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This Is the Police - recensione

Un capo della polizia con nulla da perdere, una città corrotta e mezzo milione di dollari da mettere insieme.

Non è una vita facile quella del capo della polizia di una città corrotta fino al midollo. Se ci si tiene alla propria pelle e al tempo stesso si vuole evitare che la criminalità dilaghi indisturbata, si è costretti ad oliare i giusti ingranaggi, diventando di conseguenza parte stessa del sistema malato.

Così, la coinvolgente storia narrata da This Is the Police inizia nel peggiore dei modi. Il nostro nome è Jack Boyd e in seguito ad uno scandalo che ha portato a galla la collusione del nostro dipartimento con la mafia, siamo stati obbligati a rassegnare le dimissioni dalla carica di capo della polizia. Abbiamo esattamente centottanta giorni prima di abbandonare definitivamente l'incarico. Va da sé che quando si ha troppo potere tra le mani ma nulla da perdere, anche l'uomo più integerrimo vorrà trovare un modo per trarre vantaggio dalla situazione.

Il nostro obiettivo principale, ma anche quello più materialista, è infatti racimolare mezzo milione di dollari entro i sei mesi che mancano alla pensione forzata. In una città marcia come Freeburg trovare una fonte di denaro illecito da cui attingere non sarà di certo un problema ma più difficile sarà farlo mantenendo inalterato il delicato equilibrio di forze che regge ogni cosa.

Questa che ho appena scalfito è però solo la superficie di una storia personale ben più profonda e coinvolgente. La trama di This Is the Police è infatti così reale e psicologica da lasciare increduli. Boyd è un essere umano fallito, vittima tormentata di una società malata.

Tutto ha inizio così: una conferenza stampa per spiegare ai giornalisti il futuro del dipartimento di polizia di Freeburg.

Quando si tocca il fondo, come si suol dire, si può solo tentare di risalire. Questo è in realtà il vero scopo del tormentato capo della polizia di Freeburg: sollevarsi in qualche modo dal pantano della vita, tra la solitudine lasciata dalla fuga della moglie, lo stress di un lavoro logorante e una dipendenza da farmaci che non può mancare in un noir.

Pensare che un gioco con una simile narrazione fondi le sue radici nel genere gestionale è forse l'elemento più incredibile dell'opera prima dello studio indipendente Weappy. Da appassionato del genere e da amante delle storie burrascose, sono stato incuriosito immediatamente da This Is the Police che, fin dalla campagna di raccolta fondi conclusasi un anno e mezzo fa, prometteva un affascinante mix tra investigazione, narrazione e gestione di una stazione di polizia.

Senza ombra di dubbio il titolo propone una formula estremamente originale. Esperimenti di questo tipo, in cui ad una business simulation si cerca di affiancare un'avvincente trama, si possono contare sulle dita di una mano e comunque si tratta quasi sempre di esperimenti parziali e non del tutto riusciti. Il piccolo studio bielorusso invece, ha voluto puntare decisamente in alto, prendendosi non pochi rischi nel creare un'opera così inusuale.

In This Is the Police, a differenza dei classici tycoon, manca completamente una modalità sandbox che ci consenta di organizzare liberamente il nostro dipartimento di polizia. Tutto ruota attorno al racconto di una storia in evoluzione e la parte gestionale, per quanto preponderante nelle molte ore di gioco, costituisce solo lo sfondo di una rappresentazione drammatica, l'incessante ripetersi abitudinario di un lavoro di grande responsabilità ed infine un escamotage per creare bivi narrativi e aprire nuove opportunità ludiche.

La parte gestionale del gioco si svolge qui, davanti ad un plastico della città.

Il gameplay è infatti suddiviso in due parti ben distinte ma strettamente legate tra loro. Narrazione e gestione cambiano progressivamente con l'avanzare del gioco e si condizionano reciprocamente. Uno sviluppo inaspettato nella trama ha infatti delle conseguenze sulla gestione della centrale di polizia ed una scelta sbagliata nelle operazioni di lotta alla criminalità apre differenti intrecci narrativi.

This Is the Police possiede l'inconsueta qualità di essere reale. Non sto parlando del realismo del comparto grafico, ma proprio della concretezza del racconto, con dialoghi plausibili e situazioni umane e autentiche. Le conversazioni e le scelte compiute corrispondo esattamente a quello che potrebbe fare chiunque di noi, trovandosi nelle medesime condizioni. A livello di gameplay vero e proprio l'aggettivo reale significa anche che la maggior parte delle azioni ha sempre delle conseguenze negative e starà a noi decidere cosa scegliere, in base a quale ripercussione è per noi meno grave d'accettare.

Se un importante palazzinaro ci chiede sei agenti per supervisionare la cementificazione di una zona verde, veniamo messi di fronte ad un dubbio morale: inviare i poliziotti e lasciare quindi sguarnita la stazione per poter intervenire in caso di gravi crimini o fare finta di niente e rinunciare ad una lauta ricompensa e ai favori di un potente della città? E se il dispotico sindaco di Freeburg richiedesse di reprimere con la forza una manifestazione LGBT?

