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Total War: Thrones of Britannia - recensione

Guerra totale, questa volta in Britannia.

La serie Total War ci accompagna ormai dall'anno 2000, dal primo Shogun, e annovera un totale di dodici diversi titoli (12), compreso quest'ultimo che stiamo recensendo ora. Dal Giappone feudale fino al periodo napoleonico passando per la Roma imperiale, il medioevo occidentale, le invasioni barbariche e persino il fantasy con il mondo di Warhammer. È proprio il caso di dire che il nome della serie, Total War, sta rispecchiando la varietà dei temi e degli approcci, e il futuro non sembra volgere in una direzione diversa con l'annunciato Total War Three Kingdoms (ambientato nel periodo Han in Cina).

Ma oggi parliamo di Thrones of Britannia, una nuova puntata della serie che, dal prezzo e da alcuni elementi di gameplay, sembra essere una sorta di titolo 'minore'; anche il battage di marketing più sottotono rispetto al solito sembra puntare in questa direzione. Tuttavia, dopo averlo provato estensivamente, possiamo anticipare che, pur con le semplificazioni e le limitazioni di contenuto, Thrones of Britannia merita un posto di tutto rispetto nella serie; non siamo di fronte, insomma, a un DLC glorificato, ma a un gioco con la sua dose di innovazioni, valori di produzione e solide meccaniche di gameplay.

Thrones of Britannia è ambientato nella Britannia dell'878 AC, tempi di molteplici regni che si dividono la grande isola britannica (e il territorio irlandese) e in cui le invasioni vichinghe sono frequenti e devastanti. Il regno di Re Alfred è limitato a poche regioni nel sud dell'isola e i rapporti con i regnanti in Scozia, Galles e Irlanda sono tutt'altro che idilliaci. Insomma, sono tempi di grande tensione, manovre di potere e, quindi, guerre intestine per l'egemonia su territori sempre più vasti e, magari, per il dominio totale sulle due isole.

Le presentazioni delle varie fazioni sono realizzate con uno stile peculiare ispirato alla produzione artistica dell'epoca; un gran bel tocco di classe!

In questo scenario, francamente perfetto per la serie di Creative Assembly, il giocatore si trova alle prese con il consueto mix di gestione strategica e battaglie tattiche al fine di condurre la propria fazione alla dominazione della mappa strategica. Più precisamente, le fazioni nel gioco sono dieci (distribuite su cinque raggruppamenti 'culturali') e ognuna ha condizioni di vittoria particolari legate alla situazione di partenza e alle peculiarità. I raggruppamenti culturali (inglesi, gallesi, gaelici, esercito vichingo e vichinghi 'di mare') differiscono per meccaniche di gioco, mentre le fazioni differiscono per bonus e malus particolari. Queste due differenze, insieme, costruiscono esperienze di gioco sufficientemente varie per dare un sapore diverso, anche molto tematico, alle diverse campagne che intraprenderete. Ad esempio, se con i regni inglesi del sud vi troverete a compiere campagne diplomatiche e di conquista abbastanza ordinarie (fatte di conquiste e crescita dei villaggi), usando le popolazioni vichinghe vi dovrete concentrare sui raid (ottimi per ottenere risorse monetarie) e su uno stato di guerra costante che lascia poco spazio a considerazioni gestionali e diplomatiche.

Scendendo nel dettaglio, Thrones of Britannia, dà al giocatore, a livello strategico, poche variabili da gestire. Il denaro (proveniente da edifici e dal commercio, che è automatico) serve a costruire strutture e ad assoldare truppe, ma anche a 'oliare' i rapporti con le altre fazioni e con i luogotenenti meno 'collaborativi'. Il cibo (generato da strutture apposite) mantiene le truppe in vita, mentre i rifornimenti evitano le perdite dovute all'attrito (inverno e situazioni di carestia). Infine l'umore, calcolato per ogni regione, garantisce bonus alla generazione di risorse e, in caso diventi negativo, genera chance di rivolta.

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Su queste tre variabili si installa gran parte della meccanica strategica. Ogni regione ha una capitale e due o tre villaggi; la prima puo' ospitare una guarnigione (aumentabile tramite appositi edifici), i secondi rimangono totalmente indifesi. Ogni insediamento nasce con una specializzazione già creata, ovvero edifici concentrati sulla generazione di denaro, umore o cibo, e questo è un aspetto nuovo e molto interessante di Thrones of Britannia: dovrete infatti cercare costantemente di bilanciare le tre risorse e questa attenzione si rifletterà anche in battaglia e nella scelta degli obiettivi.

