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Umbrella Academy (s02) - recensione

“Prima la famiglia”.

L'articolo contiene spoiler della prima stagione. Della seconda non potremo raccontare molto, perché la produzione ha diramato un comunicato in cui vieta espressamente di parlare di una serie di punti focali, per lasciare intatta la curiosità e la sorpresa dello spettatore. Noi li scavalchiamo, sconsigliando anche la visione del trailer, che pure a modo suo spoilera troppo.

The Umbrella Academy è una serie tratta da Apocalypse Suite, primo volume della serie di fumetti scritti da Gerard Way, voce dei My Chemical Romance, e disegnata da Gabriel Bà, ideata da Steve Blackman (Fargo, Legion, Altered Carbon) e sviluppata da Jeremy Slater (I fantastici quattro, The Exorcist).

Nel 1989 nello stesso giorno nascono in diversi paesi 43 bambini, le cui madri al mattino non erano incinta. 7 di loro sono adottati da un misterioso miliardario, Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore), che è intenzionato a farne dei supereroi del Bene. Ma non tutto va come previsto. I ragazzi crescono diversamente, più amati dalla madre "surrogata", un robot di nome Grace, e dal maggiordomo tuttofare Pogo, un impeccabile scimpanzé (realizzato in digitale con estrema accuratezza), che dal loro strano padre, che li ha allevati nella sua Umbrella Academy.

Come tutti i figli gravati dalle troppe aspettative dei genitori, sono tutti afflitti da una vasta gamma di problemi e si dividono, emotivamente e materialmente. Nella scorsa stagione li avevamo conosciuti alla spicciolata e li ripresentiamo. Luther (Tom Hopper), gigantesco, dotato di una forza straordinaria, è l'unico rimasto con il padre, per amore del quale ha accettato l'enorme sacrificio di passare quattro lunghi anni da solo sulla Luna. Poi c'è Diego (David Castañeda), che è diventato un acrobatico vigilante, specialista nei coltelli.

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Allison invece (Emmy Raver-Lampman) ha fatto carriera come attrice, diventando una diva ricca e famosa, capace di condizionare all'istante la mente di chiunque. Klaus (Robert Sheenan) come tanti figli di ricconi si è dato alle droghe ed è anche gay. Viziato ed egoista, dialoga con una specie di amico immaginario che è lo spirito di Ben (Justin H. Min), unico dei fratelli a essere morto in misteriose circostanze, rimpianto da tutti. Cinque (Aidan Gallagher), che non viene mai chiamato per nome, era invece scomparso dopo aver tentato di viaggiare nel futuro quando aveva 13 anni. Torna pure lui, con la mente però di un 45enne costretta nel corpo del ragazzino che era quando si è perso nel tempo, per questo motivo sempre di pessimo umore.

In quel futuro ha inoltre visto la fine del pianeta, sa da cosa è stata provocata e vuole evitare che accada. Vanya (Ellen Page) non ha mai mostrato doti particolari, sentendosi per questo sempre esclusa da padre e fratelli, e si è limitata a tentare una carriera da violinista, ma troppi ricordi rimossi sono sepolti nella sua mente, così come in quelle dei fratelli amati/odiati.

Dopo la sua morte del padre, si ritrovano insieme nella sua enorme magione e si rendono conto di avere da fronteggiare un pericolo comune. Ma come faranno ad affrontarlo, se fra loro ci sono solo rivalità, ostilità, risentimenti, incomprensioni? Nell'immediato, il pericolo che avevano dovuto affrontare, si era incarnato nella coppia di killer Cha Cha (Mary J. Blidge) e Hazel (Cameron Britton), inviati dalla Commissione, addetta a preservare le linee temporali, agli ordini dell'ineffabile Handler (una sublime Kate Walsh, spettacolare Crudelia con look di eccelsa eccentricità). Ma ancora più vicino e subdolo, un altro nemico li aveva insidiati, sfruttando proprio la loro divisione interna.

Un gruppetto di eroi, per modo di dire.

