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The Serpent Rogue Recensione, il fine è in parte giustificato dai mezzi

Un debutto. E nel bene e nel male, si vede.

Nella valutazione di un'opera, sia essa un film, un libro o in questo caso un videogioco, c'è sempre un elemento da tenere in considerazione: il contesto. Il team indipendente Sengi Games è alla sua prima esperienza in questo caso e possiamo già dire che The Serpent Rogue ne è piena rappresentazione, con tante buone idee ma con molti spigoli da limare.

Il titolo protagonista di questa recensione però è anche un prodotto fuoriuscito da una guerra, quella tra Russia e Ucraina, ed è un miracolo che il team con sede proprio a Kiev sia riuscito nell'intento di pubblicare il suo lavoro nel bel mezzo del conflitto.

L'esperienza provata con The Serpent Rogue è insomma particolare, frustrante in larga parte per via della natura stessa del gioco (roguelike) ma vissuta anche con un briciolo di orgoglio misto a del sano ottimismo, in cui nemmeno una guerra può scalfire i sogni di un team di sviluppo. Questo ovviamente non significa che l'opera sia stata trattata coi guanti ma è giusto sottolineare da dove venga questo prodotto.

Ambientato nella terra del Monte Morbus impersoniamo uno dei Custodi, una speciale élite di alchimisti intenti a preservare l'equilibrio del mondo dalla Corruzione, un male manifesto in grado di consumare tutti gli esseri viventi. Questo incipit ha per lo più il ruolo di pretesto, con una narrazione che si dipana soprattutto tramite il codex del mondo di gioco in grado di espandere diegeticamente il sapere del giocatore e del suo alter ego.

Come in un souls qualsiasi, infatti, tutto ciò che ci sta attorno esiste da molto prima che mettessimo piede in quelle terre ma in The Serpent Rogue, si va addirittura oltre. Questo titolo infatti è un ottimo compendio a Elden Ring, soprattutto per quanto riguarda la discussa accessibilità e fruibilità narrativa: in confronto a questo, i titoli From Software sono di una chiarezza disarmante.

Uno scontro come sempre quasi impari.

The Serpent Rogue è, come da titolo, un roguelike abbastanza ostico, difficile da portare al termine e difficile da comprendere nelle sue meccaniche fondamentali ma questo, è un male solo in parte. Uno dei cardini su cui ruota l'intera avventura è proprio il concetto di esperienza, testare, toccare con mano tutto ciò che ci capiti a schermo. Un po' come per alcuni elementi di Mortal Shell, infatti, prima di capire l'uso di alcuni oggetti bisogna prima studiarli, sacrificarli per il bene della scienza nonostante la difficoltà nel reperirli.

The Serpent Rogue Sviluppatore: Sengi Games Publisher: Team 17 Versione trattata: PC Disponibilità: PC, PS5, Xbox Series X|S, Switch

Essendo alchimisti, la creazione delle diverse pozioni passa prima da tutto ciò perché, come nella realtà, se non si conosce bene ciò che viene maneggiato difficilmente è possibile capirne l'utilità. Concettualmente, dunque, The Serpent Rogue funziona, portandoci a esplorare l'ambiente di gioco per trovare nuovi ingredienti da usare nella creazione delle nostre pozioni ma il problema è che, nonostante lo studio, ci si capisce ben poco.

La questione accessibilità può partire proprio da qui ed è una cosa che non dipende strettamente dal budget a disposizione. A volte sono scelte di design, discutibili o meno, altre invece vere e proprie sviste dando per scontato meccaniche che invece, non lo sono. Anche avendo a disposizione tutti gli ingredienti, con tanto di descrizione precisa del loro effetto, unirli per creare delle pozioni utilizzabili non è per nulla scontato, risolvendosi con una serie di tentativi sino a quando non si trova la combinazione adatta.

Forse chi possiede nozioni di chimica parte avvantaggiato ma tutti gli altri si troveranno in difficoltà, depotenziando così la meccanica dello studio, anche perché può essere del tutto bypassata: nessuno ci vieta infatti di testare alla cieca le varie componenti e in fin dei conti, non cambia poi tanto l'esperienza.

Essendo presente una grande quantità di pozioni da creare e una trentina di ingredienti da testare, le combinazioni possibili sono innumerevoli e appunto, la maggior parte delle conclusioni sarà una soluzione acida inutilizzabile. Ma la difficoltà parte a monte, perché The Serpent Rogue è anche un titolo procedurale: nelle due aree sferzate dalla corruzione, infatti, a ogni ciclo cambiano gli elementi che è possibile reperire e la tipologia e disposizione dei nemici.

In pratica reclutiamo schiavi.

Se da un lato questo consente un'esplorazione sempre “fresca”, dall'altro diventa una slot machine proprio perché ciò che serve non sempre respawna. E quindi, che si fa? In poche parole, si è costretti a perder tempo, attendendo pazientemente che il nuovo ciclo di Corruzione cambi di nuovo le carte in tavola. Diventa così un circolo vizioso di ricerca e attesa, anche se esiste un piccolo escamotage per accelerare il processo, ma solo a pancia piena.

Come in un souls la stamina è fondamentale ma, come ormai avrete compreso, non c'è niente di semplice e anche questa caratteristica non bisogna darla per scontata visto che va ricaricata, mangiando: oltre alle formule alchemiche bisogna imparare anche a cucinare, trovando i giusti ingredienti da mettere assieme o semplicemente da cuocere. Se c'è una cosa che The Serpent Rogue sa fare molto bene è mettere l'accento su qualsiasi scelta facciate, anche mangiare della carne cruda.

