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Tormented Souls - recensione

Un horror della (troppo) vecchia scuola.

Belli i survival horror di una volta. Quelli con le telecamere fisse che te la facevano fare sotto ad ogni inquadratura, con gli enigmi a base di medaglioni e oggetti da combinare, le medicine curative e le stanze con la musica rilassante che ti facevano tirare il fiato almeno per dieci secondi.

Capcom però è cattiva (mai quanto Konami comunque) e da quell'orecchio non ci sente più. Si ostina a proporre nuovi capitoli della sua saga più celebre modificando praticamente tutto... che peccato.

Per fortuna che in giro ci sono ancora sviluppatori che hanno il cuore di guardare al passato e il coraggio di proporre i giochi "di paura" come si faceva una volta.

Tormented Souls è proprio uno di quei giochi ma se state già saltando dalla gioia e stappando Magnum di champagne, vi invitiamo ad attendere un attimo e a placare gli animi. I team di Dual Effect e Abstract Digital sono fan sfegatati di Resident Evil, non lo hanno mai nascosto e fin dai primi vagiti del loro nuovo progetto hanno dichiarato la loro pazza voglia di realizzare un horror con tutti i crismi che avevano decretato il successo della serie Capcom.

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Purtroppo si sono dimenticati di dire che tali crismi erano ESATTAMENTE quelli del 1996-1999. Ve ne accorgerete subito, quando sarete accolti da un video in computer grafica che sembra uscito direttamente da un disco PS1, con scatti degni di un filmino delle vacanze girato in Super 8 e pixel spappolati grossi come un uovo sodo.

Ve lo confessiamo, eravamo tentati di gettare la spugna ancora prima ancora d'iniziare ma l'incipit era intrigante e ci siamo fatti coraggio. La storia di Tormented Souls inizia con una misteriosa lettera ricevuta dalla protagonista Caroline Walker. Parla di due bambine scomparse a Winterlake, sull'isola di Blackwood, che poco più tardi scoprirete essere diventata una sorta di clinica in cui venivano condotti "strani" esperimenti.

Una persona normale prenderebbe la lettera e la farebbe in mille pezzi per poi gettarla nel fuoco, ma siamo in un film... pardon, in un gioco horror, quindi Caroline decide di avventurarsi in questa ridente località per indagare sull'accaduto.

Sorpresa delle sorprese, la poverina viene tramortita e dopo un periodo indefinito si risveglia nuda, immersa in una vasca con un tubo per la respirazione artificiale ficcata in gola. La signorina Walker è frastornata, totalmente all'oscuro ignara dell'accaduto e tra l'altro con un occhio mancante. Questa sì che è la prima vera cosa raccapricciante di questo gioco... filmato iniziale a parte, ovviamente

Il magnetofono è utile per salvare i progressi, ma serve un nastro... ci ricorda qualcosa ma non riusciamo a focalizzare cosa...

Da questo momento il gioco vero e proprio ha inizio e fortunatamente assistiamo ad un leggero innalzamento della qualità estetica complessiva. Leggero, perchè a fare da contrappunto ad ambientazioni discretamente dettagliate e un'atmosfera generale abbastanza inquietante, troviamo un modello poligonale della protagonista a dir poco deludente, nel quale è addirittura possibile intravedere i punti di giuntura su gomiti e ginocchia, e delle animazioni che tranquillamente ci riportano all'era PS3, forse anche PS2. La cosa più strana è che i mostri che incontreremo di lì a poco da questi punti di vista sono sicuramente migliori, anche se non di molto.

Le inquadrature sono quelle classiche di Resident Evil ma più vicine allo stile Code Veronica, contraddistinto da scrolling orizzontali che rendono l'esplorazione un po' meno difficoltosa. Specie all'inizio però le ambientazioni sono piuttosto anguste e i cambi di telecamera molto frequenti. Ciò da vita a sporadici fenomeni di labirintite, fortunatamente mitigati dalla cosiddetta "memoria di movimento" che continua a far muovere il personaggio nella stessa direzione anche quando l'inquadratura viene invertita, e qualche problemino nei combattimenti. Quest'ultimo punto segnatevelo perché ci torneremo tra poco.