Gli eserciti possono essere creati liberamente ovunque (indipendentemente dagli edifici), ma ogni unità aggiunta necessita di cibo e rifornimenti, e questi fungono da limiti superiori al numero di unità che è possibile avere in un determinato momento. Va da sé che espandendo il proprio impero (e non trascurando gli edifici che producono cibo) crescerà numericamente anche la propria forza militare. Il fatto poi che gran parte degli insediamenti sia indifeso detta una certa politica di difesa e controllo di tutti i territori del proprio impero, anche quelli nelle retrovie (le invasioni marittime vichinghe sono una costante in Thrones of Britannia).

Una interessante novità è costituita dal fatto che in ogni momento c'è un pool di truppe da cui attingere (più o meno numeroso a seconda degli edifici costruiti in tutto il regno) e che queste arrivano nel vostro esercito con un numero limitato di soldati, che aumenterà fino al massimo spendendo tempo in un insediamento. Si tratta di una variabile strategica interessante e molto tematica: pur potendo raccogliere un esercito in maniera istantanea, questo necessiterà di mesi per raggiungere il numero completo di effettivi.

L'interfaccia delle schermate gestionali è, come di consueto, affollata, ma dopo poche ore ci avrete fatto il callo e tutto sarà chiaro e facilmente reperibile.

Veniamo ora alle persone che gestiscono il vostro regno. Proseguendo sulla linea di Attila (a sua volta ispirato, nelle nuove meccaniche proposte, a Crusader Kings 2), Thrones of Britannia si focalizza sui luogotenenti che vi aiuteranno a gestire il regno. Governanti e generali sono infatti personaggi definiti da molte variabili che ne dettano le capacità in battaglia, nell'amministrazione, la lealtà, l'influenza e altre capacità specifiche. Nel momento in cui questi personaggi acquisiscono punti esperienza potrete decidere come spenderli espandendo il loro seguito: preti che aiutano la lealtà, furieri che generano più rifornimenti e capacità di movimento sulla mappa, eroi che aumentano il valore in battaglia...la lista è lunga e molto interessante.

Oltre a questo, governanti e generali acquiscono puntualmente tratti particolari, incappano in eventi più o meno favorevoli, cercano moglie o si fanno prendere da strane ambizioni. Starà a voi placarli e convincerli, con maniere più o meno dolci, a collaborare: e se non è proprio possibile...beh, gli si può sempre far fare una brutta fine. Sappiate però che il rischio di una gestione poco avveduta su questo lato è una rivolta, con relativi disordini, perdite in umore e impegno dei vostri eserciti.

A questo aspetto si lega anche la gestione della propria cerchia familiare (da cui si possono attingere generali e governatori); è possibile 'adottare' i propri collaboratori, sposare principi e principesse dei propri vassalli o dei propri alleati e creare così una fitta rete di relazioni che bisognerà cercare di tenere più unita possibile espellendo al contempo gli elementi più pericolosi. Distribuire regioni e villaggi ai propri collaboratori è un altro modo, molto efficace, per acquisire la lealtà dei propri luogotenenti.

Le caratteristiche di generali, governatori e nobili vari sono una delle cose più divertenti e interessanti proposte da Thrones of Britannia: un ottimo modo per rendere ogni partita un'esperienza unica da raccontare.

Tutte queste opzioni strategiche sono state semplificate rispetto a Attila, soprattutto sul lato della gestione degli insediamenti. Tuttavia ci sentiamo di concludere che la semplificazione ha dato un esito positivo, riducendo di molto il numero di decisioni ma tenendo quelle più significative e determinanti. Gli agenti singoli sono scomparsi e questo è un altro passo nella direzione di una gestione strategica essenziale in cui ogni turno dovrete compiere poche, ma decisive scelte.

I progressi tecnologici sono presentati su una serie di percorsi distinti sbloccabili compiendo azioni e raggiungendo obiettivi nella relativa area. Quindi, ad esempio, per iniziare a studiare nuove tecniche di tiro con l'arco dovrete aver assoldato una gran quantità di arcieri; oppure per ricercare nuove tecniche di assedio dovrete aver compiuto cinque assedi con successo, e via dicendo. Questa impostazione ci è sembrata azzeccata tematicamente e, come nel resto del gioco, semplificata, ma sufficientemente interessante.

