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Tutti contro tutti

Disney, EA, Google, Apple e il futuro del gaming.

Per chi dei videogiochi è interessato anche al lato economico, come il sottoscritto, quella che si è appena conclusa è stata una settimana davvero interessante. A tenere banco, una volta di più, i social game e i giochi per cellulari, delle recenti diramazioni dell'intrattenimento videoludico che molti snobbano ma il cui giro d'affari manifesta dei tassi di crescita che hanno dell'inverosimile.

Le grandi manovre, sia chiaro, non sono certo iniziate nei giorni scorsi. Già lo scorso 11 novembre aveva fatto scalpore l'acquisizione da parte di Electronic Arts dello sviluppatore Playfish per la cifra di 300 milioni di dollari (275 in contanti, il resto in azioni), cui se ne potrebbero aggiungere altri 100 al raggiungimento di determinati target.

Si trattò di una somma che all'epoca fece scalpore e che alcuni ritennero ingiustificata quantificando i ritorni economici di una compagnia che vanta sì 150 milioni di utenti, ma il cui giro d'affari fatto di microtransazioni difficilmente garantirebbe un ritorno nel breve periodo di un simile investimento. Quello che sfugge in questo ragionamento è che in realtà a EA non interessava acquistare Playfish per rifarsi poi delle vendite derivanti da Pet Society, Pirates Ahoy o Restaurant City, quanto per iniziare a travasare parte del proprio catalogo su Facebook, la nuova frontiera del videoludo.

FIFA Superstars di Playfish si gioca solo su Facebook.

Il ragionamento, di per sé, non fa una piega: piuttosto che spendere soldi per acquisire l'esperienza necessaria a competere coi leader del settore, meglio acquistare i leader stessi e fare produrre a loro le versioni "social" delle proprie licenze. A oggi, sul sito di Playfish, campeggia tra gli altri FIFA Superstars, il precursore di una probabile lunga serie di titoli targati Electronic Arts.

Quello che però gli analisti di settore non potevano immaginare neppure nei loro sogni più bagnati lo scorso novembre, è che la vertiginosa somma sborsata da EA per acquisire Playfish sarebbe impallidita di fronte ai 763 milioni di dollari (dei quali 200 legati alle performance) investiti da Disney per acquistare un altro attore di primo piano nel mondo dei social game, ovvero Playdom. Tra i titoli di questo publisher abbiamo Mobster 2, Tiki Farm, Sorority Life, Bola, e altre amenità giocabili su Facebook, Myspace, iPhone e Android. Prestate attenzione a queste piattaforme, mi raccomando...

Anche in questo caso, la logica è stata quella di Electronic Arts: Disney è la compagnia al mondo col maggior numero di proprietà intellettuali, e come tutti i colossi del publishing digitale ha capito da che parte sta andando il mercato. Chi però si aspettasse di giocare con Topolino o Paperino sul network fondato da Mark Zuckerberg, farebbe meglio a ricordare che l'anno scorso la stessa Disney ha acquistato Marvel per 4 miliardi di dollari.

Il catalogo di Marvel è costato a Disney quattro miliardi di dollari nel 2009.

Il più grande editore di fumetti al mondo, infatti, fa ormai parte del colosso americano che, giusto per mettere le cose nella corretta prospettiva, ha chiuso questa settimana il terzo trimestre fiscale con entrate per 10 miliardi di dollari, probabilmente il prodotto interno lordo di qualche piccola nazione africana.

Ebbene, a poche ore dall'acquisizione di Playdom, è stata diffusa la notizia che lo sviluppatore è già all'opera su dei giochi per social network basati su licenze Marvel: chi siano i fortunati tra Iron Man, Spider-Man, I Fantastici Quattro, Thor o quant'altro, non ci è dato saperlo. Resta il fatto che è evidente che i grandi publisher dell'intrattenimento di questo inizio millennio stiano facendo sul serio con i giochi per Facebook.

Come dicevo in apertura, però, questa è stata una settimana davvero interessante anche perché ha visto delinearsi all'orizzonte la sagoma di un nuovo concorrente capace di far tremare le gambe a chiunque: Google.