Parliamo di mostri. Vista l'ambientazione di Tormented Souls non ci aspettavamo zombie classici e nemmeno esperimenti genetici. E abbiamo avuto ragione. Sotto questo profilo i team di sviluppo hanno strizzato l'occhio ad un altro grande classico, Silent Hill. In giro troverete esseri deformi che se ne vanno a spasso su carrozzine arrugginite allungando arti che terminano in affilate lame, tizi enormi vestiti con una sorta di tute anti-radiazioni che brandeggiano enormi martelli, deformità senza gambe che si muovono lentamente ma possono sputare acido, e altre aberrazioni che non sfigurerebbero per niente sulla collina silenziosa.

In realtà alcuni elementi nell'estetica di Tormented Souls sono ben riusciti: alcune ambientazioni hanno uno stile interessante e un'atmosfera discretamente inquietante.

La protagonista, non essendo un soldato addestrato e neanche un agente speciale, può difendersi da tali mostruosità con armi improvvisate come una sparachiodi, ma la sostanza non cambia: il gunplay non restituisce alcun feedback e purtroppo gli effettacci sanguinolenti si contano sulle dita di una mano mozza. Anche in questo, tra l'altro, Tormented Souls ha ereditato i problemi della sua fonte d'ispirazione: i repentini cambi d'inquadratura in più di un'occasione vi faranno perdere di vista il bersaglio, costringendovi a sparare alla cieca.

Alcuni nemici tra l'altro hanno la fastidiosa tendenza a muoversi abbastanza silenziosamente, senza preannunciare il proprio arrivo con lamenti o rantoli, ergo... vi capiterà di trovarvene uno aggrovigliato alle spalle o appeso alle caviglie intento a mordicchiarle avidamente. Fa tutto parte del grande circo dei survival horror dei tempi andati, ma francamente di questo ed altri difetti ne avremmo fatto volentieri a meno.

Non mancano ovviamente i momenti "enigma classico", che in Resident Evil spesso sono stati elencati tra gli elementi deboli ma che alla fine sono diventati quasi un cult. Anche in Tormented Souls esistono porte chiuse che vanno aperte in un certo ordine (ma senza chiavi di Cuori, Picche, Primiera e Settebello), interazione con oggetti che nascondono altri oggetti, combinazioni da scovare dentro i documenti e così via. Stavolta però i ragazzi si sono giocati un piccolo jolly, aggiungendo la possibilità di visitare versioni ancora più demoniache di determinate location. Passando attraverso specifici specchi potrete infatti svelare dettagli sul passato della "mansion" su cui state indagando, ma occhio perché anche i pericoli cambieranno di conseguenza.

Gli enigmi sono in puro stile Resident Evil, con quel non-sense stranamente piacevole che non richiede chissà quanta materia grigia.

Sono piccoli "azzardi" come questo che riescono a rendere Tormented Souls un po' più sopportabile e tutto sommato genuinamente horror-trash. Tutto il resto è uno spassionato (e a volte insensato) omaggio al passato... ma se buona parte di questo passato è stato lasciato indietro dai veterani del genere un motivo ci sarà, no? Alcune meccaniche scatenano la nostalgia ma rendono l'esperienza macchinosa e spesso eccessivamente lenta. Andavano bene alla fine degli anni '90 ma nel frattempo i survival horror hanno fatto grossi passi avanti.

Nonostante ciò siamo certi che ci sarà una fetta di giocatori nostalgici che apprezzeranno a tal punto questo stile old-style da riuscire a chiudere un occhio e mezzo anche sulle "falle" tecniche di questo gioco. Ed è a questa fetta che è dedicato Tormented Souls, ma solo ad essa... tutti gli altri possono anche passare oltre e sperare nel prossimo remake di Capcom.

6 / 10