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This War of Mine: The Little Ones - recensione

“Nella guerra moderna morirai come un cane e senza una buona ragione”.

La guerra non cambia mai e molto probabilmente noi videogiocatori ce ne siamo accorti già da diversi anni. Al di là della frase iconica di uno dei franchise più importante di questa industria, bisogna ammettere che in questi anni i titoli che in qualche modo si sono focalizzati sulla guerra difficilmente si sono discostati da tematiche e da modelli molto spesso abusati. La varietà dal punto di vista dei generi proposti c'è stata ma nella maggior parte dei casi la guerra viene raccontata dal punto di vista di militari, eroi e capi di governo. Che si parli di shooter o di strategici/gestionali, i civili e le persone comuni hanno quasi sempre ricoperto il ruolo di mere comparse o di personaggi da salvare per dimostrare il valore dell'eroe di turno.

Fortunatamente negli ultimi anni abbiamo visto debuttare sul mercato delle produzioni diverse e decisamente più mature come Valiant Hearts e This War of Mine. Proprio This War of Mine ha saputo stupire buona parte del pubblico e della critica meritandosi, in seguito all'uscita su PC, diversi riconoscimenti e il plauso degli addetti ai lavori per la cura e l'attenzione con le quali è stato trattato un tema delicato come la guerra.

La software house polacca 11 bit Studios (conosciuta in precedenza per la serie Anomaly), ha deciso di ispirarsi a una storia vera del nostro recente passato per costruire un titolo che invece dell'eroismo e della "spettacolarità" della guerra ci vuole mostrare l'impatto che un conflitto può avere su dei civili innocenti e indifesi.

Ogni nuova partita inizierà con un certo numero di sopravvissuti dotati di capacità e personalità particolari. Pavle, per esempio, era un calciatore provetto e per questo corre più veloce rispetto al normale.

La città di Pogoren nella nazione di Graznavia è sotto assedio da tempo immemore e la situazione sta continuando a peggiorare a causa di continui episodi di sciacallaggio e di gruppi militari ribelli ormai allo sbando. In uno scenario così disperato avere un tetto sopra la testa è una vera e propria benedizione e, anche se riuscire a resistere fino al definitivo cessate il fuoco pare pressoché impossibile, bisogna stringere i denti, rimboccarsi le maniche e andare avanti collaborando insieme nonostante le difficoltà.

La narrazione di This War of Mine: The Little Ones non è mai invasiva e rimane costantemente sullo sfondo della nostra intera avventura nonostante rappresenti il fulcro dell'opera di 11 bit. Attraverso qualche dialogo con i nostri vicini di casa e con qualche sopravvissuto amichevole, origliando le conversazioni di militari e banditi ostili e leggendo qualche documento sparso per le diverse zone esplorabili, scopriremo nuovi retroscena sulla situazione della cittadina, ma a conti fatti siamo noi giocatori a creare la nostra storia. Una storia fatta di piccoli gesti di solidarietà (come donare delle bende all'ospedale della città) ma anche di azioni deplorevoli e indegne dettate dalla necessità di sopravvivere.

Basandosi sull'assedio di Sarajevo (1992-1996) della Guerra in Bosnia ed Erzegovina, il team polacco ha quindi deciso di raccontare quel conflitto etico e morale che si sviluppa all'interno del conflitto tra nazioni e eserciti, e per farlo ci ha messo di fronte a un titolo che unisce meccaniche strategico-gestionali a qualche sessione stealth.

Durante il giorno potrete dedicarvi alla gestione delle risorse che avete a disposizione e pensare a costruire qualche oggetto o laboratorio utile per sopravvivere.

All'inizio della nostra avventura faremo la conoscenza di un piccolo gruppo di sopravvissuti, ognuno dei quali sarà dotato di caratteristiche ben precise derivanti dal loro passato, dalle loro abilità o dalla loro personalità. C'è chi sa cucinare degli ottimi piatti utilizzando poche materie prime, chi è allenato nell'utilizzo delle armi o chi ha doti naturali da leader grazie al proprio carisma. Starà ovviamente a noi sfruttare le caratteristiche di ogni sopravvissuto affidandolo a mansioni adatte alle sue abilità.

