pericolo del morbo.

Ad essere onesti, la casa in cui vivevo durante l'università era peggiore.

I Plague Heart possono essere distrutti soltanto con molto impegno, essendo dotati di un paio di meccanismi di difesa. Infliggendo danni, questi emetteranno un gas infiammato richiamando rinforzi, i quali sopraggiungeranno sotto forma di diverse ondate di Plague Zombie. Tarvinder, con il suo zaino vuoto ed armata solo di una piccola pistola, non aveva alcuna possibilità. Ha combattuto valorosamente per un po' ma alla fine è stata strappata via dal posto di guida dell'auto, mentre tentava frettolosamente una ritirata. L'ultima cosa che ha visto è stata una macchia color cremisi mentre una massa di Plague Zombie dilaniava la sua carne.

In questo nuovo capitolo però, non dovremo preoccuparci soltanto dei non-morti. Per la prima volta nella serie di State of Decay ci troveremo a dover affrontare altri esseri umani. Non tutte le comunità o enclavi che incontreremo nel gioco saranno ostili e, in effetti, dovremo fare affidamento su molte di loro per poter commerciare. Qualsiasi oggetto di lusso rubato dagli edifici potrà essere venduto per ottenere influenza, la valuta principale del gioco, con la quale potremo acquistare provviste, cibo e munizioni. Praticamente tutto quello che può essere scambiato con l'enclave.

Fate attenzione a non irritare un'enclave però. Io, ad esempio, ho deciso di minacciare un gruppo amichevole, l'ho fatto per la scienza ovviamente, e ho scoperto che gli avversari umani arrabbiati possono essere incredibilmente aggressivi. Sono anche molto intelligenti: si dividono e si muovono in modo da bloccare le vie di fuga anziché attaccare in gruppo come fanno i non-morti.

Abbattere uno Juggernaut in modalità cooperativa a 4 giocatori è davvero elettrizzante.

Una delle mie preoccupazioni principali per quanto riguarda State of Decay 2 è la cooperativa a 4 giocatori. È un'aggiunta che i fan di State of Decay hanno richiesto a gran voce sin dall'inizio della serie, ma invece di rappresentare una rivoluzione per il gioco, è stata più che altro una delusione. Il più grande problema riscontrato è che ogni ospite di una sessione co-op è legato all'host da un filo invisibile, un costante promemoria che ci ricorda le limitazioni del gioco. Non rappresenta quindi una vera e propria esperienza open world: se infatti ci allontaneremo troppo dall'host sullo schermo, appariranno prima degli avvertimenti lampeggianti e poi saremo subito teletrasportati di nuovo nel gruppo.

Altre volte, invece, i problemi di connessione non ci hanno permesso di rimanere al passo con l'azione soprattutto quando tutti e quattro ci trovavamo nello stesso veicolo. I vari glitch grafici con conseguenti sfarfallii ci hanno poi dato un po' di mal di testa durante i nostri viaggi in auto lungo la strada.

Effettivamente, durante il gioco, ho notato anche diversi bug grafici. La build di Xbox One X che ho provato risentiva di costanti problemi di frame rate. La versione PC girava più fluidamente, pur presentando anch'essa dei piccoli inconvenienti, come zombie che scomparivano nel pavimento o che compenetravano altri oggetti. Probabilmente però, i giocatori veterani di State of Decay non si preoccuperanno di qualche bug, dato che il titolo originale e il relativo DLC erano anch'essi parecchio trascurati da questo punto di vista.

Questa macchia sfocata è quello che otterrete se farete arrabbiare un'enclave.

Le meccaniche fondamentali del gioco però rimangono le stesse, con l'aggiunta di un paio di elementi originali per distinguerlo dal capitolo precedente. Non fraintendetemi: il gameplay survival classico che ha reso il primo gioco un cult è ancora presente, e se sperate di ritrovarlo anche in questo capitolo, ne avrete in abbondanza. Se invece speravate in un'esperienza notevolmente migliorata che portasse State of Decay ad un livello superiore, allora potreste rimanere delusi.

Date un'occhiata al video iniziale per ulteriori informazioni su State of Decay 2 e per godervi oltre 17 minuti di gameplay sia della nuova modalità co-op sia in singleplayer.