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Don't Starve - review

Sopravvivenza a tutti i costi.

Klei Entertainment ci riprova cambiando totalmente genere e avventurandosi, dopo Shank e Mark of the Ninja tra gli altri, nel survival senza compromessi di Don't Starve. Come spesso capita sulla scena indie, il concetto alla base del gioco è sensibilmente diverso dalla norma: stavolta si tratta di una sfida semplicissima nella sua premessa ma abbastanza complessa da portare avanti. Nei panni dello scienziato gentiluomo Wilson e in seguito, volendo, di tutta una serie di personaggi da sbloccare progressivamente, ci troviamo catapultati in un mondo ostile che dovremo esplorare, imparare a conoscere, e sfruttare per sopravvivere quanto più possibile.

Don't Starve si propone proprio così, buttandoci nella mischia senza spiegazioni, tutorial o suggerimenti su cosa fare. Dopo che il nostro personaggio riacquista i sensi non c'è neanche troppo tempo da perdere, visto che le lancette dell'orologio cominciano subito a muoversi . Le prime necessità sono trovare del cibo e materiale per accendere un fuoco prima che sopraggiunga la notte, visto che farsi trovare senza illuminazione al calar del sole significa morte certa a causa degli attacchi di mostruosità di cui possiamo solo sentire i versi.

Bacche, legnetti, erba secca e altri materiali di base non scarseggiano (almeno nelle zone più tranquille in cui di solito si inizia), ma per progredire e iniziare a passarsela meglio è necessario aguzzare l'ingegno e combinare i materiali per costruire strumenti più efficaci. Un menu sulla sinistra indica chiaramente cosa sia possibile costruire in ogni momento, ma non tutti gli apparecchi sono disponibili da subito: per sbloccarne altri è necessario costruire delle macchine presso cui inventare dei prototipi, operazione necessaria per assemblare poi liberamente l'oggetto in questione quando si vuole.

"Don't Starve butta il giocatore nella mischia senza il minimo tutorial o suggerimento"

Se le cose vi sembrano difficili all'inizio, aspettate che arrivi l'inverno.

Questa è solo una delle sfide che il gioco di Klei propone. Se nei primi giorni è sufficiente sopravvivere in condizioni precarie, con lo scorrere del tempo è necessario iniziare a spostarsi ed esplorare l'immensa mappa (generata casualmente ogni volta) per trovare materiali differenti, cibo o artefatti. I pericoli non mancano e iniziano a farsi sempre più pressanti di giorno in giorno, e c'è da considerare che Wilson non brilla certamente per la sua abilità in combattimento.

Alcuni personaggi sono più forti e resistenti di altri, ma il mondo di Don't Starve è fatto per essere sfruttato con l'ingegno e non piegato con la forza bruta, natura che non viene mai smentita ma che anzi si accentua progressivamente. La sensazione di essere un elemento trascurabile in una realtà diversa con le sue regole e i suoi rapporti di forza è resa perfettamente, e piacerà sicuramente agli amanti delle sfide più impegnative.

La curva di difficoltà di Don't Starve si addolcisce ma solo alla lunghissima, quando si riesce a mettere in piedi una base di operazioni dotata di mura, apparecchi, coltivazioni e tutto quanto può servire allo scopo. Non è un momento a cui si giunge tanto presto o che permette di mollare la presa: anche le risorse che sembrano abbondanti vengono consumate a un ritmo allarmante, e una fine ingloriosa è sempre in agguato.

"Alcuni personaggi sono più forti di altri, ma il mondo di Don't Starve è fatto per essere sfruttato con l'ingegno"

Incendiare una foresta può eliminare dei pericoli ma anche dilapidare preziose risorse.

Gli sviluppatori hanno scelto in modo molto assennato di costruire un mondo dai toni surreali sotto molti aspetti: abitanti, fauna, flora e tutto ciò che compone l'universo di Don't Starve risponde come dicevamo a regole e rapporti propri, e questo è un elemento che aiuta ad aumentare la sensazione di smarrimento e a mantenere le cose interessanti. Giocando si scoprono abitanti e pericoli con cui non c'è un modo esatto né evidente di relazionarsi.

Uccidere uno dei maiali parlanti che non si tarda a incontrare non è particolarmente complicato se ci si muove con attenzione, ma ci saranno approcci più convenienti? A cosa servono alcuni rari oggetti che capita occasionalmente di trovare? Perché un dato mostro ce l'ha con noi, e dove è possibile utilizzare un certo oggetto? Come prepararsi all'inverno? Queste sono solo alcune delle domande che vi frulleranno in testa durante una partita a Don't Starve, che centra in pieno l'obiettivo di portare il giocatore nella testa del suo personaggio.

Sotto la superficie di un semplice survival c'è insomma tutto un mondo da scoprire e in cui provare a sopravvivere al meglio, comprendendone le regole e facendole proprie. La sfida si mantiene sempre dura, a volte con l'introduzione di nuovi elementi o semplicemente con un attacco a sorpresa che non era possibile prevedere.