Sul campo di battaglia è cambiato poco rispetto a Attila. Il motore di gioco è sempre lo stesso (quindi non quello nuovo utilizzato per Warhammer) ma è stato ottimizzato. Su Youtube si trovano video di prova che dimostrano che il motore grafico di Thrones of Britannia è stato parecchio migliorato rispetto ad Attila con un vantaggio medio di venti frame al secondo su tutte le macchine. In effetti giocando vi accorgerete subito che questa puntata della serie è probabilmente la più fluida e ottimizzata in assoluto. Le situazioni più problematiche, come gli assedi, erano già state migliorate in Attila e in questa puntata sono ancora più piacevoli da giocare e prive dei glitch che letteralmente impestavano le altre puntate della serie (gestire le truppe in una città era sempre una pena).

Missioni ed eventi riescono nell'intento di rendere le campagne da un lato meno vaghe, dall'altro più casuali e interessanti.

I combattimenti sono un 'more of the same' della serie; le tattiche utilizzate in Rome e Attila funzionano a meraviglia anche in Thrones of Britannia e l'unica novità di rilievo è una IA che è ora più spavalda e che ha imparato ad accerchiare e a usare la cavalleria in maniera più efficiente. Tuttavia, sempre sul lato della IA, dobbiamo registrare imperfezioni come unità nemiche che cambiano idea costantemente prima di un attacco o generali decisamente troppo esuberanti (che quindi si fanno ammazzare troppo facilmente).

Tra le novità (francamente minori) abbiamo il focus sulle formazioni che usano scudi (e possono così controbattere le cariche di cavalleria), combattimento tra unità di cavalleria migliorato, il ritorno dei mode (guard e skirmish) e nuove mappe per i diversi insediamenti.

Graficamente siamo sui consueti livelli di eccellenza per la serie. Le battaglie tattiche sono spettacolari, anche se non raggiungono i picchi di Warhammer, mentre la mappa strategica offre insediamenti che crescono con l'aumentare degli edifici e la consueta, molto tematica, alternanza tra le stagioni. L'interfaccia continua a essere un po' troppo affollata (come nel resto della serie) ma va messo in conto che Total War offre al giocatore una montagna di informazioni...tuttavia la 'quadra' non è stata ancora trovata in questo particolare aspetto, e la cosa è piuttosto sorprendente visto il budget e gli anni di esperienza degli sviluppatori.

Gli insediamenti di Thrones of Britannia sono probabilmente i migliori proposti dalla serie Total War a livello di varietà e realismo.

Musiche e parlato sono su ottimi livelli: estremamente tematica la prima e dotato di carattere e peculiarità negli accenti il secondo; in questo aspetto la serie non ha mai deluso e Thrones of Britannia non fa eccezione. Una nota di merito va agli intermezzi animati e al design delle icone delle unità: entrambi hanno un carattere particolare e tematico, molto meglio rispetto a quanto era stato fatto per Attila (generiche e poco ispirate, sia l'apparato di icone che le sequenze animate).

Thrones of Britannia non offre battaglie storiche (ma solo battaglie custom e multiplayer con l'aggiunta di campagne multiplayer) e la sua anima semplificatrice potrebbe non piacere a chi della serie apprezzava il micromanaging estremo e la profondità e ricchezza delle decisioni. Inoltre, gli insediamenti indifesi potrebbero frustrare alcuni giocatori.

Va poi considerato che questa semplificazione estrema ha un prezzo in termini di longevità e di lunghezza delle campagne. Raggiungere la vittoria (in tutti i differenti modi proposti) è ora un obiettivo decisamente meno epico perché, semplicemente, avrete meno da fare e il vostro cervello sarà decisamente meno impegnato in calcoli e piani. Tutto ruota intorno alle tre variabili principali (denaro, cibo e umore) e questo offre un'esperienza molto diversa da titoli come Rome o Shogun. Anche le nuove opzioni relative alla gestione dei generali, dei governatori e della propria famiglia sono interessanti ma non sembra esserci abbastanza tempo o abbastanza alternative per tenere il giocatore impegnato per molto.

Le battaglie tattiche offrono I consueti scontri caotici e spettacolari...

Insomma, Thrones of Britannia è un titolo molto innovativo per la serie, ma le sue innovazioni vanno in una direzione che è perlomeno controversa e potenzialmente in grado di spaccare in due gli appassionati. Chi desidera un'esperienza divertente e interessante, ma concentrata in poche ore (nell'ambito delle decine, non delle centinaia) considererà Thrones of Britannia probabilmente il miglior titolo della serie, mentre chi è più affezionato all'esperienza classicamente 'poderosa' di Total War lo considererà uno dei peggiori. Il voto rispecchia una media tra le due impostazioni; chi riconosce le novità come positive può considerare tranquillamente un punto in più.

7 / 10