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The Last of Us: Part II tra leak e spoiler. Libertà creativa e odio - editoriale

"Un videogioco va giocato".

Continuiamo a faticare ad accettare ciò che sta succedendo a Naughty Dog in questi giorni successivi ai leak e spoiler di cui è stato vittima The Last of Us: Part II. Una delle software house più capaci e amate del panorama videoludico si trasforma all'improvviso nel nemico pubblico numero uno, nel male che se non combatti allora "quanto vi paga Sony?" o "eccoli i paladini del politicamente corretto", o ancora "bravi che proteggete i poteri forti e siete a favore del crunch". Va bene tutto ma lasciateci precisare un paio di cose. Ovviamente senza spoiler.

Come forse qualcuno tra voi avrà capito leggendo quello che abbiamo scritto su queste pagine e nei commenti nei giorni scorsi, noi Naughty Dog e The Last of Us: Part II non li combattiamo. Non li combattiamo semplicemente perché non capiamo di cosa dovremmo lamentarci e perché non ci schiereremo mai con un gruppo di persone che comprende anche chi, tra i vari comportamenti schifosi, si lascia andare ad insulti antisemiti nei confronti del director Neil Druckmann. E dato che non abbiamo intenzione di combatterli crediamo che valga la pena cercare di capire cosa stia accadendo intorno a una delle vittime di leak più illustre della storia dei videogiochi.

Tralasciando gli inevitabili hater di Sony, sembra che i motivi che potrebbero nascondersi dietro alle critiche che stanno colpendo l'avventura di Ellie siano principalmente tre: il crunch, alcune tematiche trattate tra cui quella che potrebbe essere intesa come la "questione sessuale" e il finale vero e proprio.

Che il crunch eccessivo sia un problema di Naughty Dog è una questione trattata e ritrattata in diversi report e non pensiamo di certo che siano tutti aria fritta. Però il crunch che piaccia o meno c'è praticamente dappertutto e, per quanto questa non sia una scusa, l'eccellenza spesso si raggiunge anche attraverso di esso. Bisogna migliorare le condizioni di lavoro e favorire un modello capace di limitare il crunch sistematico e troppo pesante ma allo stesso tempo non bisogna cadere dal pero: Naughty Dog non è diventata di colpo il male assoluto che ha spinto un povero sviluppatore a condividere leak e spoiler perché al limite della sopportazione. Allo stesso tempo non capiamo perché l'interesse impellente verso questo problema sia iniziato improvvisamente proprio in seguito ai leak e soprattutto perché continui a concentrarsi proprio ora su questo aspetto.

Ellie e Naughty Dog. Accerchiati.

Anche perché a quanto pare sarebbe tutta colpa di un hacker esterno a Sony e Naughty Dog e in fondo che senso avrebbe cercare di colpire in questo modo i vertici della software house californiana se la si vuole condannare per le politiche sul crunch? Tutti parlano solo degli spoiler e inoltre rischi anche di danneggiare i tuoi ex colleghi che a conti fatti non hanno alcuna colpa. Però l'ondata di critiche e di dislike è innegabile e se il crunch non sembra poterne essere la causa principe, la motivazione più probabile è una di cui in realtà preferiremmo non parlare.

Ad alcuni solo questa frase darà fastidio ma non possiamo negare che ritrovarci nel 2020 a dover ancora discutere di eterosessualità, omosessualità o di qualsiasi altro orientamento sessuale ci deprime. Non abbiamo letto o visto i leak e non vogliamo assolutamente leggerli per quanto evitare qualsiasi spoiler sia quanto meno improbabile di questi tempi. Non ci interessa se ci sono trans, se ci sono donne sotto steroidi, se Ellie ha scene di sesso con Dina o se tutto non è altro che una semplice storia di vendetta. Ci interessa invece avere tra le mani una produzione all'altezza se non addirittura migliore del primo capitolo, riuscire ad appassionarci ancora una volta di fronte a due dei personaggi meglio scritti che abbiamo mai incontrato nei videogiochi, e scoprire come il loro rapporto possa evolversi dopo un finale particolare come quello di The Last of Us.

Però capiamo che a molti invece quelle cose interessino eccome e che tanti di quei dislike, che lo si voglia ammettere o meno, sono legati all'odio più puro. Esplicito o implicito che sia. Già vi vediamo nei commenti. "Ecco i paladini del politicamente corretto, i social justice warrior magari pure sinistroidi". Forse, ma abbiamo anche dei difetti. Al di là delle battute non si può negare che tante critiche che stanno colpendo Naughty Dog derivino da ideologie di destra e da fanatismi di nature e sfumature più o meno omofobe. Attenzione! Non tutti sono così, non stiamo dicendo questo, ma questo gruppo c'è e ci sembra molto più numeroso e aggressivo di quello che invece critica, a ragione o a torto, la pratica del crunch o altre problematiche.