"Molte scelte vanno fatte soppesando pro e contro"

Lo spazio limitato dell'inventario e la perenne incombenza delle necessità primarie rendono ogni partita una sfida continua e senza tregua. A dispetto del titolo del gioco è poi necessario tenere conto non solo della fame dei nostri personaggi, ma anche del loro livello di sanità mentale e ovviamente degli HP che non sono semplicissimi da rigenerare. Il vantaggio che può derivare da una bella dormita vicino al fuoco si paga con un personaggio particolarmente affamato al risveglio, e ci sono molti altri casi in cui ogni scelta va fatta soppesando pro e contro.

Lo slogan di "survival senza compromessi" non è stato messo a caso: Don't Starve riprende alcune caratteristiche dei roguelike e impedisce di salvare se non per interrompere la partita e riprenderla poi. La morte è definitiva ed è anche l'unico modo per accumulare i punti necessari a sbloccare il personaggio successivo.

Lo stile grafico scelto da Klei Entertainment farà venire in mente a molti Tim Burton, con le sue tinte cupe che ben rendono l'atmosfera onirica dell'avventura. Personalmente non sono rimasto impressionato dall'effetto finale ma non c'è dubbio che lo stile sia adeguato e abbia il suo peso nell'effetto finale. Le voci dei personaggi sono invece sostituite da strumenti musicali in tema con la loro natura, altra scelta che ci sentiamo di considerare azzeccata.

"Don't Starve centra in pieno l'obiettivo di portare il giocatore nella testa del personaggio"

Realizzare un primo accampamento ben fornito non è affatto un'impresa semplice.

A un certo punto dell'immersione si inizia però a sentire la mancanza di un punto particolare verso cui dirigersi. Solitamente un roguelike è sì difficile e prevede una forte percentuale di sconfitte prima delle rare vittorie, ma in questo caso l'interesse può iniziare a scemare in mancanza di progressi tangibili. La quantità di scoperte che Don't Starve cela è effettivamente notevole, ma dopo un inizio entusiasmante può capitare di perdere interesse nel ripetere molte azioni basilari (come la raccolta delle risorse necessarie) all'infinito.

L'alternarsi di giorno e notte rende prezioso ogni singolo secondo, e praticamente ogni risorsa a tiro diventa oggetto di razzia lungo il cammino. Nel quadro generale delle cose è sicuramente divertente arrivare a costruire un fortino ben organizzato, ma raccogliere bacche o tagliare alberi in continuazione sicuramente perde la sua attrattiva molto prima.

Senza voler esagerare con gli spoiler, il gioco nasconde anche una modalità Adventure con un obiettivo ben preciso, attivabile però in corrispondenza di un determinato macchinario che andrà prima scoperto. Fallire in questa particolare modalità non ha conseguenze sulla sopravvivenza ma riporta semplicemente al macchinario. La morte durante la modalità di default può invece essere evitata in vari modi, ma spesso il personaggio resuscita in condizioni disastrose e senza equipaggiamento, quindi a forte rischio di una veloce e definitiva seconda morte.

"Abbattere l'ennesimo albero o raccogliere la millesima bacca alla lunga perde ogni attrattiva"

Spesso i nemici combattono in branchi, rendendo il tutto ancora più difficile.

Le sensazioni che si provano alla lunga in Don't Starve sono contrastanti. Da un lato c'è la voglia di scoprire tutto e prevalere, dall'altro può capitare di trovarsi smarriti senza sapere cosa fare o semplicemente senza troppa voglia di abbattere l'ennesimo albero o raccogliere la millesima bacca. Non si tratta di scelte particolarmente sbagliate da parte del team, ma è il concept stesso che sembra risentire di una totale mancanza di flessibilità.

Klei ha reso alla perfezione la sensazione di un mondo alieno e ostile, dove la sopravvivenza è il massimo a cui si può legittimamente aspirare. Alla lunga però il semplice sopravvivere non è troppo divertente e si rivela esageratamente ripetitivo, ma c'è di buono che si resta sempre con il dubbio che la svolta possa essere nascosta talmente bene da non essere ancora stata scoperta.

Gli sviluppatori promettono comunque update regolari, indicati chiaramente nel menu principale del gioco, per cui la community potrebbe anche spingere Klei a rivedere parecchie cose tramite il proprio feedback come già accaduto durante la beta. Per ora, Don't Starve fa parte di quella categoria di titoli in grado di catturare completamente o lasciare indifferenti, ma anche se provandolo doveste appassionarvi totalmente tenete presente che l'entusiasmo iniziale potrebbe scemare prima del previsto. La sfida comunque non finisce mai, e se ne state cercando una molto dura questo potrebbe essere il gioco che fa per voi.

7 / 10