La narrazione alternava progressivamente flash back di vari gradi del passato al presente e anche al futuro, delineando i caratteri, dalla loro infanzia a oggi, mostrando l'evoluzione del loro rapporto: da frammentata entità a un corpo unico e solidale, per salvare se stessi oltre che l'umanità. La loro esistenza era stata segnata profondamente dal sofferto rapporto col padre, che almeno da come si mostrava nella prima stagione, era stato un despota spietato nel suo intento di mirare ogni ragazzo verso il suo compito. Che era quello di evitare un'apocalisse futura che avrebbe distrutto il mondo, apocalisse su cui la prima stagione però si chiudeva.

La seconda stagione si apre sui fratelli di nuovo insieme dopo la loro "fuga" dal nostro pianeta devastato. Però l'intervento di Cinque li ha catapultati a casaccio nell'arco dei primi anni '60 a Dallas. Dove affrontano comprensibili problemi di adattamento, con varie svolte esistenziali anche comiche e paradossali. Dopo varie traversie si ritrovano però nuovamente insieme, sempre litigiosi, polemici e velleitari.

Perché un'altra diversa apocalisse è imminente, grazie a una di quelle interferenze temporali ben note agli appassionati di genere, che li vede nuovamente in prima linea, sia come responsabili che come unica cura. A vivacizzare la loro già complicata esistenza, questa volta sono braccati non da due ma da ben tre platinati sicari svedesi. Perchè la Commissione non può permettere interferenze del continuum spazio-temporale.

Il sogno americano fa arrabbiare Cinque.

Avendo visto la stagione intera, possiamo dire che, se la prima aveva un buon avvio, seguito da una leggera flessione, per riprendersi poi in una serie di episodi incalzanti, qui fin dal principio il ritmo e l'interesse restano alti, grazie a un tono se possibile ancora più surreale e spiritoso e allo sviluppo appassionante della trama. Che si conclude con un bel colpo di scena, preceduta da una serie di altrettanto valide sorprese, lasciando aperta un'autostrada per la prossima stagione. Se avete amato i personaggi nella prima stagione, continuerete a farlo in questa loro versione sixties.

Lode ai responsabili del casting, per avere scelto un gruppo di facce, alcune note, altre sconosciute, per interpretare gli originali personaggi, fra cui ciascuno troverà il suo preferito. E se all'inizio sembra che solo alcuni attori abbiano a disposizione i personaggi più interessanti, ci sarà da ricredersi nel corso nella narrazione. Ottima anche la selezione di cover di note hit per accompagnare la colonna sonora dell'attivissimo Jeff Russo. Assai ben congegnati anche i titoli di testa, con il nome della serie sempre spiritosamente inserito.

The Umbrella Academy si conferma essere una serie originale, per un pubblico adulto, ben costruita, ricca d'azione e di humor, a tratti anche pulp e grottesca, con una galleria di personaggi bizzarri, tutti ben descritti, dove il tono eccessivo della narrazione non impedisce di approfondire i caratteri dei protagonisti, con tutti i loro dolori più intimi e condivisibili. Non si pensi al solito trattamento che "umanizza" gli esseri dotati di super poteri, per mostrare le loro vite travagliate e i problemi (e le famose "responsabilità" correlate) provocati da tale diversità.

L'eccentricità di Klaus attraversa il tempo...

Mai come in questa storia surreale il detto "le colpe dei padri ricadono sui figli" acquista tutta la sua pregnanza, con i "figli" costretti a essere non se stessi, con tutta la vaghezza che questo può comportare, ma rigidamente ciò che devono essere secondo il padre-padrone. Quindi ogni defaillance umana dei protagonisti riflette specularmente il danno effettuato dagli errori di educazione, ogni vulnerabilità accentua una ferita già inflitta, ogni vuoto interiore è stato causato da un colpo inferto dal genitore. Che ci fa sentire più vicini gli strambi protagonisti di un'avventura fantasiosa, perché sembra quasi vita vera, al di là di superpoteri e di apocalissi varie.

"Viviamo in un mondo di merda, pieno di gente di merda" (cit.), come fare a non essere pieni di rabbia? Ma dobbiamo imparare a controllarla e potremo farlo solo con l'aiuto di chi ci ama, di chi ci è vicino. Uniti si vince, divisi si perde, ormai dovremmo saperlo.