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Il Testamento di Sherlock Holmes - review

Elementare, ma non per tutti.

Il fascino immortale di Sherlock Holmes è testimoniato dalle continue rivisitazioni di cui si ritrova protagonista, con trasposizioni cinematografiche (belle), serie televisive (ancora più belle) e alcuni passaggi sul terreno videoludico non sempre all'altezza delle aspettative, ma che comunque hanno contribuito a rendere vivo un mito letterario con ormai più di un secolo sulle spalle.

Ciò di cui parliamo oggi, Il Testamento di Sherlock Holmes, è l'ennesimo tentativo di portare la vera essenza investigativa del personaggio all'interno di una cornice interattiva, cercando di prendere al contempo spunto da alcune produzioni ludiche più recenti : per gli amanti dei paragoni quello a cui mi sto riferendo è una sorta di L.A. Noire in salsa british di inizio Novecento, con ovviamente tutti i difetti e le limitazioni del caso.

Se l'idea sulla carta è quindi alquanto intrigante, dopo aver analizzato tutte le prove a nostra disposizione dobbiamo purtroppo constatare che Frogwares, ancora una volta, non riesce a raggiungere un risultato di eccellenza, attestandosi sull'ormai consueta linea del "vorrei ma non posso" a causa di alcuni problemi che potrei definire come strutturali alla tipologia di gioco.

La polizia di Londra non fa mai un'ottima figura quando Sherlock è da quelle parti…

Come sempre però è buona cosa addentrarsi all'interno del caso, così da mettere a frutto il metodo deduttivo che tanta fortuna fece per il pioniere di quello che potremmo definire "approccio CSI" e dare allo stesso tempo una chiara panoramica su quello che vi aspetta per farvi valutare con cognizione di causa se procedere o meno all'acquisto.

Al contrario di quanto solitamente abituato, il nostro detective inglese in questa sua nuova avventura non si troverà infatti a indagare direttamente su qualche crimine efferato, ma suo malgrado dovrà cercare di scagionarsi dall'accusa di essere lui stesso artefice di un furto ai danni di un gioielliere, con tutti i risvolti che una situazione del genere si porta a carico.

"Se l'incipit risulta originale, il procedere dell'avventura ricalca invece la classica struttura investigativa"

Se l'incipit risulta quindi "originale" (le virgolette sono volute) il procedere dell'avventura ricalca invece la classica struttura investigativa alla quale dovreste essere abituati se reduci dai precedenti titoli e che prevede l'alternarsi di ispezioni e analisi degli ambienti a momenti in cui dialogo e intuizione la faranno da padroni.

Partiamo dalla prima fase: ogni ambiente in cui vi troverete a muovervi presenta diversi elementi o oggetti utili alle vostre indagini, alcuni dei quali da raccogliere per una successiva analisi in laboratorio, altri per cui vi verrà fornita solo una semplice descrizione. Qualora poi al vostro occhio vigile dovesse sfuggire qualcosa, interverrà una sorta di aiuto "tecnico" che vi permetterà di mettere in risalto tutto quello che di utile fosse ancora inesplorato.

Casa Holmes giocherà un ruolo fondamentale nel gioco.

A fianco di questa fase prettamente dedicata a passare palmo a palmo le varie scene del crimine troverete poi diversi enigmi, alcuni inseriti decisamente a forza all'interno del contesto di gioco, mentre altri sono capaci d'integrarsi in maniera lineare con il metodo di indagine del nostro detective.

Un aspetto ottimale per coloro che sono timorosi nel vedere un'avventura grafica portata su console, è poi che il livello di difficoltà generale di questi rompicapi non è certo all'acqua di rose, sebbene debba ammettere che a volte gli ostacoli siano dovuti maggiormente alla mancanza di alcuni elementi chiave per la comprensione globale della situazione piuttosto che alla presunta ingegnosità degli sviluppatori.

In questo caso credo che una maggiore coerenza avrebbe sicuramente giovato a coinvolgere di più il giocatore di turno, ma in linea generale, grazie anche alla parte "deduttiva" di cui parlerò tra poco, si può dire che il risultato raggiunto sia ampiamente sufficiente; decisamente da rivedere invece il sistema di aiuti interno, in quanto carente e spesso più fonte d'errore che di supporto.