L'obiettivo principale sarà quello di sopravvivere per il maggior numero possibile di giorni sfruttando le diverse fasi di ogni giornata. Nelle ore di sole sarà troppo pericoloso uscire a causa della presenza di pericolosi cecchini e per questo ci occuperemo della gestione del nostro rifugio, coprendo eventuali falle nei muri, preparando cibo e cercando di costruire utensili e laboratori utili per sopravvivere sfruttando i materiali e le parti ottenute nel corso della notte. Quando scenderà il sole avremo infatti la possibilità di esplorare diverse zone indicate su una mappa di Pogoren, che svelerà anche quanto una certa area sia pericolosa e quali oggetti siano più facilmente reperibili.

Prima di partire potremo scegliere chi utilizzare in questa spedizione notturna, decidere chi fare dormire e chi lasciare di guardia a difendere la nostra casa da eventuali assalti di banditi e sciacalli. In queste fasi prenderemo il controllo solo di colui che ricoprirà il ruolo di rovistatore andando a esplorare zone disabitate o altre occupate da cittadini amichevoli e ben disposti al baratto o da loschi individui poco raccomandabili.

Esplorare delle aree sconosciute alla ricerca di risorse è sempre pericoloso e spesso potreste incappare in zone accessibili solo attraverso un attrezzo ben preciso come una sega.

In queste sezioni dovremo muoverci il più silenziosamente possibile sfruttando a nostro vantaggio le ronde delle persone ostili e agendo nell'ombra rovistando nelle macerie o rubando le risorse altrui. Avremo completa libertà di uccidere e derubare anche dei poveri innocenti ma ogni nostra azione avrà delle conseguenze non solo sulla vita altrui ma anche sullo stato mentale del nostro gruppo. Ruberete il cibo a una coppia di anziani indifesi o deciderete di non cadere così in basso rischiando la morte di uno dei vostri compagni? Fin dove sarete disposti a spingervi per sopravvivere?

Tali quesiti ci vengono proposti costantemente ogni giorno, anche di fronte alla presenza dei bambini, vera e propria novità di questa edizione console. I bambini sono naturalmente più indifesi rispetto agli adulti e nonostante la situazione disperata e la guerra che imperversa in città, il loro modo di vedere il mondo è unico e diverso da quello del resto del gruppo. In certe occasioni vi ritroverete a giocare con il bambino, a "sprecare" materiali per costruire un'altalena, a rinunciare al cibo per sfamarlo completamente, a parlare con lui scherzando di fronte a bislacchi indovinelli e per quanto possibile farete di tutto per preservare la sua innocenza anche in una situazione così disperata.

Dal punto di vista grafico This War of Mine: The Little Ones rimane praticamente invariato rispetto alla versione uscita su PC, con uno stile che sembra riprendere i disegni a carboncino e che si adatta ottimamente alla "pesantezza" del difficile argomento trattato. Discreto anche il comparto audio con rumori e effetti che ricreano con efficacia la sensazione di trovarsi all'interno di uno scenario di guerra e con un tema principale piuttosto azzeccato.

I bambini sono la novità più importante di questa versione console. La guerra sarà completamente diversa vista attraverso i loro occhi.

This War of Mine: The Little Ones, esattamente come l'edizione uscita su PC, è un titolo sulla guerra che non ti aspetti, una produzione che sicuramente mancava all'interno del mondo videoludico e che mostra la crudeltà e l'ingiustizia dei conflitti attraverso gli occhi di civili indifesi e in balia degli eventi. Le domande suscitate dal titolo 11 bit Studios sono piuttosto chiare: fino a dove si può spingere l'uomo per sopravvivere e quanto è disposto a sacrificare per non perdere la propria umanità? Due quesiti sicuramente scomodi ma i videogiochi possono e devono trattare anche questi argomenti.

9 / 10

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Alessandro Baravalle

Contributor

Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.
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