Questo esempio è importante per far capire la complessità di questo titolo: abbiamo lodato il Prey di Arkane Studios anche per via delle “scelte invisibili” compiute dal giocatore e qui, ci troviamo negli stessi lidi: lasciare cadaveri in giro, metter su un allevamento o abbandonare alcuni “esseri” particolari, ha delle conseguenze marcate cui non si capirà l'effettiva gravità fino a quando non accadono. L'essere così complesso è alla fine il vero punto debole del titolo, finendo con l'avere tante belle idee ma nessuna sviluppata adeguatamente.

Per cui, tra la creazione di diverse pozioni in grado di curarci, saziarci, ferire i nemici o purificarli dalla corruzione, preparare vivande, raccogliere e studiare diversi elementi, abbiamo la possibilità di reclutare compagni o addirittura addomesticare vari animali, fino a un massimo di quattro. La loro intelligenza artificiale rende molto spesso vana la loro compagnia, finendo quasi subito all'altro mondo e dunque, è un'altra meccanica che si aggiunge a quanto detto poc'anzi. E non siamo nemmeno arrivati al problema più grande.

In The Serpent Rogue è presente anche la possibilità di combattere, oltre che fabbricare e potenziare armi ed elementi di supporto. Tutto si basa sul concetto di usura ma così marcata che ricorda Dark Souls II a 60FPS, con armi e oggetti che si deteriorano in men che non si dica. Il combat system è quanto di più basilare, con moveset identico per qualunque arma o simile impugnata, composta da una combo da tre colpi leggeri, un colpo potente e la parata.

La purificazione non risolve tutti i problemi.

L'ottima varietà di nemici richiede approcci diversi che però si traducono nella stessa danza di dare un colpo, pararsi, darne un altro e così via, fino a quando, l'oggetto impugnato non si rompe. Essendo l'usura così marcata, decidere di parare un colpo può rivelarsi una scelta sbagliata per cui, è meglio darsela a gambe. Sì, è ovviamente possibile utilizzare le pozioni ma sono sempre in numero limitato, vuoi per la questione risorse da reperire, vuoi perché... pesano. C'è anche il peso trasportabile da gestire, un numero anche molto basso a dir la verità.

Sengi Games, come detto, è alla sua prima opera e la poca esperienza è visibile da queste strane scelte di equilibrio di gioco, ma non solo. Sono tanti i dettagli che lasciano interdetti riassumibili con la possibilità di tagliare delle corde solo con pezzi di vetro, nonostante si è in possesso di una spada, di un'ascia e altri elementi taglienti.

Anche la feature della trasformazione (sì, ci si può anche trasformare in alcuni animali) risulta mal calibrata e spesso del tutto inutilizzabile, visto che una volta cambiati i connotati, si assumeranno tutti i pregi e i difetti dell'animale scelto. Anche qui concettualmente è corretto ma nella pratica è un inferno, visto che saremo costretti a scaricare oggetti preziosi per poter entrare ad esempio in una tana mentre assumiamo le veci di un topo.

The Serpent Rogue però è un titolo che lascia ampia libertà d'approccio e, visto che è possibile addomesticare delle bestie, sarebbe plausibile pensare di trovarne uno, farselo amico e indicare al roditore di compiere l'azione. Non si può fare.

Quello che manca è una rifinitura generale delle idee ma anche un netta pulizia del codice, visto che vi sono da segnalare problemi nelle collisioni oltre a bug nell'analisi del bersaglio, necessaria per capirne punti di forza e debolezza, oltre che il suo grado di corruzione.

Un posto che vedremo molto spesso, purtroppo.

Nemmeno la parte finale riesce a risollevare la situazione, perché compie qualcosa che un videogioco non dovrebbe mai fare: rendere vana tutta l'esperienza precedente. Per capire bene la situazione, è possibile prendere come esempio la prima iterazione di Deus Ex: Human Revolution, in cui le boss fight erano affrontabili solo attraverso una build, trascurando tutte le altre.

Lì il problema fu l'aver assegnato la costruzione di questi elementi a un team esterno a Eidos ma qui, risulta davvero inspiegabile: tutte le ricerche effettuate, tutte le pozioni, armi e cibo creati, non avranno più importanza, vanificando tutti gli sforzi fatti precedentemente, con un colpo di reni narrativo degno di Fantaghirò.

Non esistesse questa parte, nonostante tutti gli spigoli, le imprecisioni e alcune scelte di design discutibili, The Serpent Rogue è una discreta esperienza, dura ma formante, in grado di rendere il giocatore direttamente partecipe all'azione. Siamo effettivamente noi a risolvere o a creare problemi ma è davvero un peccato si perda tutto in un bicchier d'acqua.

Come From Software insegna, tralasciando le questioni di marketing, la difficoltà in un videogioco può tranquillamente essere parte integrante dell'esperienza ma solo se si forniscono al giocatore tutti gli strumenti necessari per affrontarla. In questo caso purtroppo, mancano, finendo per diventare un titolo frustrante per i motivi sbagliati.

La mappa di gioco è abbastanza complessa e varia.

Essenzialmente il lavoro di Sengi è ancora in divenire e con alcuni accorgimenti potrebbe risultare un titolo davvero interessante. Le idee di base sono ottime, dallo studio delle risorse alla costruzione del proprio arsenale, ma forse sono fin troppe per questo piccolo team, incappato probabilmente nella troppa ambizione. La software house è però già a conoscenza di queste criticità, per cui The Serpent Rogue potrebbe essere molto diverso tra qualche mese.

6 / 10