Ma perché rispetto al primo The Last of Us questa critica sembra decisamente molto più forte? Forse perché in quel caso praticamente tutto veniva relegato in un DLC? O forse perché il protagonista centrale e alter ego in cui immedesimarsi era un uomo bianco, etero e tormentato, qualcuno che per quanto fosse ben scritto e indimenticabile ha dei contorni standard, confortevoli e per certi versi facili da indossare. Magari anche il modo lento e progressivo di svelare il rapporto tra Ellie e Riley potrebbe averci messo lo zampino o forse è semplicemente il fatto che un comprimario "diverso", per quanto molto importante, sia più facile da accettare di un protagonista.

Cover image for YouTube videoA Special Message from Neil Druckmann About The Last of Us Part II

Lo sappiamo che molti sottolineano di essere stufi di un bombardamento fatto di white washing, di personaggi che vanno al di là del "canone" in maniera forzata e di più o meno evidenti imposizioni dei piani alti dell'intrattenimento ma non capiamo perché fare di tutta l'erba un fascio. Cosa c'entra The Last of Us: Part II con le serie Netflix o con le serie TV additate come colpevoli di usare l'omosessualità come una tematica semplicemente di tendenza? Volete davvero dirci che nei videogiochi c'è questo trend preponderante e che questo sia dissenso in grado di trasmettere un forte segnale? Un segnale di cosa? Ma cosa ancora più importante, una software house come Naughty Dog non merita almeno il beneficio del dubbio? Non merita almeno la possibilità di mostrare la propria opera completa invece di essere giudicata attraverso spezzoni provenienti da vecchie build o attraverso riassunti che a quanto pare non sarebbero nemmeno affidabili?

The Last of Us ha preso un setting non originale unendolo a una struttura da road movie vista e stravista fondando tutta la sua fortuna narrativa sulla cura riposta nei personaggi e nei loro rapporti. Non credete quindi che qualsiasi personaggio introdotto in The Last of Us: Part II avrà lo stesso trattamento e che ogni evento avrà una motivazione, un significato dettato da un percorso personale che in ogni caso non è comprensibile attraverso un riassunto o un video di qualche minuto?

Poi c'è lo stesso Druckmann. Insultato e accusato pesantemente di essere solo un buonista benpensante e ipocrita, non merita la possibilità di narrarci la sua storia dopo che lui stesso ha creato questo universo e dopo che ha dimostrato di non essere di certo l'ultimo arrivato? D'altronde sottolinea solo, tanto banalmente quanto saggiamente, che un "videogioco va giocato". Perché dubitiamo profondamente che Naughty Dog e Sony possano aver in qualche modo toppato o confezionato un gioco dal finale non studiato nei minimi dettagli e assolutamente sensato e giustificato da un percorso approfondito e imperdibile. Se Joel o Ellie dovessero morire anche noi saremmo infastiditi, tristi e magari un pochino arrabbiati ma come si può arrivare a quella che sta assumendo i tratti di una campagna d'odio di fronte alla libertà creativa e autoriale di uno dei team migliori della storia? C'è un accanimento che ci spiazza, che purtroppo sembra in larga parte odio ingiustificato.

Troy Baker, il doppiatore di Joel, aveva dichiarato circa un mese fa che la trama di questa parte due avrebbe diviso in maniera decisa i fan e che sarebbe stata necessaria una mentalità davvero aperta per poterla apprezzare. Joel ed Ellie, sottolineava Baker, devono poter raccontare la loro storia, non la storia che le persone vogliono che venga raccontata. Bisogna anche essere pronti ad accettare che molto o tutto potrebbe andare per il verso sbagliato e che le nostre aspettative narrative vengano disattese. In fondo anche il primo The Last of Us si chiudeva con eventi e conclusioni particolari, che tratteggiavano una situazione Joel/Ellie tutt'altro che banale.

Per non dimenticare.

Il problema è che troppe critiche arrivano da persone che non vogliono sentire ragioni, che sbraitano perché qualcuno ha osato uscire dal seminato senza però essere banale e che anzi ha tutte le carte in regola per dare una lezione a una mandria di beceri hater che creano profili solo per spoilerare. Dare una lezione con quello che nonostante tutta questa shitstorm sarà probabilmente un altro capolavoro. Se non è l'odio più cieco a spingervi, dovrebbe essere chiaro che Naughty Dog non merita il vostro accanimento dopo essere già stata una vittima in questi giorni.

Perché si tratta pur sempre di un gruppo di uomini e donne alle prese con una situazione a dir poco demoralizzante (almeno i tantissimi pre-order sono una buona notizia) e anche perché questa è una delle poche grandi software house che prova davvero a deviare dallo standard del narrabile e che non cambia semplicemente una skin di un personaggio per fingersi diversa e moderna.

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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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