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State of Decay - Reloaded

A zombie donato guardiamo in bocca.

Nella calma quasi piatta della scorsa estate, un titolo per XBLA aveva fatto parlare di sé sorprendendo i suoi creatori con un successo di vendite assolutamente inaspettato. Si trattava di State of Decay un simulatore di apocalisse zombie calato in un contesto open world caratterizzato da numerose feature inedite e intriganti.

Di base troviamo la possibilità di esplorare un'intera vallata alla ricerca di rifornimenti incontrando altri sopravvissuti da riunire sotto uno stesso tetto per cooperare e arrivare alla salvezza finale. Ma la vera chicca era rappresentata dal mondo di gioco persistente che si evolve anche a PC/console spenta.

I nostri compagni possono dare di matto, le risorse scarseggiare e più in generale i rifugi diventano inadatti per ospitare gruppi di sopravvissuti sempre crescenti che possono mal sopportarsi tra loro.

Su tutto spicca la possibilità di passare dal controllo di un sopravvissuto all'altro facendone crescere le abilità di base con le armi, la resistenza e la considerazione di cui gode all'interno della comunità. Tutti elementi che possono condizionare il gameplay inteso come cooperazione da gestire con gli NPC: soprattutto è la libertà lasciata al giocatore nel vivere l'ambientazione sandbox a rendere SoD un gioco piuttosto fuori dagli schemi.

Le armi da fuoco sono comode ma non sempre un buon affare, soprattutto quando ci sono molti zombie nei paraggi.

Missioni alla ricerca di rifornimenti e altri sopravvissuti possono andare a farsi benedire per un banale errore di valutazione che può portare alla sua morte permanente di un personaggio senza possibilità di recupero. Tutto questo inizialmente aveva portato a parecchie perplessità sulla bontà di questa formula, ma la buona calibrazione della difficoltà iniziale ha reso questa soluzione azzeccata e parte della buona riuscita di State of Decay. Possiamo dire la stessa cosa dodici mesi dopo?

"La prima incarnazione era un autentico disastro di bug, glitch e problematiche tecniche"

Partiamo dall'inizio: il gioco uscì a giugno 2013 solo in versione Xbox 360 sul Live Arcade per poi arrivare a novembre anche su home computer. La prima incarnazione era tutto fuorché solida: anzi, possiamo dire che il gioco è stato un autentico disastro di bug, glitch e problematiche tecniche che hanno indispettito non poco la community.

Dal comportamento degli NPC, ai trigger delle missioni, per non parlare delle orde di zombie (troppe) che comparivano dal nulla e rendevano veramente arduo sopravvivere nei centri abitati, la compilation di elementi negativi è parecchio lunga. Consci di tutto questo, gli Undead Labs si sono messi al lavoro e hanno impiegato un sacco di tempo per risolvere piccoli e grandi problemi che affliggevano il gioco.

Diciamo che il grosso è stato fatto, ma visto lo stato grezzo in cui era stato rilasciato, State of Decay non è tuttora ancora privo di bachi, in particolare la versione PC realizzata solo in seconda battuta. Basta fare un salto sui forum di Steam per accorgersi di come ci siano ancora parecchie lamentele, per quanto nulla di paragonabile agli showstopping bug che spesso capitavano a ridosso del rilascio. Tra i tanti, uno è capitato anche al sottoscritto, impossibilitato da procedere al completamento della trama principale per un paio di mesi fino alla pubblicazione della patch risolutiva.

Il trailer di Breakdown, il secondo DLC ufficiale di State of Decay.

Tali problemi erano, e sono ancora in parte, dovuti a due fattori: il ristretto numero di sviluppatori rispetto ad un progetto sicuramente ambizioso per complessità, interazioni e dimensioni dell'area di gioco, ma soprattutto un motore grafico veramente obsoleto che rende State of Decay decisamente brutto da vedere anche su PC, nonostante il potenziale grafico infinitamente superiore a quello di Xbox 360.

"I due DLC si sono rivelati discreti ma non imprescindibili"

Una scelta probabilmente figlia della necessità di usare un motore leggero in grado di gestire un'ambientazione aperta e orde di zombie in movimento. Oltre a questo, gli Undead Labs non sono certo Rockstar, quindi il paragone con quanto fatto con GTA 4 e GTA 5 è indubbiamente fuori luogo.

Bachi, brutture e frame rate ballerino a parte, gli interventi sono andati anche nella direzione di correggere i problemi di bilanciamento della difficoltà più evidenti: il numero di orde in circolazione è stato ridotto, così com'è cambiata la gestione delle risorse e il comportamento degli NPC del nostro accampamento durante i periodi di nostra assenza.

Prima davano in escandescenza facilmente lasciandoci le penne con allarmante frequenza; più in generale erano ingestibili e imprevedibili a prescindere dagli sforzi di contenimento fatti dal giocatore. Ora questo non accade più, ma semplicemente si stancano, possono ferirsi o consumano risorse.