Questo è quindi il cuore pulsante di This Is the Police: tentare in tutti i modi di fuoriuscire dal buco nero che ci ha inghiottiti, restando in equilibrio su una corda instabile e tenendo presente l'obiettivo di racimolare mezzo milione di dollari. Proprio da quest'ultimo punto nasce una delle componenti gestionali dell'opera, che ci costringerà a riflettere sulla necessità di spendere parte del nostro patrimonio accumulato per il bene del dipartimento e per mantenere inalterati i delicati rapporti che tengono in piedi la nostra vita e la nostra carriera.

Questa è la fine che potrebbe fare Jack Boyd se non dovesse collaborare con la mafia.

In realtà, il gioco non è per nulla complesso dal punto di vista gestionale e in effetti non dovremmo proprio preoccuparci di amministrare i soldi del dipartimento di polizia, ma semplicemente fare in modo di avere nel corso del turno un sufficiente numero di agenti per poter intervenire sulle scene del crimine.

Per fare questo dovremo quindi rifiutare le richieste di permesso dei nostri dipendenti, ma senza esagerare per non scontentarli e capire quali chiamate potrebbero essere in realtà falsi allarmi. Tenete però presente che da un momento all'altro il sindaco o il mafioso di turno potrebbero chiederci in prestito per tutta la giornata qualche agente e per evitare di non farli arrabbiare è sempre meglio averne qualcuno non impegnato sul campo.

Occasionalmente capiterà che i nostri agenti mandati in missione richiedano rinforzi o necessitino di un consiglio su come agire, che influenzerà notevolmente il risultato dell'intervento, potendo portare al fallimento dell'operazione o addirittura alla morte dei poliziotti. Inoltre, alle nostre dipendenze troviamo anche degli investigatori, da inviare ad indagare su casi più complessi. Progredendo nell'indagine, i detective ci presenteranno alcune fotografie con frammenti di quello che potrebbe essere accaduto sul luogo del delitto. Starà a noi riuscire a metterli nel giusto ordine per poi acciuffare il criminale.

Queste sezioni, come il resto del gameplay, sono quindi estremamente semplici nelle meccaniche di base, ma avanzando nel gioco si riveleranno complesse da gestire. In particolare le indagini dei detective risultano a volte un tantino frustranti perché ci obbligano ad azzeccare l'esatta sequenza di fotogrammi per poter chiudere il caso, mentre sarebbe stato lecito aspettarsi anche la libertà di errare e arrestare di conseguenza la persona sbagliata.

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Arrivare alla fine dei centottanta giorni non sarà un'impresa immediata e richiederà qualche decina di ore. La rigiocabilità non è di certo elevata, considerando che gli eventi generati proceduralmente sono rari e poco influenti, ma può essere piacevole tentare una nuova run per testare le conseguenze di scelte differenti. La costante evoluzione del gioco dà vita a dinamiche sempre nuove di gameplay, in grado di alleggerire notevolmente un titolo che alla lunga sarebbe potuto diventare ripetitivo. I momenti gestionali, nella loro semplicità da applicazione mobile, riescono ad essere comunque coinvolgenti, anche se il piatto forte resta la storia che scandisce il procedere delle giornate.

Lo stile grafico è essenziale, ma azzeccato. La storia viene infatti raccontata per mezzo di vignette realizzate con uno stile vettoriale che riesce a trasmettere incredibilmente bene le emozioni provate dai personaggi raffigurati, anche se questi non possiedono tratti facciali. Stona leggermente il fatto che, al contrario, gli agenti alle nostre dipendenze siano provvisti di occhi, nasi, bocche e quant'altro.

Il comparto sonoro è allo stesso modo eccelso ed originale. La colonna sonora dev'essere infatti selezionata dal giocatore all'inizio di un nuovo giorno di lavoro, scegliendo tra una serie di supporti audio con le diverse tracce musicali e acquistandone di nuovi spendendo i propri soldi, che compongono il patrimonio utile per raggiungere l'obiettivo finale. Il doppiaggio in inglese è ottimo e non risente in alcun modo della nazionalità dello studio di sviluppo. Purtroppo, per i meno avvezzi all'idioma di Albione l'assenza di una traduzione in italiano, anche per quanto riguarda i sottotitoli, potrebbe rappresentare un ostacolo all'adeguata comprensione dell'affascinante storia.

Avrete quindi capito che This Is the Police è un gioco particolarmente atipico. Se stavate cercando un gestionale duro e puro fate sicuramente meglio a guardare da un'altra parte, ma se non vi fate intimidire dall'inglese e amate le storie realistiche, crude e tormentate avete trovato il gioco che fa per voi. Il voto che vedete di seguito è un premio al piccolo ed emergente studio Weappy, che ha voluto rischiare puntando su una formula originale e su un comparto narrativo eccellente, per cui non si può che gioire.

9 / 10

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This is the Police

PS4, Xbox One, PC

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A proposito dell'autore
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Pier Giorgio Liprino

Contributor

Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.

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