Per quanto riguarda invece i vari dialoghi che vi vedranno protagonisti, qui risulterà importante scegliere l'approccio migliore con ogni interlocutore in modo da carpire tutte le informazioni essenziali per poi formulare la giusta ipotesi: forzare troppo la mano potrebbe impedire di cogliere alcuni elementi, mentre essere troppo permissivi potrebbe essere una scelta poco redditizia.

"Per quanto riguarda i vari dialoghi, risulterà importante scegliere l'approccio migliore con ogni interlocutore"

Purtroppo in questi frangenti il sistema di gioco risulta alquanto deficitario, lasciando spesso lo spazio ad un approccio più causale che ragionato: solo dopo qualche ora sarà infatti possibile capire come ragiona il titolo, ma senza che questa intuizione sia (sempre) direttamente collegata al contesto narrativo.

Terminate queste due fasi giunge infine di volta in volta il momento di formulare un'ipotesi risolutiva, parte essenziale per permettere alla storia di procedere fino al capitolo successivo: questo probabilmente è il momento più delicato in quanto un errore vi costringerà a ripetere il processo deduttivo dall'inizio, con evidente senso di scoramento che non tarderà a fare capolino, complice anche un sistema di salvataggio alquanto laborioso per il giocatore console medio.

È qui che Il Testamento di Sherlock Holmes mette in gioco tutte le sue carte, cercando di dare un senso di amalgama alle varie fasi di cui è composto, a volte un po' sfilacciate fra di loro e soprattutto appesantite da un impianto tecnico non di prima fascia.

Cosa farcene di questa chiave? Sherlock Holmes non pare capirlo: diamo spazio alle nostre deduzioni!

A conti fatti l'intera struttura regge però in maniera più che discreta, regalando sia soddisfazione ad ogni passaggio superato sia invogliando il giocatore a proseguire per conoscere quali pieghe la storia prende. Considerando anche che oltre a Sherlock avrete la possibilità di guidare Watson (e non solo... ), il quadro risulta decisamente consono al canone a cui gli affezionati dell'eroe di Baker Street sono abituati e un buon punto a favore per i ragazzi di Frogwares.

"Dal punto di vista grafico la versione fornitaci si difende fra alti e bassi"

Dal punto di vista grafico la versione fornitaci si difende fra alti e bassi, presentando ambienti piacevoli sia da vedere che da vivere, con di contro una resa troppa rigida dei diversi personaggi con cui vi troverete a interagire.

Da questo punto di vista i risultati raggiunti dal team Bondi sono parecchio lontani ed è un vero peccato in quanto le varie sezioni dedicate ai dialoghi avrebbero beneficiato non poco di una maggiore espressività, capace di suggerire o anche solo di aiutare Sherlock a prendere le scelte giuste in determinati frangenti.

Anche la possibilità di poter scegliere quale utilizzare fra la visuale in prima o in terza persona nell'esplorazione degli ambienti manca di personalità, risultando utile la prima (e quasi una scelta obbligata), mentre solamente elemento di contorno, scomoda e praticamente inutilizzabile la seconda, troppo limitante sia dal punto di vista dell'investigazione che da quello della semplice navigazione dei vari luoghi.

Anche le animazioni lasciano spesso a desiderare. Qualcuno ha detto Moonwalk?

Il parlato e la colonna sonora sono invece risultati graditi, grazie all'utilizzo di musiche adatte al contesto e in grado in generale di rendere l'atmosfera del gioco molto più simile a quella dei libri, rispetto ad esempio agli ultimi due film di Guy Ritchie.

Nel complesso, l'essere declinato su tre diverse piattaforme permette sì al nostro Sherlock di raggiungere un pubblico più vasto rispetto al passato, ma in qualche modo impedisce a questo giro di raggiungere quella profondità che gli appassionati di avventure grafiche da sempre richiedono e i cui semi sono stati qui gettati, innaffiati dal carisma di un protagonista senza tempo.

Il risultato finale è così un titolo piacevole, capace di introdurre al genere anche chi solitamente si trova a più agio con mirini e bombe a mano, lasciando spazio a tutta una serie di possibilità, ludiche e narrative, che meriterebbero sorte migliore o perlomeno un quadro produttivo più accurato.

Che sia questo il futuro per un popolo da troppo tempo in cerca di una nuova terra promessa è una previsione tutt'altro che elementare, per la quale sarei pronto a impegnare anche la mia pipa!

7 / 10

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Roberto Bertoni

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Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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