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The Tomorrow Children - prova

I creatori di PixelJunk alzano il pugno.

Negli ultimi anni siamo stati letteralmente sommersi dai survival game più disparati: titoli più o meno avvincenti, copie spudorate, piccole innovazioni e così via, ma a quanto ci risulti nulla di simile da quello che è stato sviluppato dal buon Dylan Cuthbert e la sua Q-Games.

Con un'ambientazione post-distopica da regime totalitario sovietico, The Tomorrow Children tenta a suo modo di riscrivere i survival games, o perlomeno di portare innovazione nel campo. Catapultati nel Void, una dimensione risultato di un esperimento andato male, dovremo collaborare per costruire le città del futuro. Un brevissimo tutorial ci mostrerà come muovere i primi passi, come gestire la nostra "compagna", e ci spiegherà il funzionamento del mondo che dipenderà principalmente dal comportamento dei giocatori.

Terminata la breve introduzione potremo prendere la metropolitana con la quale raggiungeremo una delle molte città disponibili dove iniziare a lavorare per il bene comune. Le città sono il fulcro del gioco e dovremo contribuire attivamente al loro sviluppo: da noi dipenderà la produzione di energia elettrica, la raccolta di cibo e dei materiali più disparati, oltre alla realizzazione di negozi, abitazioni, monumenti, sistemi di illuminazione e difesa e così via. Ogni cosa è vincolata ai progressi e alla cooperazione dei vari giocatori, e tutto dipende dal contributo che essi daranno.

Per utilizzare i vari banchi da lavoro dovremo necessariamente metterci in fila e aspettare il nostro turno.

Nelle città, oltre alla fermata della metropolitana già menzionata in precedenza troveremo quella del bus, mezzo di trasporto utile a raggiungere le zone di raccolta: queste ultime sono delle isole, separate dalle città da quello che sembra essere un mare del Void, non attraversabile a piedi. Questi luoghi sono strani e instabili, hanno una durata relativamente breve e dopo un certo periodo di tempo scompaiono risucchiati dal Void stesso.

Questi misteriosi luoghi riescono davvero a sorprendere con le loro stravaganti forme, che spaziano da navi spezzate in due a gambe di manichini che indossano scarpe con il tacco o ancora una luna dal volto umano con un razzo in un occhio proprio come quella della locandina del famoso film del 1902 Viaggio nella Luna. Ogni isola, oltre a contenere materiali, avrà un buon numero di segreti da scovare e insidie da affrontare, dai mostri al buio.

Per affrontare le varie sfide e portare a termine i nostri compiti in città potremo recuperare l'equipaggiamento necessario, che va dai picconi per scavare nella roccia ed estrarne minerali alle motoseghe per abbattere alberi, passando per dei jetpack utili a raggiungere le cime più alte e luci per illuminare i luoghi di lavoro, dato che le compagne non amano il buio.

Gli acquisti possono essere fatti in due modi: il primo è tramite i buoni razione che guadagneremo con il sudore della fronte e ci verranno rilasciati facendo visita al Ministero del Lavoro, che in base al nostro contributo alla comunità ci assegnerà un punteggio calcolando il giusto compenso.

Il Jetpack, comprato al mercato nero in questo caso, ci permetterà di muoverci un pochino più liberamente, ma occhio al carburante.

L'altro modo è invece passare attraverso il mercato nero, che però non accetterà i suddetti buoni ma pretenderà invece il pagamento in dollari liberi, come un tempo accadeva nei mercati neri dell'ex unione sovietica, questa valuta però potrà essere recuperata solo in modo casuale, e la qualità delle merci a cui dà accesso è veramente elevata, perciò è bene non sprecarla.

Il nostro contributo allo sviluppo della società non sarà garantito unicamente dalla raccolta di materiali, ma come già citato in precedenza anche dal portare a termine alcuni compiti in città, come ad esempio correre sui tappetini dei generatori per generare energia elettrica, oppure sfruttare le risorse raccolte dagli altri giocatori per costruire nuovi edifici e riordinare i magazzini. Inoltre potremo anche difendere a suon di cannonate la città dagli assalti degli Izverg, dei giganteschi mostri con la mania di distruggere ogni cosa che si gli si pari davanti, e vi possiamo assicurare che non è affatto semplice abbatterne uno.

Con un background così caratteristico, anche il comparto grafico non poteva essere da meno. Per l'occasione è stato realizzato un motore nuovo di zecca dotato di una gestione intelligente dell'illuminazione volumetrica in tempo reale, che si adatterà in modo dinamico a ogni cambio dello scenario, sia programmato che derivante dagli interventi dei giocatori.

Il design dei personaggi, che li fa sembrare fatti di cartapesta, si rifà ad alcune bambole degli anni '60 provenienti dalla Repubblica Ceca. La qualità e la cura riposta nelle texture di materiali, edifici, strumenti di lavoro e altri elementi è davvero superba. Interessante anche la scelta della colonna sonora, composta ovviamente da brani provenienti direttamente dall'ex Unione Sovietica, che insieme ai volantini propagandistici che tappezzano le città ci aiuterà a integrarci maggiormente con lo spirito che si respira in gioco.

Dai mercanti potremo acquistare tutto il necessario per contribuire alla città del futuro.

Quello che invece ci ha lasciato un po' confusi è come in un gioco che fa della collaborazione tra giocatori il suo punto di forza maggiore, latiti un sistema di comunicazione più funzionale di un fischietto e una serie di gesti. Delle frasi preconfezionate e componibili, come quelle presenti nella serie Dark Souls per intenderci, piuttosto che un normale sistema di chat, avrebbero a parer nostro una maggiore utilità.

The Tomorrow Children è dunque un progetto ambizioso che ci è piaciuto, ma che ci ha lasciato con un mix di sensazioni contrastanti. Se da un lato le idee di collaborazione tra giocatori per un fine più grande del mero potenziamento del proprio personaggio ci sono sembrate carine, dall'altro i dubbi sull'effettivo successo non mancano.

Non ci è ancora ben chiaro dove Q-Games voglia effettivamente andare a parare. Ci siamo trovati più volte a chiederci se ricostruire le città avrà uno scopo finale o se sarà un'operazione unicamente fine a sé stessa, e cosa ci sarà da fare una volta terminata e portata al massimo la comunità. Siamo comunque curiosi, e attenderemo impazienti il momento in cui potremo mettere le mani sulla versione finale per scoprire quali altre sorprese ci sono state riservate.

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Thomas Guidetti

Contributor

Borgomanerese di nascita, Gattinarese nel cuore. Uno zio malvagio ha rubato due braccia all'agricoltura regalandogli un Master System tanti anni fa.

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