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Vandal Hearts: Flames of Judgment

Un ritorno di fiamma?

È mai possibile esaurire tutto il potenziale di un genere? Anche se ci fossero soltanto sette storie da raccontare, ci sarebbero sempre una moltitudine di personaggi e scenari che potrebbero caratterizzarle all’infinito, per la felicità delle nostre librerie sempre belle cariche di novità.

Ma per i videogiochi non si può fare lo stesso discorso, visto il loro “stampo” caratterizzante, quasi matematico. Tetris è Tetris, non importa che tipo di colori vengano usati o quale sia l’immagine messa sullo sfondo. Certo, può sembrare che alcuni generi possano essere “spremuti”, oppure minati dall’esistenza di potenziali cloni.

Questo è un discorso che trova fondamento nella storia dei GdR strategici, quel tipo di sub-genere di ispirazione giapponese che prende parecchi spunti tanto dalle storie di Tolkien quanto dall’appeal grafico degli anime. Fin dalle sue origini, tornando quindi alla serie Shining Force, passando attraverso Ogre Battle di Yasumi Matsuno, fino ad arrivare a un capolavoro come Final Fantasy Tactics, questo genere di giochi ha esaurito ben presto lo spazio per qualsiasi altro tipo di nuova produzione.

Recentemente Nippon Ichi ha cercato di rompere questa sorta di restrizione con la serie Disgaea, introducendo una customizzazione originale e spingendo gli elementi tradizionali verso nuove e interessanti direzioni. Ma come risultato ha trasformato un apparente GdR strategico in qualcos’altro. Anche se si è trattato di un’evoluzione e non di una vera e propria rivoluzione, la maggior parte dei videogiocatori è rimasta disorientata dalla sua complessità.

Ogni unità presente nel gioco può raggiungere il 100 per cento a livello di counter, a condizione che venga utilizzata la stessa arma durante gli attacchi.

Al contrario di Nippon Ichi, molti sviluppatori giapponesi hanno preferito abbandonare il genere, dimostrando concretamente il suo esaurimento.

È in questo scenario che Konami ha voluto lavorare, recuperando una sua vecchia conoscenza PlayStation nel genere dei GdR strategici, affidandone lo sviluppo a uno studio occidentale e scegliendo di pubblicarla su PlayStation Network e Xbox Live Arcade, dove Vandal Hearts: Flames of Judgment ha come rivale soltanto Band of Bugs. Una vera manna per tutti i fan della serie Vandal Hearts (in questo caso si tratta di un prequel) che in questi anni sembravano essere stati abbandonati.

Già, perché i segnali antecedenti alla sua release non erano così rassicuranti. Il gioco era stato originariamente previsto per l’autunno scorso e sei mesi di ritardo non sono mai un buon segno. Poi ci sono state delle discordanze sullo stile grafico da utilizzare: l’impatto visivo è particolare, con una sorta di 3D alla Braid, abbastanza funzionale e piacevole da vedere, ma leggermente differente da quello utilizzato negli episodi passati. Quel che conta, però, è che una volta calati nel gioco ci si rende conto che la sua struttura, al di là delle piccole innovazioni, è rimasta ancorata al vecchio concetto di GdR.

I modelli poligonali dei nemici non hanno la varietà di quelli presenti negli episodi passati di Vandal Hearts.

Dobbiamo quindi affrontare delle battaglie all’interno di griglie 3D, in una serie di scontri disciplinati dalla meccanica a turni in cui bisogna muoversi, attaccare e difendere. Mentre si gioca si deve considerare la natura dello scenario, la posizione delle nostre unità in relazione a quella del nemico, assicurandosi di essere nella posizione giusta tanto per colpire che per difendersi magari da un attacco dalla lunga distanza. La regola generale è che la missione è portata a termine se rimane anche un nostro solo uomo sul campo di battaglia.

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Lucio Bernesi

Contributor

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