Coltivare l'orticello è sempre una buona idea per mantenere alto il morale della truppa.

Oltre a risolvere i problemi, gli sviluppatori hanno dedicato parecchio del loro tempo alla realizzazione di un paio di DLC ufficiali pubblicati tra le fine del 2013 e il 2014. Il primo è stato Breakdown e vede il gruppo di survivor alle prese con la necessità di costruire un camper per darsela a gambe dalla vallata. Si tratta di un DLC sandbox affrontabile a diversi livelli di difficoltà visto che alla progressione dell'abilità dei nostri personaggi corrisponde un maggior numero e aggressività degli zombie stessi.

"Gli utenti PC possono contare su ottimi mod per alterare estetica e gameplay"

Lifeline è stato il secondo DLC pubblicato qualche mese fa ed è molto diverso dal predecessore: si tratta di un'avventura a tempo in cui il giocatore prende il controllo di un gruppetto di militari nelle prime fasi dell'infezione. Per portarlo a termine, bisogna proteggere i civili difendendo l'avamposto dai continui assalti degli zombie, ed evacuarli prima che le orde travolgano la nostra base.

Nel complesso due DLC discreti, ma nessuno dei due si può considerare veramente imprescindibile, visto che a voler spulciare a fondo il gioco originale c'è veramente di che impegnarsi per parecchie ore fino alla fuga finale, o proseguire ad libitum solo per aumentare la skill dei propri sopravvissuti.

Volendo, ma solo per gli utenti PC, è possibile alterare in vari modi i contenuti del gioco originale anche installando alcuni mod che possono cambiare l'estetica, il gameplay. Nonostante i problemi avuti nella fase iniziale dalla versione PC, il lavoro di Undead Labs ha colpito l'immaginario degli appassionati che si sono messi di buzzo buono a sfornare modification di buona lena.

Un assaggio del gameplay aperto di State of Decay: sono le decisioni che si prendono a salvarvi la pellaccia, più dell'uso scriteriato di tubi di piombo per spaccare crani.

Tra le tante citiamo auto indistruttibili, basi e abilità migliorate, lo sblocco delle armi e oggetti dei DLC da usare anche nel gioco principale e un mod grafico interessante, il Big Nasty Mod che aumenta il livello di dettaglio, il gore, e migliora di parecchio la qualità dell'acqua. Un bel risultato per un gioco che su PC ha venduto una minima parte rispetto al milione abbondante di copie piazzate su Xbox 360 e che promette di proporre altri mod di un certo spessore da qui ai prossimi mesi.

"A prescindere dall'aspetto tecnico, un survival horror tutto da spolpare nettamente migliore rispetto agli esordi"

Riconsiderato a dodici mesi di distanza, State of Decay presenta molti pro e qualche contro al suo acquisto. Il prezzo è rimasto praticamente invariato (19 euro su Steam e XBLA, 6 per i DLC) e viste le difficoltà iniziali era tutto sommato ben commisurato alla spesa.

Oggi come oggi era lecito aspettarsi un price drop nella fascia dei dieci euro considerando l'anno trascorso ma anche altri elementi: per quanto gli Undead Labs si siano dati fare nel migliorarne le prestazioni, State of Decay ha ancora qualche problema di funzionamento, ma soprattutto è fondamentalmente brutto da vedere su entrambe le piattaforme per l'anzianità del motore di cui abbiamo parlato poc'anzi.

Quindi, chi proprio non ce la fa a sopportare una qualità grafica risalente a una decina d'anni fa con animazioni improbabili e qualche baco ancora da scovare, potrebbe avere seri problemi di adattamento a un gioco che non passa il tempo a compiacersi del suo look: in questo senso, meglio pensare bene prima di investire il doppio deca tuttora richiesto.

In compenso, i giocatori desiderosi di mettere in secondo piano l'elemento tecnico per cercare a tutti i costi quella sostanza nel gameplay che molti titoli mainstream non vogliono offrire, troveranno in State of Decay un survival horror tutto da spolpare nettamente migliore rispetto agli esordi.

Nonostante le magagne, la versione PC è la più appetibile in virtù delle prestazioni e della community, nella segreta speranza di veder arrivare un mod in grado d'introdurre una sulla carta terribilmente intrigante modalità cooperativa. Gli sviluppatori avevano iniziato la lavorazione per poi cancellarla mestamente pur promettendo la sua inclusione in un possibile, e auspicabile, State of Decay 2.

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State of Decay

Xbox 360, PC

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Matteo Lorenzetti

Contributor

Dopo dieci anni di The Games Machine, approda finalmente alla redazione di Eurogamer.it. Onnivoro per quanto riguarda i generi, predilige sparatutto, giochi di guida ed RTS.

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